m-1265La parola alienazione ha avuto un decennio di fortuna popolare tra gli anni 70 e 80 per poi scomparire come un vascello fantasma e ridursi dai fasti della filosofia alla gergalità psichiatrica: eppure questa parola che probabilmente l’80 per cento dei parlanti non ha mai udito è quella che meglio può descrivere la “sindrome di Macerata”. E con questa non intendo la volgare imitazione americana del Ku Klux Klan prodotto da un minus habens fascio leghista, perché non c’è nulla di insondabile come la stupidità, ma le reazioni che si sono avute alla sparatoria contro gli immigrati: sostanzialmente la negazione che nel Paese esistano razzismo e fascismo con una densità che si taglia col coltello. Chi dice che la colpa è delle possibili vittime ossia degli immgrati stessi che secondo quei fini pensatori di Salvini e Meloni con la loro presenza suscitano giuste reazioni. Il che mi consola perché se qualcuno calasse un nodoso randello sulle loro teste (niente paura non sono organi vitali come il basso ventre) sarebbe solo colpa loro che con la semplice presenza suscitano un insopportabile fastidio. Altri come Silvio mummia di bronzo si tricerano dentro il banalissimo squilibrio mentale, come se questo non fosse indirizzato dalla cultura prevalente e non facesse soltanto cadere le inibizioni. altri amcora strapalano di un terrorismo al contrario che tanto l’ignoranza giustifica ogni cretinata e per sgomitare basta allenare la lingua.

Ma in ogni tesi da destra e persino fino alle pendici della sinistra si evita di parlare del fascio razzismo che è stato integrato, aiutato, persino coccolato da molti settori del potere cosiddetto democratrico e che dentro il vuoto culturale prodotto dal neoliberismo questo stato di ignavia si è espanso come una densa schiuma. Naturalmente ad insaputa dei portatori che essendo appunto degli alienati, cioè privati delle proprie radici e di una cornice nella quale inserire il loro esistere, non si accorgono di essere ciò che sono e si abbandonano dunque a qualsiasi atavismo. Proclamano di non essere né fascisti nè razzisti ma.., o dicono dalle loro cadreghe mediatiche che il Paese non è affetto da questa malattia.

Invece lo è eccome anche perché questo vuoto che trasforma un problema esistente in angoscia senza ragioni, è l’ultimo espediente del cosmopolitismo oligarchico per deviare l’opposizione crescente delle vittime da un desiderio di sensato ritorno alla sovranità democratica, a quello della xenofobia pura e semplice che tuttavia nasconde dietro la facciata rabbiosa un’adesione ottusa e bottegaia, illusionisticamente legata agli interessi spiccioli e che invece serve ai paradigmi del declino e dell’impoverimento. Questi fascio razzismi ragionano esattamente con gli stessi criteri neoliberisti del profitto e dello sfruttamento, ma a un livello molecolare così infimo da rendere impossibile una vista d’insieme. In questo clima reale ancorché inconsapevole e negato di alienazione da sè non è certo strano che si trovi un american boy, gonfio di telefilm come anabolizzanti, che alla fine non ha altra strada che odiare i negri, un vero esempio di mostruosità etnologica. Alla fine quando l’opposizione al neoliberismo delle oligarchie sarà composto dal neoliberismo tumultuante e incosapevole della piccola borghesia lo status quo nella sua accezione fondamentale e nelle sue conseguenze sarà salvo, ancorché  riesca ad affermarsi. Basta vedere come Berlusconi  nell’arco di otto anni sia tornato ad essere il cocchino delle oligarchie che temono altre forze e che garantisce dalla sua casa di riposo televisivo la saldatura tra il fascismo più tradizionale e quello più contemporaneo della Lega, quindi dotato anche della sua parte croccante e piccante rappresentato dai Luca Traini.

Ma non preoccupatevi in Italia fascismo sono poca cosa, siamo noi che strumentalizziamo, anzi per dirla con la lingua dei cuori di tenebra e dei cervelli sfatti e disfatti, facciamo strumentalizing.