4128856galleryMai come in questa occasione il voto appare un’inutile rito, essendo caduti anche i finti muri che dividevano movimenti e partiti che oggi sono tutti per l’Europa, per l’euro, per la disuguaglianza programmata, lo smaltimento dei diritti in discarica e la distruzione del welfare: una trucida e sordida ammucchiata di notabili cleptomani che vale solo la pena di deridere con il voto all’unica formazione che non fa parte della premiata forneria di schifezze europeidi. E’ l’unica ragione che mi spinge a la scheda nell’urna per Potere al Popolo, il solo sberleffo che un italiano si possa ormai permettere.

Confesso che la prima volta ero fortemente incerto se andare o meno al seggio vista la natura oserei dire criminale della legge elettorale, la vacuità di una non scelta e la capacità del voto di legittimare in qualche modo le due cose, ma all’ultimo il ministro Calenda con la sfacciata presa in giro dell’Embraco, sostenuta dall’informazione di regime, mi ha convinto a muovermi. Come sappiamo questo ramo della americana Whirlpool, si è permessa di annunciare la decisione definitiva di chiudere lo stabilimento di Chieri e licenziare 500 persone senza mantenere in piedi la commedia delle trattative fino a dopo l’appuntamento con le urne. Un comportamento che ha suscitato l’ira funesta del ministro Calenda che pur essendo un noto  pasionario del neoliberismo cinico e praticone alla Montezemolo, si è scagliato contro la decisione dell’azienda chiamando “gentaglia” i suoi dirigenti e ripescando dalle memorie infantili quella responsabilità dell’impresa che chissà come aveva completamente dimenticato. Anche quando la stessa Whirlpool negli anni passati aveva licenziato 2500 persone in due round o quando si è fatto paladino dei veleni dell’Ilva o quando difende con vigore la Tap in Salento, quando esprimeva posizioni di assenso oltranzista in favore del Ttip o sponsorizza il Ceta che darà un bel colpo alla nostra agricoltura e nuovi profitti alle aziende alimentari o è a fianco di trivella selvaggia e della svendita delle nostra industria residuale alle multinazionali Usa che poi sappiamo come si comportano.

Così egli ha mosso mari e monti perché l’ennesima chiusura per delocalizzazione non avvenisse prima della tornata elettorale rischiando di dare ulteriori picconate al Pd, ma soprattutto a se stesso visto che questo rappresentante del talentuoso peggio italiano ha in animo di accreditarsi come enfant prodige del dopo Renzi. E infatti tanto ha detto e promesso sottobanco che ora abbiamo un mirabile accordo, sbandierato come fosse una grande vittoria che prevede soltanto un rinvio della chiusura la quale slitta in via definitiva e inesorabile al 31 dicembre, anche se  probabilmente si troverà modo di non far arrivare i dipendenti ai primi caldi. Gli operai sono rimasti, se mi si consente una battuta, in embraco di tela, in una trappola confezionata dal ministro che cercava solo un rinvio al dopo elezioni dimostrando che la responsabilità delle imprese risiede solamente nell’agevolare i personaggi subalterni della politica e del potere. Per carità non mi faccio prendere per il naso da una Calenda qualsiasi, da un “ordinario” come avrebbe detto la Franca Valeri degli anni d’oro.

Ecco, l’unica ragione di andare alle urne è di votare contro questo schifo, contro questi opachi personaggi del nulla che affollano la politica italiana come un branco di cicale che friniscono sempre la stessa ossessiva canzone messa in musica dal neoliberismo che tramite l’infernale meccanismo europeo, appositamente costruito, sta distruggendo il Paese, anzi i Paesi del continente e assieme ad essi anche l’aspirazione a una società più giusta oltre che più serena e più ricca in tutti i sensi.

Certo servirà a poco nel presente, ma comunque alla cosa più importante: dimostrare che c’è ancora vita nel disgraziato Stivale.