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Anna Lombroso per il Simplicissimus

Avrei due modesti suggerimento da proporre a governo e Parlamento.

Ambedue, oltre a contribuire al risanamento del bilancio pubblico, hanno anche un elevato contenuto morale. Si tratta nel primo caso della delocalizzazione delle competenze di un certo numero di insegnanti indirizzandole proficuamente verso saperi e discipline più moderne – in grado di facilitare l’ingresso rapido nel mondo del lavoro, attraverso la cancellazione della storia dal novero delle materie scolastiche. Processo questo che menti illuminate auspicano più ancora di quello che ha investito la storia dell’arte, perché si tratta di una materia che ha l’effetto di suscitare risentimento e rancore, perdendo di vista l’obiettivo di una desiderabile pace sociale, perché rinnova dolore e memoria di torti subiti, alimentando addirittura eversione e spirito di  vendetta, in contrasto con le comuni radici cristiane che devono condurre per mano le anime del popolo verso la pietà.

La seconda consiste in una cancellazione  solo apparentemente più estrema: quella dell’inutile sistema della giustizia, che potrebbe essere efficacemente e con profitto sostituito da sceriffi locali incaricati di reprimere e comminare pene arcaiche ma educative, taglione, gogna, a chi turba ordine pubblico e decoro o si dedica a microcrimine, che sappiamo già che i reati più gravi, a cominciare da quelli economici: dalla corruzione, dalle rapine in grande stile ai danni di risparmiatori e cittadini, sfuggono alle maglie di inquisitori e tribunali.

Anche in questo caso l’aspetto morale è preminente, grazie all’esonero dalla responsabilità di giudicare i nostri  simili e alla molesta eventualità di essere noi stessi sottoposti a giudizio, lascando l’estremo incarico all’inquisitore supremo che tutto sa e tutto conosce, non ha bisogno di investigazioni  ed istruttorie e non si presta ai condizionamento delle ideologie.

Eh si, è proprio opportuno toglierla di mezzo la storia, che anche in casi odierni si mostra, più che inutile, dannosa, e che per nostra fortuna viene abilmente rimossa per lasciare spazio a un compassionevole oblio, a una misericordiosa dimenticanza, cui potrebbero sottrarsi solo 24 ore di rito pagano di recupero annuale.

In occasione della clemente iniziativa di rientro con volo id Stato nella patria tradita, vilipesa e offesa di un monarca che, tanto per citare alcune perle del suo curriculum di infame,  ha rifiutato il 28 Ottobre del 1922 di controfirmare lo stato d’assedio proposto dal governo per bloccare la Marcia su Roma, spalancamdo le porte della città e del potere al fascismo, che ha consegnato l’incarico di Governo a Benito Mussolini, che nel 1925 ha firmato le Leggi che chiusero i Partiti e aprirono la censura di regime contro la stampa, che ha autorizzato  la nascita del Tribunale Speciale nel 1926 come anche della polizia segreta OVRA e del confino, che ha controfirmato le leggi razziali, che ha celebrato e benedetto cruente imprese coloniali e insieme a Mussolini ha trascinato il Paese in una delle guerre più sanguinose e infamanti della storia, per darsi poi a una fuga ignominiosa, ebbene in questa occasione si è fatto un passo ulteriore per la totale abrogazione della verità, della giustizia, della laicità, della storia e perfino della cronaca, che dovrebbero essere giustamente sacrificate in nome di sentimenti umani e caritatevoli di indulgenza da riservare ai morti, ormai senza peccato essendo stati ammessi al tribunale divino. Forse Riina compreso?

Un presidente della Repubblica nata dalla Resistenza – che ha avuto perfino un inizio periglioso grazie a frodi e imbrogli che via via si confermano come prassi incontrastabile- ha deciso così, con l’appoggio di un governo che nell’ultimo mese ha scoperto le virtù elettorali dell’antifascismo. Con loro sono andati a nozze più che a funerale giornali e giornaloni nostalgici dei servizi sulle case reali e  talkshow retrocessi a rotocalchi con le foto dei fasti delle dinastie, al posto dei contenziosi sulle mises di squinzie di regime.

Sarà bene ricordare che non è un fatto marginale questo, ben collocato nel clima natalizio,  una iniziativa ecumenica senza osceni retroscena e ancora peggiori effetti.

Non bisogna stancarsi di ripetere che si tratta di segnali che denunciano che c’è ormai una tale compromissione del concetto di giustizia, storica o oggi amministrata, che è inevitabile la parificazione di vittime e carnefici, che prevede l’omologazione delle colpe tutte a pari merito, purché commesse in alto con grandi violenze anche belliche, grandi furti, grandi disparità, grandi bugie.

E suona particolarmente spregevole e vergognosa questa benevola traslazione di un morto che getta ancora discredito su un popolo, quando il mare che lambisce le nostre coste è pieno di morti in guerre che non hanno voluto, quando i caduto che quel re ha mietuto giacciono anonimi e dimenticati, quando   boss mafiosi possono aspettarsi uguale generoso trattamento con tanto di benedizione e processione, quando perfino conquistarsi una fine dignitosa è oggetto di battaglie e disparità, quando c’è qualcuno che con tutta evidenza pensa che quel re abietto non possa più far male, meriti il Pantheon e  sia un esempio cui guardare con ammirazione.