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I serial killer dei gasdotti dalla Russia

Il gas di ortgine russa che è fuoriuscito dall’impianto austriaco esploso non era ancora stato addizionato con le sostanze di sentore agliaceo tradizionalmente aggiunte per avvertire di eventuali fughe, tuttavia sembra avere un puzzo caratteristico, lo stesso quello che avvolge la Casa Bianca e i suoi dintorni. Un incidente, una disgrazia, una casualità sono sempre in agguato, specie quando si tratta di carburanti, ma ogni corretta indagine non può prescindere dalle circostanze e dal contesto  in cui avviene il delitto oltre ovviamente dalle reazioni che il fattaccio provoca.

Ora le circostanze sono che l’esplosione è avvenuta nel periodo più freddo dell’anno e dunque anche in quello più improbabile per un evenienza del genere di solito causata proprio dal calore e dall’irraggiamento solare, ma allo stesso tempo anche quello che porta maggiori conseguenze anche di prezzo per gli approvvigionamenti dei privati e che insomma moltiplica l’impatto mediatico e la potenza drammatica dell’evento. Ma sarà certamente  un caso.

Poi passiamo al contesto che è molto più complesso e di cui fa parte la spiacevole circostanza che non solo l’Austria compra gas dalla Russia sanzionata per volere di Washington, ma addirittura contro le esplicite e pubbliche riprovazioni  della diplomazia Usa ne vuole di più e ha osato intervenire a fianco della Germania per sostenere il raddoppio del gasdotto Nord Stream che porta il metano direttamente dalla Russia e senza passare per Polonia o Paesi baltici, ovvero i più ostili a Mosca: nella seconda metà del giugno scorso la Deutsche Presse-Agentur faceva sapere che “Germania e Austria hanno espresso forti critiche sulle ultime sanzioni statunitensi contro Mosca, dicendo che potrebbero pregiudicare le imprese europee impegnate nella costruzione di gasdotti per portare in centro Europa il gas naturale russo”. Anche questo, per carità è puro caso.

Veniamo poi all’Europa che vuole a tutti i costi contribuire alla devastazione del Mar Caspio comprando gas dall’Azerbaigian che lo ricava da piattaforme immerse nel lago più grande del mondo ed evitando completamente il territorio russo con il pretesto della diversificazione delle fonti che per la verità sono invece già oggi molteplici. Tale gas alternativo arriverebbe guarda di nuovo il caso in Austria per poi essere distribuito in tutto il continente. Va detto che questa guerra dei gasdotti vista in funzione antirussa secondo le ossessioni Usa, ha avuto anche un enorme peso sulla guerra alla Siria che poco prima di venire aggredita si era rifiutata di costruire un gasdotto che dal Qatar, via Turchia, sostituisse la produzione russa. Forse molte cose appaiono così più chiare in riferimento a quella guerra e il colpevole potrebbe rivelarsi un serial killer.

Il contesto generale è abbastanza ovvio dal punto di vista dei poteri atlantici, ovvero degli Usa e della Nato: isolare la Russia significa tagliarne i legami con l’Europa, ma  questo non è possibile finché Mosca sarà la principale fornitrice di energia del continente. Contemporaneamente a questa strategia si è sviluppata negli States l’estrazione di materie prime energetiche attraverso le tecniche di  fratturazione che produce anche enormi quantità di gas (poco usato in America) che in gran parte viene disperso in atmosfera: dunque c’è anche l’esigenza, espressa ufficialmente e senza mezzi termini da Trump di tagliare le fonti russe per sostituirle con gas americano liquefatto che costerebbe tuttavia tre volte tanto. Ma anche questo è certamente un caso.

Infine analizziamo il comportamento dei potenziali colpevoli, come in qualsiasi indagine decente e vediamo che immediatamente sui giornali, sulle televisioni lobotomizzate dal pensiero unico e nelle dichiarazioni dei politici di basso servizio, si grida alla necessità di diversificare le fonti e quindi di realizzare il Tap, altro devastatore di terre e di coltivazioni della Puglia, su cui si è accesa una battaglia di civiltà, ma che è anche altro gasdotto che evita la Russia. Prendere perle per darle ai porci direbbe l’evangelista Matteo: “nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos”. Ma esiste davvero l’urgente necessità di diversificare le fonti, sempre che si ragioni senza i paraocchi? Non direi proprio dal momento che l’Italia e l’Europa possono “allattarsi”, tra l’altro dentro una stasi sostanziale dei consumi, a ben 4 gasdotti che partono dall’Africa il Transmed, che collega l’Algeria all’Italia (Mazara del Vallo) attraverso la Tunisia; il Greenstream, che collega la Libia all’Italia (Gela); il Maghreb che collega l’Algeria alla Spagna attraverso il Marocco e, infine, il Medgas, che collega direttamente l’Algeria alle coste spagnole. A questi si devono aggiungere i tubi che provengono dall’ Asia centrale arrivano in Turchia due ulteriori gasdotti: quello tra Iran e Turchia al confine curdo-iraniano e il gasdotto Baku-Tblisi-Erzurum, che sono lontani dalla Russia, ma ahimè non da altri Paesi considerati canaglia da un bue abituato a dare del cornuto all’asino. Poi esiste una rete di gasdotti nel mare del Nord (Langeled Gas Pipeline) che collega Norvegia, Inghilterra e Olanda e infine, l’Europa centrale è attraversata dai gasdotti Tenp e Transitgas che dall’Olanda, attraverso la Germania, portano gas di produzione olandese e del Mare del Nord in Svizzera e Italia (Passo Gries). A coronamento di tutto questo c’è anche il progetto Galsi che porterebbe nuovo gas dall’Algeria attaverso la Sardegna, un progetto tutto italiano che se non altro porterebbe un po’ di investimenti, di lavoro e di profitti lasciandoli tutti in Italia invece di disperderli in dedali di società che li fanno sparire chissà dove.

Insomma basta prendere più gas dalle fonti già esistenti per sopperire a eventuali  incidenti, sempre che si voglia guardare alla Russia come un nemico su ordine esterno. Ma anche in questo caso sarebbe comunque una strategia perdente perché non farebbe altro che aggregare ancora di più l’asse Russia – Cina – Asia (India compresa che compra gas dall’Iran) contribuendo così a creare un enorme contropotere che alla fine spazzerà via i tracotanti padroni di oggi. Ma tornando a noi cosa ne direbbero Sherlock Holmes o Poirot di questo delitto? Sarà stata una sigaretta buttata distrattamente, una scintilla metaforica, un piccione viaggiatore suicida o una testa di caso retribuita da qualche servizio?

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