Forse speravano che il referendum per l’indipendenza della Catalogna non ci sarebbe effettivamente stato, poi che sarebbe stato represso efficacemente dalla polizia spagnola, infine che Re e primo ministro avrebbero trovato una via d’uscita, un compromesso dopo aver agito con stupidità assoluta e così gli oligarchi di Bruxelles non avevano dato apertamente il via al ricatto bancario e finanziario di cui sono ormai consumati interpreti: adesso invece visto che la situazione rischia di precipitare ecco che arrivano i annunci di aziende e banche che minacciano di lasciare la Catalogna se per caso si dovesse davvero arrivare all’indipendenza a cominciare dalla CaixaBank, il principale gruppo finanziario catalano, ha convocato il proprio Cda per decidere se trasferire la propria sede sociale fuori dal territorio catalano .
Certo qualsiasi cambiamento può essere pericoloso per il capitalismo di rapina, ma è davvero grottesco vedere proprio quelli che proclamano ogni momento la fine dello stato e la globalizzazione, l’indifferenza dei luoghi e dei Paesi, sentire come una minaccia l’eventuale passaggio di una regione dall’autonomia all’indipendenza che, oltretutto, nelle intenzioni dei referendari, non prevede affatto di abbandonare l’euro o l’Europa. Ma a questo punto l’oligarchia continentale può far leva solo sull’alta borghesia che si sente protetta da Madrid nei suoi affari per cercare di dividere l’indipendentismo ed evitare una scomposta reazione di Madrid che sbugiarderebbe definitivamente l’Europa perché non c’è peccato maggiore che apparire come effettivamente si è. Tutto questo però mi fornisce lo spunto per parlare di popoli e nazioni proprio nei giorni che precedono il centesimo anniversario della Rivoluzione d’ottobre, anche in considerazione di certe posizioni anodine e imbarazzate della sinistra italiana e continentale che ormai ha accettato come internazionalismo il globalismo neo liberista e insieme ad esso i suoi presupposti. Bene 101 anni fa, esattamente un anno prima della rivoluzione pubblicava le sue “Tesi sul diritto della nazioni ad autodeterminarsi” che andavano in totale controtendenza rispetto all’opinione comune tra i rivoluzionari secondo i quali le lotte nazionali distraevano il proletariato da quella per il socialismo. Lenin replica, in modo straordinariamente moderno, che il socialismo significa lotta contro ogni forma di oppressione, compresa quella nazionale e al contrario dell’ortodossia prende in considerazione molto seriamente la questione dell’autodeterminazione, respingendo un internazionalismo astratto. Difficilmente si potrebbe comprendere la Rivoluzione d’ottobre se ci si dimentica che la sfida di Lenin al dominio coloniale e ai suoi massacri , che era rivolto si all’occidente, ma anche alla Russia stessa e alle sue nazionalità oppresse dal regime zarista.
Che avesse colpito nel segno viene dimostrato dalle reazioni che suscitarono le tesi proprio presso coloro che teoricamente erano i più portati ad ontologizzare le nazioni, le appartenenze, le fantasie identitarie: il giornalista americano Lodrop Stoddard, fra gli ideologi del suprematismo bianco lo accusa di “stimolare la crescente marea di persone di colore”, alleandosi con loro contro l’Occidente. Così il bolscevico è “il rinnegato, il traditore del nostro campo, pronto a vendere la fortezza, il nemico mortale della civiltà e della razza”. Da parte sua Oswald Spengler denunciò “l’odio infiammato contro l’Europa e l’umanità bianca” che animavano il bolscevismo, tutte cose che vent’anni più tardi verranno riciclate nelle diatribe naziste sulle ” razze inferiori “. E in effetti dopo il fallimento delle rivoluzioni comuniste in Occidente e principalmente in Germania spostò il problema sul piano mondiale e fu tema di una battaglia anche di informazione sui piani segreti inglesi e francesi in medio oriente, sui regimi coloniali in Africa e in Asia, ma che sconfisse anche il nazionalismo grande russo all’interno dell’Unione sovietica.
