gentiloni-junckerBruxelles è il regno delle lingue biforcute, quelle che lanciano segnali in codice agli adepti del culto europeista, evitando che gli infedeli le capiscano fino in fondo. E così il prode Juncker che la lingua ce l’ha pure impastata troppo spesso ha lanciatp uno strano grido di allarme:  “l’Unione si deve preparare allo scenario peggiore, cioè un Governo non operativo in Italia”.

Che cosa vuol dire? Un governo è di per se stesso sempre operativo e anche facendo la tara dell’ottusità indotta dalla neo lingua angloliberista non c’è modo di dare senso a questa espressione se non si ricorre all’ipotesi che si tratta di una frase in codice, dove operativo si deve sostituire con “completamente prono ai voleri dell’oligarchia europea e pronto a fare ciò che essa dice” . Così tutto torna, il messaggio diventa intellegibile e illumina di repellenza l’indebita ingerenza del corrotto ubriacone lussemburghese che minaccia gli elettori italiani di non  provarsi nemmeno a non dare il loro suffragio al duo comico Berlusconi – Renzi con fritto misto di accompagno. Ma egli sa che questi consigli per gli acquisti non varrebbero nulla se non fossero accompagnati da una concreta minaccia, ovvero quella che egli suggerisce come se fosse l’aruspice dei voleri divini; perché se il prossimo governo non dovesse essere quello che Bruxelles vuole  “è possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo, noi ci prepariamo a questo scenario”. E per meglio sottolineare la cosa ha dato ai suoi complici l’ordine di creare una qualche maretta in borsa dopo le sue parole.

Siamo al solito ricatto esercitato tante volte con successo, ma che quando non ha funzionato, come per esempio per la Brexit, si è rivelato inconsistente. E sono assolutamente che se i greci avessero avuto un leader vero e non il levantino Tsipras avrebbero avuto successo nell’opporsi alla troika dopo il referendum fatto e svenduto: a minacciare sono tutti buoni finché ci si guadagna, ma quando si rischia di trovarsi in mano carta straccia le cose cambiano perché, a parte i timori di ridislocazione geopolitica sempre più probabili, il tallone di Achille del neoliberismo è l’incapacità ontologica di rinunciare alla massimizzazione dei profitti. I cravattari terrorizzano, ma non uccidono, sono semmai le vittime che si suicidano. Ecco perché l’atmiosfera di paura è così vitale a mantenere lo status qui ante.

Ma dal momento che subito dopo le parole di Juncker, Gentiloni gli ha reso gentile omaggio sostenendo che “gli italiani vogliono la continuità” e non vogliono “rinunciare ai risultati raggiunti”, cioè il loro impoverimento e tenendo conto che i due si incontrano proprio oggi a Bruxelles, non si fa fatica a vedere dietro tutto questo un gioco delle parti con l’Europa che di fatto ci consiglia di votare Pd. A questo punto anche se la deforme creatura fabbricata da Veltroni proprio su input europeo fosse il miglior partito del mondo, non ospitasse ladri e cialtroni di ogni possibile specie. fosse limpido, onesto e avesse persino una qualche prospettiva, questo sarebbe un buon motivo per non votarlo ad ogni costo. Del resto con la crisi politica che si è instaurata in Germania e che, guarda caso, ha prodotto i primi effetti virtuosi con un piccolo scongelamento dei contratti e esperimenti di nuovo welfare nei trasporti (autobus gratis in cinque città) a favore dei minijobbisti,  l’Italia diventa ancor più decisiva nel mantenere intatto  il nuovo ordine europeo. Dunque Juncker non fa mancare il suo alito e il suo afflato verso chi può scongiurare l’inizio del disastro provocato da una elite che si è dimostrata fallimentare.  Votarli ora sarebbe peggio di una stupidaggine, un delitto.