214537998-478265f4-9dd8-43e5-afa9-ca1baeaf921bLa vittoria  di Putin nelle elezioni presidenziali russe ha polverizzato tutti gli altri avversari ad eccezione dell’ambiguo candidato comunista che tuttavia con il suo quasi inesistente 11 per cento ha preso più di tutti gli altri perdenti messi insieme (nota 1): una dimostrazione di come le aggressioni e le ostilità ingiustificate, create ad arte nei laboratori della politica e dei servizi segreti occidentali, finiscano per rafforzare gli avversari. Ma in questo caso c’è molto di più molto visto che in sei anni, ossia dal dal 2012, Putin ha guadagnato quasi 15 punti  di consenso trasformando la vecchia vittoria in plebiscito e annullando la panoplia di avversari per lo più di sponda occidentale. C’è molto di più perché dal 2012 la Russia ha dovuto affrontare prima l’assalto all’Ucraina, poi le sanzioni dovute al fatto di non essersi piegata all’allargamento della euronato riconquistando la Crimea e tenendo in piedi il Donbass, poi è addirittura passata al contracco in Siria, mostrando un’ efficienza e una potenza militare insospettate: caccia di quinta generazione già pienamente operativi di fronte al fallimento dell’ F35, superiorità nel campo missilistico, sia per precisione che per  velocità, capacità sofisticate nel campo della guerra elettronica e del controllo delle armi avversarie, entrata in campo delle testate semi orbitali. Questo per fermarci ai dati accertati obtorto collo dagli esperti militari occidentali e senza prendere nemmeno in considerazione armi attualmente allo studio come il propulsore a energia nucleare che sembrerebbe già in sviluppo e le armi laser in progetto (nota 2).

Tutto questo rende impossibile la dottrina del first strike e soprattutto rendono un colabrodo gli scudi anti missili che il Pentagono va allestendo da quarant’anni  e che con la loro falsa sicurezza sono stati un elemento non secondario della resa totale degli europei  alla geopolitica americana. Tuttavia la questione va molto più in là dell’aspetto militare e chiama in causa il sistema neoliberista che da cinquant’anni infetta l’occidente con le sue false seduzioni: gli Usa che dispongono di un bilancio militare 8 volte superiore a quello russo si ritrovano in svantaggio, dal punto di vista qualitativo rispetto a un Paese che per almeno una dozzina d’anni, dopo la caduta dell’Urss, ha solo fatto arruginire le proprie le armi. Il divario è tale che Trump ha lanciato una campagna di acquisizione all’estero di cervelli che gli Usa non sono più in grado di produrre, proprio per cercare di recuperare il terreno perso mentre ci si beava di una superiorità che sarebbe dovuta durare eternamente. Qui è  implicato il sistema di modelli e valori di una società che si riflette anche sulla scuola, divenuta di classe e volta più a perpetuare un elite che a erudirla: perché sudare sulle carte quando si possono fare molti più soldi con l’avvocatura o il brocheraggio, perché lavorare in un laboratorio quando si può guadagnare 20 volte di più nel campo della finanza elaborando algoritmi speculativi e perché faticare su progetti complessi quando con una app del cavolo si possono fare più soldi? Risultato finale molti meno cervelli disponibili già alla base e per di più decimati dai lustrini del mercato e un complesso militar industriale che campa di progettualità dei vecchi tempi. Più o meno le stesse cose si possono dire della Cina, anch’essa in pieno riarmo proprio per i timori di first strike, ma che nel frattempo è diventata la fabbrica del mondo e ha preso il sopravvento nel campo dei supercalcolatori e dell’intelligenza artificiale oltre che in numerosi altri campi facendo immaginare che si sia solo all’inizio: nei due anni scorsi 450 mila ricercatori e studenti cinesi hanno lasciato gli Usa per tornare in patria.

Quindi viene più di un sospetto riguardo a un sistema di governance che non soltanto ci riporta molto indietro nel tempo quanto a ingiustizia e disuguaglianza , ma che si rivela anche inefficiente e  profondamente corrotto per sua stessa natura.  Questo carattere è rimasto in qualche modo eclissato dietro la crescita tumutuosa dell’informatica e della comunicazione dietro l’apparente cavalcata a tecnologie sempre nuove e di infiniti gadgets che tuttavia spesso erano e sono novità commerciali e non propriamente tecnologiche, secondo un filone tutto americano della ricerca, della concezione del progresso e anche della proprietò intellettuale. Però le vicende di questi anni hanno mostrato, proprio nel campo dove meno ce lo si aspettava, che l’oro luccicante può essere piombo. Piombo sulle speranze, ma anche sulle capacità effettive di visione e produzione, sostituita da chiacchiere, omisioni, bugie e idiozie infantili, tra cui figura il considerare putiniano tout court chi semplicemente mette le carte in tavola.

Nota 1 Le percentuali  elettorali in Russia includono le schede bianche e nulle per cui i voti dell’insieme dei candidati non raggiunge mai il 100%. Così i voti per Putin sono a un primo grossolano conteggio circa l’ 82% dei voti validi.

Nota 2 Una leggenda inconsistente, ma dura a morire identifica nello scudo stellare di Reagan l’inizio della crisi in Unione Sovietica sottoposta a uno sforzo militare troppo grande. Ma sono favole: al tempo di Reagan questa arma narrativa avrebbe dovuto usare laser di grande potenza, campo nel quale tuttavia i sovietici erano in netto vantaggio sugli Usa e avrebbero potuto allestire uno scudo con più facilità e assai meno spese ri ricerca degli americani.