Le elezioni del 4 marzo hanno sugellato, dopo il referendum costituzionale, la fine senza appello della seconda repubblica costruita sui i pilastri una sinistra confusa, ormai destinata alla cattività euro americana divenuta alla fine Pd e una destra affaristica con spiccati caratteri più sudamericani più che europei, spacciata e purtroppo scambiata a lungo per rinnovamento. Eppure la truppaglia sconfitta vuole pervicacemente e con l’appoggio di alleati esterni e impropri che tifano per loro continuare a detenere tutto il potere raccogliendo i frutti di una legge elettorale banditesca costruita ad hoc. Ed è per questo che il guappo di Rignano chiede tempo prima delle dimissioni, per vedere se può portarsi dietro abbastanza parlamentari da fare maggioranza con zio Paperone e capitan Fracassa Salvini o in caso contrario contrattare un’altra soluzione di sopravvivenza. Tuttavia la domanda è un altra: si può concretamente pensare di escludere dal governo la forza politica di gran lunga più forte e che da sola esprime il voto di un terzo degli italiani? L’aritmetica elettorale, specie se essa è truccata alla radice, lo potrebbe anche consentire, anche se un minimo di rispetto per il voto dovrebbe far propendere per un governo Cinque stelle con l’appoggio esterno oppure organico del Pd e di fritture varie.
Tutte formulazioni che Mattarella sarà costretto a tenere in considerazione, ma su tutto questo pende una spada di Damocle e sono le condizioni del Paese: com’è noto o dovrebbe essere noto a Bruxelles cresce la tentazione di commissariare l’Italia con la troika che dovrebbe gestire in via diretta la fiscalità e il risparmio privato, una decisione che sarà certamente facilitata dalla recentissima ascesa a segretario generale della Commissione europea di Martin Selmayr, uomo di fiducia della Merkel e nemico dichiarato dell’Italia. Contemporaneamente vengono alla luce le falle delle misure miracoliste del renzismo e della vacuità sostanziale dei discorsi di ripresa: a gennaio l’indice della disoccupazione è tornato a crescere segno che senza drogaggi e artifici formali di lavoro davvero non ce n’è e quel poco è precario, episodico incerto, ricattabile. Questo per non parlare delle manovre correttive da fare entro la primavera o del Fiscal compact che ci attende.
Ci si chiede perciò chi vorrà davvero gestire una situazione del genere, chi vorrà essere il carceriere e il mastro Titta del Paese, chi vorrà saccheggiare di nuovo le pensioni, aumentare ancora l’Iva e le accise mentre alle aziende si fanno enormi sconti del tutto inutili per aumentare la competitività e la produzione, ma benvenuti per i profitti : viene quasi da pensare che l’astrusa legge elettorale sia stata studiata proprio per non avere vincitori e fare da sfondo e pretesto a un qualche governo di emergenza o esecutivo del presidente o al limite un Gentiloni bis a maggioranza variabile che alla fine implicasse tutti nel delitto che nessuno vuole evitare o ha il coraggio e la visione per farlo. Solo che non ci si aspettava un boom così netto dei Cinque stelle, nemmeno loro probabilmente, accompagnato da una caduta così rovinosa del Pd e dalla defaillance di Berlusconi. Perciò la situazione è ancora più ingarbugliata di quanto non si pensi e il governo reale del Paese, come insisto nel dire, è ormai altrove. La seconda repubblica era nata come farsa della prima, la terza prende il via per pagare i debiti di etica, idee, vita contratti dalla seconda.