trump-onuProprio la fine dell’anno, in maniera quasi simbolica, ci porta i segnali della fine di un mondo che un ceto di rianimatori sparsi tra la politica, l’informazione e gli intellettuali di riferimento faticano ormai a tenere cosciente e a spacciare per un paziente in buona salute, vivo e vegeto, con un grande avvenire che in realtà è già dietro le spalle. La sconfitta degli Usa all’Onu su Gerusalemme, avvenuta nonostante l’estensione degli ascari europei e le minacce americane all’intero orbe terraqueo; la durissima replica della Polonia alla minaccia di sanzioni venuta dall’Europa sulla riforma della magistratura definita liberticida con controminacce di uscita dall’Ue; il fatto che in Catalogna i partiti indipendentisti abbiano ora  la maggioranza in parlamento (e la partecipazione al voto è stata straordinaria) lasciano nudi i trucchetti di Madrid che si illudeva di poter facilmente sistemare la situazione, anzi di averla risolta con queste elezioni di emergenza. Il risultato è stato che il partito di Rajoy è praticamente scomparso e dovunque, tranne che ha Barcellona, il voto indipendista è in maggioranza. Una sconfitta tale che El Pais, massimo giornale fdiancheggiatore del governo, apre l’edizione on line con i vincitori della lotteria nazionale.

Si tratta di segnali inequivocabili, anche se non necessariamente coerenti, che la struttura su cui è costruito il mondo neo liberista si sta disgregando assieme ai suoi muri portanti: la tracotante volontà Usa di rimanere l’unico padrone del pianeta, la superficialità con cui si è costruita l’Europa degli interessi e delle oligarchie, la reazione conseguente verso un nuovo sovranismo che nel caso specifico si oppone al nazionalismo franchista voluto da quella stessa Ue che bacchetta la Polonia. La reazione al coacervo di contraddizioni non può che essere contraddittoria a sua volta, ma in ogni caso accelera i processi in corso e porta ad esempio a un isolamento degli Usa proprio quando essi lottano per rimanere i decisori planetari o rende ipocriti i richiami della Ue a una democrazia che essa ha rifiutato in ogni stadio del suo processo di costruzione ponendosi come strumento delle istanze elitarie e degli interessi ad esse collegati. Così per esempio si è determinata un’assurda e frettolosa inclusione dei Paesi dell’Est, appena usciti dall’esperienza sovietica, per poter più facilmente delocalizzare e accontentandosi della pura formalità democratica,

Quanto potrà durare tutto questo? Si direbbe a prima vista fino a che questa disennatezza non avrà esaurito le risorse del pianeta e alterato a tal punto l’ambiente da mettere in forse le risorse alimentari e quelle delle materie prime. Del resto tutta la complessa macchina dell’informazione  e comunicazione interamente posseduta da poche mani, non è assolutamente in grado di far percepire i rischi ontologici del sistema dal momento che essa per ragioni proprietarie, non è più da tempo uno strumento di conoscenza e di dibattito critico, ma è invece legata alla creazione di  emozioni e credenze, teologie antropologiche in ragione degli interessi del capitalismo estremo che rappresenta, tanto che in alcuni casi, soprattutto fra le major della rete, questo si esprime addirittura attraverso un contatto nativo con i servizi segreti. Non c’è da stupirsi se il suo grado di libertà sia talmente ridotto da essere divenuta alfiere della repressione e contestazione della libertà di espressione.

E tuttavia le contraddizioni intrinseche a questo sistema globale sono tali che esse lavorano  comunque a cominciare dalla realtà dei singoli così diversa dalla narrazione, per finire nell’irrazionalità delle scelte: ad esempio la pretesa di perseguire un dominio mondale economico – militare, con quella di fare più profitti delocalizzando e avvilendo il lavoro ovvero impoverendo la base del consenso e nello stesso tempo regalando fare e conoscenza altrove. Così assistiamo a scricchiolii sempre più chiari e sempre più forti, avvertibili ormai anche con i tappi alle orecchie con cui molti amano proteggersi dalla fatica di pensare, Purtroppo sarà difficile uscire in maniera razionale da questa situazione: se c’è una cosa impossibile  per le elites di comando è quella di fare un passo indietro.