Lenin insomma ci mette di fronte a un ribaltamento completo di giudizio rispetto all’internazionalismo esangue che civetta in continuazione con il globalismo neo liberista finendo poi per approvare ogni imperialismo. L’idea di Lenin di una nazione o di uno stato unito da una lingua comune che è sì prodotto del capitalismo e della dialettica storica, ma che al tempo stesso costituisce la base per la lotta anticapitalista, è stata completamente abbandonata, mentre paradossalmente è rimasta attaccata la parte peggiore del discorso, ossia quella che non riconosce i Paesi come entità culturali e comunità, come popolo insomma. Dunque la sovrastruttura viene abbandonata assieme però alla struttura dando per risultato dell’operazione il nulla, l’inazione sostanziale, la dialettica senza sintesi e aprendo tutti gli spazi possibili alla distruzione della democrazia. Salvo approvare l’ingerenza dei forti in nome della stessa, tanto cosa conta l’ “arcaica della sovranità degli Stati”? E senza nemmeno accorgersi che colpendo la sovranità nazionale, l’interferenza imperialista nega la sovranità popolare: non esiste posizione più reazionaria di quella espressa da sedicenti progressisti i quali probabilmente non hanno mai letto Engels che arrivava a dire ” Il proletariato vittorioso non può imporre la felicità di qualsiasi nazione straniera senza compromettere la propria vittoria.
chi vuole, legga:
https://it.sputniknews.com/opinioni/201710085115952-referendum-veneto-lombardo/
@Jorge
“Un ripresa di lotta di classe dal basso”
Come si dovrebbe attuare, UNA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE DAL BASSO, E COME SI DOVREBBE COORDINARE ?
Scrive Anonimo
Come si dovrebbe attuare, UNA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE DAL BASSO, E COME SI DOVREBBE COORDINARE ?
La domanda è di estrema importanza, proprio per questo spero che non sia formulata da Anonimo per suggerire aprioristicamente una impossibilità di tale ripresa di lotta ( sarebbe un escamotage democristiano)
Prima di rispondere, vorrei sommessamente suggerire che se una tale lotta fosse impossibile, allora finiremmo tutti nella barbarie sempre più profonda di questo capitalismo finanziario.
Non è che una impossibilità della lotta in causa renda efficaci quelle soluzioni (indipendenze regionali), guidate da forze che assolutamente non contestano l’Euro l’Europa ed il Capitalismo Finanziario. La cosa non cambia se tali forze avessero al loro seguito ampi strati popolari ( questi vengono illusi che la indipendenza sia la stessa cosa che rompere l’euro, e l’architettura europea che lo sorregge)
La questione posta da Anonimo è così importante che merita una risposta non frettolosa, quindi la rimando. Comunque , fenomeni di lotta anche molto duri, non sono mancati in questi anni, in tutti i paesi europei e non solo, vengono però stornati in direzioni sbagliate
Molto dipende sindacati che invece di allargare le lotte propongono soluzioni valide per la singola vertenza, soluzioni quindi presto rimangiate dal Capitale che non incontra un fronte ampio
Io non sto dicendo che l’ indipendentismo catalano sia il nemico, ciò lo dice chi vuole intruppare la gente che non arriva a fine mese nello scontro stato regioni. Due opzioni dietro le quali la gente ( i proletari?) si divide e non lotta per i propri interessi, semplicemente intendo mettere l’accento su tali interessi
P S Prendiamo il caso del Venezuela, li davvero c’ é chi contesta il sistema economico attuale, ed è tutt’altro discorso
è interessante leggere:
http://notizie.tiscali.it/interviste/articoli/crisi-sindacati-massimo-cacciari-democrazia-pericolo-di-maio-cretino/
L’elite liberal-globalista ha finora sbriciolato gli Stati, come la Jugoslavia, che in qualche modo intralciavano i suoi progetti, come ad esempio l’avanzata verso le frontiere russe della NATO.
Ma, nel caso della Spagna, ci troviamo di fronte ad un Paese totalmente succube delle politiche neoliberiste di Bruxelles, guidate dai centri finanziari anglosassoni.
La classe dirigente internazionale, in genere, non spreca energie per obiettivi inutili e la Spagna, anche se in crisi, garantisce al complesso militar-finanziario americano, che dell’elite rappresenta la parte più coesa, lauti guadagni con l’acquisto di armi e tecnologia militare.
