LO-Sent-Is This Tomorrow_thumb[1]Di una cosa dobbiamo prendere atto senza equivoci o tentennamenti: la realtà neo liberista è ormai così sideralmente lontana dall’ auto narrazione affidata ai media e alla loro persuasione, che la censura e la repressione delle tesi non ufficiali divengono una necessità per tutti i regimi a vocazione elitaria ancorché definiti democratici. Un censura e una repressione che ovviamente si dirigono verso gli unici spazi comunicativi ancora non totalmente conquistati, quelli della rete. sebbene siano  ormai sulla buona strada per essere silenziati dal denaro e dal gigantismo delle major.

Ovviamente  il modo di agire nell’ambito di democrazie sia pure sempre più finte, è trasversale, si traveste in abiti civili e  si compone di campagne contro il cosiddetto complottismo, contro il sedicente e non ben definito odio, di leggi atte a intimorire i singoli o le piccole realtà informative con la scusa della difesa dell’onorabilità, della dignità, dell’oblio e via dicendo. Ma tutto questo non è molto efficace quando le fonti di informazioni, come la russa RT,  sono ampiamente diffuse, non facilmente raggiungibili dai rigori della legge o dai sotterfugi dei servizi e causano non pochi guasti alla narrazione imperiale. Così abbiamo sentito levarsi a Bruxelles le voci della peggiore Europa decise a progettare autarchie comunicative, esclusioni dei media russi e adesso persino Twitter  che ogni giorno fa correre miliardi di stratosferiche cazzate ha annunciato di non voler più prendere inserzioni a pagamento dalle testate del gruppo Rt per, udite udite, “proteggere l’integrità dell’esperienza degli utenti”. Va bene essere un po’ ottusi, ( e vi garantisco per esperienza personale che è difficile trovare di peggio di questi autistici dell’informatica) ma dire papale papale che si vogliono proteggere i sudditi da voci dissonanti rispetto a quelle dell’impero Usa e dei suoi vassalli è davvero un po’ troppo. Da quando twitter è divenuto il garante della verità pubblica?

O forse lo è diventato il congresso Usa che non accetta più gli accrediti dei giornalisti di Sputnik (la testata più nota del gruppo RT) come se non fossero giornalisti, ma rappresentanti di un governo estero ( e qui si nasconde oltretutto una grande coda di paglia), lo è forse  Macron che ha fatto subito dopo la stessa cosa, da attento homme à tout faire dell’universo bancario e finanziario? No di certo, ma questo atteggiamento inqualificabile è coperto dalla solita balla, alla quale non crede più nessuno, secondo cui  RT “ha contribuito a influenzare la campagna elettorale come piattaforma per i messaggi del Cremlino al pubblico russo e internazionale” . Ed è proprio qui che cascano gli asini, proprio su questa ambigua pezza a colore messa sulla voglia di censura. Che altro scopo avrebbe l’informazione e la sua varietò se non quella di influenzare? Proprio per questo la libertà di espressione ha un senso. Ma con tutta evidenza non è l’idea di informazione che hanno i regimi neoliberisti che ormai temono l’indecoroso spiaggiamento di miti, narrazioni, pompose banalità, bugie, antropologie narcisistiche da export di fronte alla dura realtà concreta.

Ormai il mondo cosiddetto libero vive di questo e sa bene di essere impotente senza la proiezione dei suoi cartoni animati. Lo dimostra molto bene l’Ocse a cui è andato benissimo che gli Usa considerassero agenti stranieri i giornalisti dei media russi, ma adesso che Mosca ha replicato con la medesima misura, corre ai ripari dicendo che non si dovrebbe fare così, che è una pratica pericolosa: ci ha messo due mesi per fare questa pensata così straordinariamente acuta. Ma era necessario far balenare la possibilità di fare un passo indietro per il timore che questa oscena pratica, sguaiatamente inaugurata dagli Usa, si diffonda, specie in quelle aree dove la pressione comunicativa è vitale per gli interessi dell’impero: cosa ne sarebbe dell’occidente senza poter liberamente propalare le sue leggende dichiarate verità assolute, senza poter picchiare duro con le quelle strategie informative che vediamo dispiegarsi in Siria, in Medio Oriente, in Venezuela, nel Golfo Persico e nel Mar Giallo oltre che ovviamente nelle colonie acquisite e al proprio interno? In ogni caso è del tutto evidente che in pochi anni la famosa libertà di espressione finirà definitivamente al macero, assieme al welfare, ai diritti del lavoro, alla rappresentanza. E magari la colpa sarà attribuita a Putin.