pupazzo-di-neve-arrabbiato-1393850Tra pochi giorni i cittadini andranno alle urne convinti di votare per elezioni politiche, ma tutto rende quanto mai chiaro che si tratta soltanto di un turno amministrativo con il quale si deciderà chi deve formare una giunta  per gestire l’insieme delle non sovranità del Paese. Per troppi anni troppi italiani non hanno compreso la mutazione che si stava verificando e hanno fatto del loro cinismo la maggiore ingenuità possibile, dell’appartenenza un gesto di cieco autolesionismo, della pancia uno strumento ideale per renderla vuota, hanno scambiato la modernità per imitazione penosa se non ridicola e hanno fatto del dibattito culturale e politico un teatro dei pupi, abitato da feticci e non da idee. Così si sono procurati l’arma per il suicidio: ovvero un ceto politico non soltanto cieco come loro, ma del tutto inadeguato e impotente a restituire un po’ di dignità allo Stivale

Adesso è arrivato il redde rationem: la deindustrializzazione del Paese, la sua totale irrilevanza sulla scena mondiale, la corruzione senza più freni, il disastro della scuola e della giustizia che ormai è cosa per privati abbienti, quello della sanità e del welfare, il saccheggio da parte delle multinazionali e della Ue la cui ingloriosa disgregazione invece di essere un’occasione di ricontrattare i diktat finirà per gravare ancora di più di prima sul Paese. Qualunque sia il risultato delle elezioni, qualunque alleanza possa venir fuori non ci si può certo aspettare che l’unione variabile  di una mummia, di un cialtrone e di un ufficiale di scrittura della Magna Grecia, contornati da pupazzi di neve, possano cambiare le cose: ci sarà un sindaco e ci saranno degli assessori, ma il governo sarà altrove perché è ormai impossibile fare ciò che si dovrebbe per risalire la china e in fatti magicamente qualsiasi programma che non comprenda la schiena a 90 gradi è completamente scomparsa dall’orizzonte, sempre che si possano chiamare programmi quelle orride accozzaglie di slogan che ci vengono inflitti. Anzi si cerca di mettere in scena la commedia degli opposti estremismi, anche ricorrendo a trucchi palermitani.

Non è un particolare pessimismo: sono i fatti stessi che parlano e vanno dalla grande geopolitica, alla cattività finanziaria, all’inesistenza di un’informazione decente, alla perdita di identità dovuta non all’immigrazione, ma anzi ai padroni della ferriera, alla fatiscenza delle strutture fino ai fatti minuti e quotidiani, per esempio il fatto che mezzo Paese compresa la sua cosiddetta capitale morale siano andati letteralmente al tappeto per una debolissima nevicata. Andiamo in Niger a proteggere gli interessi miliardari francesi sull’uranio forse per ringraziare Parigi per averci buttato fuori dalla Libia, una piattaforma della Saipem che tra l’altro costa 600 mila euro al giorno viene allontanata dai mari attorno a Cipro, da navi militari turche e quella gelatina sfatta di Gentiloni non solo non dice nulla, ma nemmeno porta la questione in Europa e men che meno alla Nato: tanto contiamo come di due coppe quando briscola è a bastoni. Ed è per questo che saremo presi a sberle da Bruxelles sui conti non appena saremo usciti dai seggi e questa volta i colpi già ampiamente annunciati, cadrànno direttamente sul risparmio privato. L’elenco sarebbe immenso quindi mi fermo agli ultimi due mesi.

Il sindaco e gli assessori che eleggeremo, a meno che non si dia il voto a qualche lista antagonista tanto per la soddisfazione di dire “io non ci sto”, diranno che non hanno le competenze per fare politica ( quella vera), che bisogna rivolgersi allo Stato che sono poi i poteri bancari, finanziari e i Paesi che sono usciti vincitori dal gioco europeo al massacro. L’Italia non ha più alcun titolo ad essere uno stato  che il neoliberismo apprezza solo se fa gli interessi dei ricchi e che nel nostro caso non potrebbe che opporsi e rallentare il massacro. Qualcuno coprirà qualche buca fino a che ci sarà qualche soldo e poi si tratterà solo di chiacchiere e distintivi.