Se la Catalogna si divide, il rapporto debito/PIL spagnolo passerebbe dal 100% attuale al 125% con conseguente collasso dell’economia e riduzione a carta straccia dei titoli del debito pubblico.
Sarebbero in grado, allora, Spagna e Catalogna di sostenere gli acquisti militari che tanto stanno a cuore all’elite USA?
Sinceramente, ho dei dubbi che dietro al tentativo di secessioni vi siano i poteri forti mondiali.
“Se la Catalogna si divide, il rapporto debito/PIL spagnolo passerebbe dal 100% attuale al 125% con conseguente collasso dell’economia e riduzione a carta straccia dei titoli del debito pubblico”
La Spagna allora diventerebbe come la Grecia, da salvare da parte di Germania Francia, da parte delle loro banche, dell’ Fmi, come lo strozzino salva l’indebitato
Vendita di armi, strozzinaggio, possono certo entrare in contraddizione, ma perché sono in contraddizione, ovvero in concorrenza feroce, le centrali capitalistiche che operano queste ed altre attività antisociali
Talvolta tali attività riescono ad andare di pari passo,già ora la Grecia in cambio degli “aiuti” tedeschi deve comprare sistemi d’arma “made in germany”
Il dato di fondo e che il sistema capitalistico mondiale non riesce più a garantire una crescita ordinata, per quanto con le sperequazioni l’oppressione connaturate al sistema. Tutto finisce per essere contraddittorio a tutto, il sistema sta davvero implodendo
Se la decomposizione del sistema capitalistico mondiale va avanti, magari con guerre iberiche come quella della iugoslavia, su tale decomposizione potranno lucrare strozzini e venditori di armi indifferentemente,
Resto dell’idea che per orientarsi si debba usare come metro di misura i propri bisogni da soddisfare, e non la logica “il nemico del mio nemico è mio amico”, così si resta i portatori d’acqua a questa o quella fazione in lotta con le altre , spinte tutte dall’esaurimento del ruolo storico del capitalismo
Voglio chiarire ulteriormente il mio pensiero, non è che io sostenga lo stato-nazione spagnolo, e ovviamente neanche l’indipendentismo regionalistico catalano,.
Ritengo che non sia necessario schierarsi per forza con l’uno o con l’altro, dal momento che nessuna delle due opzioni intende fuoriuscire dalla unione europea, dall’euro, ed ai trattati internazionali con cui queste cose sono state costruite.
Per questa omogeneità di fondo delle due opzioni, si può sostenere che entrambe siano guidate da fazioni borghesi che vogliono solo ricontrattare tra di loro e rispetto ai poteri europei le proprie quote di importanza economica e di potere
Nessuno di questi soggetti opera per il miglior benessere dell’intero “popolo”, per quanto ciascuno ne mobiliti una parte per riuscire a prevalere nella contesa di potere.. La causa del “popolo” sarebbe comunque svenduta ai poteri capitalistici che dovrebbero legittimare i vincitori finali
Dico questo perchè nessuna delle due opzioni mette in discussione l’unione europea, l ‘euro, ed i trattati internazionali con cui queste cose sono state costruiti, la due opzioni già oggi si contendono il riconoscvimento dei poteri capitalistico-tecnocratici europei
Credo che solo una ripresa di lotta di classe dal basso, come in altre circostanze invocano gli estensori di questo blog, possa migliorare le condizioni di vita popolare, innamorarsi del nemico del proprio nemico (veltroni perché contrario a Berlusconi) porti a sicura sconfitta.
Un ripresa di lotta di classe dal basso resta difficile da realizzarsi solo fin quando gli “intellettuali” riusciranno ad incanalare lo scontento per il lavoro precario, la disoccupazione, le pensioni insufficienti, la sanità con ticket da scoraggiare le cure, nella illusoria direzione dell’indipendentismo o del sovranismo , delle armi di Putin o dell’ islamismo,etc, tutte opzioni fasle perchè comunque a guida borghese
Se prima o poi si leverà una simile ripresa di lotta di classe, e l’alternativa è la decomposizione a livello mondiale, ,a quel punto saranno le borghesie ed i separatisti a mendicare l’appoggio del movimento di classe (indole schettina delle classi dirigenti)
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“Un ripresa di lotta di classe dal basso”
Come si dovrebbe attuare, UNA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE DAL BASSO, E COME SI DOVREBBE COORDINARE ?
