dtrump-picLa legge del contrappasso in qualche caso funziona e così oggi vediamo che il seminatore di caos è nel caos: la mossa di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele è quella sbagliata nel momento sbagliato perché ribadisce come nemico il mondo arabo mussulmano e se lo aliena ulteriormente proprio nel momento in cui gli Usa devono far fronte alla sfida geopolitica del centro asiatico. Ma l’impensabile sconfitta in Siria, l’inatteso stallo in Ucraina, il non previsto avvicinamento tra Cina e Russia anche in funzione antidollaro come conseguenza immediata delle malversazioni arancioniste a Kiev,  la sostanziale impossibilità di intimorire davvero la Corea del Nord, l’allontamento di alleati come la Turchia, il fallimento degli accordi con l’Iran sono stati colpi duri da incassare e sono stati resi ancora più gravidi di conseguenze negative dalla nullità dell’uomo Trump, dal suo isolamento rispetto all’apparatnick liberista che conta, dalla sua necessità di aggrapparsi a qualunque appiglio compresa la potente lobby filoisraeliana in America che per inciso ha poco a che fare col popolo israeliano stesso (il 61 % accetta Gerusalemme come città divisa) la quale dopo aver usato lo butterà a mare alla prima occasione. Così gli Usa sono cascati nella stessa trappola che avevano e apprestato con conseguenze enormi nell’equilibrio mondiale nel medio periodo, per giunta gettando la maschera e proclamandosi come unici deputati a stabilire persino le capitali.

Non parlo di attentati e proteste o anche di scontri a fuoco, ma del fatto di essersi definitivamente conquistati l’inimicizia di appena un miliardo di persone che alle origini di questa strategia dovevano invece costituire un cuscinetto tra contro i nuovi e per la verità più ragionevoli pretetendenti alla spartizione globale. Certo la mossa creerà al momento qualche problema a Putin o persino all’Iran, ma se qualcuno pensa che di poter contare nel tempo sul favore delle petromonarchie del golfo, cui peraltro gli Usa fanno concorrenza con lo shail,  e che grazie a loro l’odio del mondo mussulmano possa essere disgregato, sedato o depistato si sbaglia di grosso.

Naturalmente tali conseguenze ci saranno anche per l’Europa, ormai scomparsa dai radar di qualsiasi politica estera e completamente assorbita dalla Nato, che si troverà a far fronte con questa ennesima mossa cieca. Forse il miglior commento è stato quello del ministro degli esteri tedesco Peter Gabriel che una settimana fa, quando la decisione di Trump di fare questo passo era già nota anche se non ufficiale, ha approfittato di un convegno di politica estera a Berlino per fare  il punto complessivo della situazione occidentale  gli Usa ” non vedono più il mondo come una comunità globale, ma come un’arena in cui ognuno deve cercare il proprio vantaggio e per di più nessuno si è rivolto all’Unione europea” perché essa non rappresenta più specifici valori. Il ministro ha concluso affermando che se questo è il quadro generale, “occorre tracciare linee rosse basate sui nostri interessi”.

Certo in quanto dimissionario e in carica per gli affari correnti Gabriel può permettersi maggiore libertà di parola, ma non è un mistero che  in Germania si guardi con estrema preoccupazione alle manovre americane per isolare l’Europa e soprattutto il suo centro dalla rinascita della multipolarità, dall ‘influenza e dal protagonismo di nuove potenze e vecchi imperi come la Russia, la Cina, l’Iran, la stessa Turchia. La Germania come del resto anche altri Paesi del continente, esclusi quelli privi ormai di una loro politica e di una loro auronomia interna, non vuole assolutamente essere esclusa da questo nuovo mondo, da questa nuova rete di rapporti, ma è costretta ad adeguarsi ai diktat di Washington che con le sue sanzioni e le sue guerre, le sue strategie sta frantumando il suo stesso mondo: sia le sue radici intellettuali, ovvero l’Europa, sia parte della sua  stessa popolazione costretta a vedere persino la nascita di una nuova forma di nomadismo su camper. Del resto quando le elites Usa e quelle di rincalzo europee hanno fatto proprio un modello di economia astratto, ingiusto e per giunta anche scadente come quello neo liberista, hanno decretato il loro inevitabile declino.