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Potere al popolo di Macerata

download (1)La mobilitazione antifascista di Macerata sorprendente per tasso di disubbidienza ai vari vertici e verticini sub governativi a partire dalla Cgil per finire all’ Arci e all’
Anpi, ma  anche del tutto inattesa per numeri, mostra molto bene il distacco abissale tra una base di sinistra ancora esistente e dirigenze sempre più ambigue e improponibili ancorché nella narrazione paranoide, disonesta e francamente anche cretina dell’informazione nostrana persino gente come D’Alema e Grasso viene definita appartenente alla sinistra radicale. Ora i trentamila di Macerata che hanno protestato civilmente contro un milieu talmente antifascista nella fantasia da essere disposto a zittire la protesta contro l’esaltazione di una tentata strage razzista, sono una consolazione e una speranza, ma devono anche essere una guida per i partiti residuali della sinistra, primo fra tutto Potere al Popolo che è stato tra i protagonisti della manifestazione.

Chi voglia davvero diventare un panorama di riferimento per questo popolo senza rappresentanza deve evitare come la peste di lasciarsi trascinare in meccanismi elettorali, in ambiguità indirette cercando di accontentare un po’ tutto il supposto arco di riferimento, di intercettare voti occasionali, incerti o di ultima spiaggia: ha poco senso tentare di mettere in cascina il magro raccolto della sinistra cercando di smussare le lame, perché in realtà siamo al momento della  semina, la sinistra nelle sue idee e nelle sue strategie è tutta da ricostruire non da raccogliere. E per ottenere buone messi occorre un buon seme, privo di ogm ordo liberisti che poi finiscono per metastatizzare e guastare tutto il resto. Lo dico perché purtroppo sull’ euro e sull’Europa le posizioni di Potere al Popolo sono ancora altalenanti e confuse come se si temesse che una parola chiara e senza equivoci possa causare dispute, allontamenti, rifiuti, scazzi, divisioni, quasi di bestemmiare i vecchi e cari feticci. A un decennio dall’esplosione della crisi chi non ha ancora compreso che i trattati capestro e i mini imperialismi continentali derivano dalla logica moneta unica ed erano già innestati sin dall’origine dentro Maastricht, chi ancora confonde cosmopolitismo neo liberista ed internazionalismo, chi dopo Tsipras continua imperterrito a fare l’ altroeuropeista e non si accorge che il comando è passato dalla democrazia all’oligarchia degli affari, non può essere recuperato a tutti i costi dal suo sogno dogmatico senza pericolo per la squadra di salvataggio. La quale deve comunque proporsi tempi diversi da quelli dell’immediato elettorale.

E come se non bastasse alla carenza di muri maestri intermedi c’è un affollamento delle  più diverse proposte, ognuna delle quali magari condivisibile, ma che nell’insieme tendono a conferire al tutto un aspetto cespuglioso  piuttosto che quello di un albero, solitario fin che si vuole, ma che si vede a grande distanza. Non discuto che il tentativo di raccogliere assieme le varie battaglie di questi anni sia cosa buona e giusta, ma insomma bisogna stare attenti a non fermarsi al semplice assemblaggio, anche perché i nemici più teminili di Potere al Popolo non sono le destre che cuociono nel brodo neoliberista per il lesso del ringraziamento, ma proprio quelle aree di sedicente sinistra di potere che da trent’anni porta in scena la commedia degli equivoci. Francamente sentire Luciana Castellina pontificare dal Manifesto sulla elementarità di Potere al Popolo e sulla necessità di “ampi fronti” ( con chi poi viene opportunamente taciuto) fa cascare le braccia, non foss’ altro perché è doloroso pensare che a quasi 90 anni non si sia stanchi di ripetere all’infinito questo rosario vacuo e anacronistico di frasi rituali, non a caso subito ripreso da una delle riviste del conformismo neo liberista di marca americana, ossia l’Internazionale.

La controffensiva di civiltà va preservata prima di tutto dalle infiltrazioni furbesche del nemico collaterale o semplicemente vecchie come quelle di chi apre il messale e recita i sacri versetti di cui evidentemente ha capito ben poco. E insomma più si vuole essere plurali, più va mantenuta la radicalità del messaggio.

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