Lenin pensava che le lotte per la indipendenza nazionale, anche se guidate da mullah col proletariato contadino e poco industriale soltanto al seguito, avessero un valore progressivo perché sganciavano quei paesi dalla oppressione coloniale
Di conseguenza, i paesi colonialisti (al vertice dello sviluppo capitalistico) avrebbero perso i sovra-profitti del colonialismo/imperialismo col quale storicamente garantivano condizioni di privilegio alla “aristocrazia operaia”.
La aristocrazia operaia senza privilegi sarebbe divenuta rivoluzionaria, la rivoluzione vittoriosa nell’occidente avanzato avrebbe aggregato intorno a sé le masse contadine e poco operaie del mondo arretrato, esse non essendo operaie non avrebbero potuto fare la rivoluzione senza lo stimolo e la guida della classe operaia dell’occidente vittoriosa
Una Catalogna eventualmente indipendente, per quel che dicono gli indipendentisti, rimarrebbe nell’unione europea e nell’ euro ( invece le indipendenze nazionali di Lenin si emancipavano dal colonialismo anche allora finanziario contribuendo al crollo di questo stesso). Una Catalogna indipendente che rimane nella unione europea e nell’Euro non emancipa sé, né contribuisce al crollo della congerie Europeista/icolonialista, non si vede come si possa accostare la politica progressiva di Lenin alla prospettiva indipendentista catalana
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Lenin non sosteneva affatto le indipendenze nazionali nel senso che crede il Simplicissimus, e che porta questi ad amare tanto l’indipendentismo catalano. A differenza di quanto sostiene il Simplicissimus, per Lenin l’appoggio alle indipendenze nazionali non avrebbe avuto senso se non in quanto capace di facilitare la rivoluzione. Il simplicissimus ci dovrebbe spiegare in quale modo la indipendenza della Catalogna sarebbe di danno al capitalismo finanziario ( l’unico possibile oggi) ed alle Oligarchie Europeiste
L’ostilità dell’ Europa alla indipendenza catalana è ambigua, a volte sembra appoggiarla e non temerla. Invero, la indipendenza catalana sarebbe probabilmente gradita alla Germania ( modello Slovenia Croazia). Meno ad altri paesi europei più fragili, la crisi economica potrebbe in prospettiva portare le loro regioni forti a volersi distaccare dalla madepatria ( il caso della Padania in Italia è pure abbastanza attuale)
Si spiegano così le oscillazioni dell’ Europa, ed il prevalere ( per ora) della linea favorevole a Madrid, non è convincente l’idea del Simplicissimus di una Oligarchia Europa talmente stupida da ostacolare l’indipendenza di regioni che vogliono rimanere nell’Europa e nell’Euro ( tutti agiscono in maniera stupida e solo il Simplicissimus ha le idee chiare?). Il potere non è mai stato stupido..
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La prospettiva da preferire è sicuramente quella delle Liibere Comunità di Produttori Indipendenti.(Marx), ancor più radicale delle indipendenze regionalistiche, ed anche il regionalismo avrebbe un suo posto , come le nazionalità, in un contesto emancipato. Si capisce quindi, è magari sta anche simpatica, la veemenza (moralistica) del Simplicissimus a favore dell’indipendentismo catalano.
Ma questa prospettiva sarà sempre e comunque onesta ed emancipativa solo a partire dal superamento del sistema di dominio chiamato capitalismo e gestito dalla borghesia di comando, tale classe preminente oggi può strumentalizzare le indipendenze come i sovranismi. Bisogna stare molto attenti evitando di cadere nelle trappole, regionalismo o nazionalismo vanno sempre verificati a partire da una prospettiva di classe, altrimenti ci si imbarca in crociate aprioristiche che servono solo a ritardare la resa dei conti con il capitalismo finanziarizzato (l’unico possibile oggi),
Che poi il neoliberismo sia incoerente, contro gli stati e poi difende Madrid, neanche è vero, Il neoliberismo è il capitalismo tout court, quindi vuole la fine degli stati altrui e conservare i propri, così come vuole il libero commercio ma solo quando si tratta di commerciare con economie più deboli ( in questo senso, il suo, è molto coerente). Anche la storia ci insegna questo, gli Stati uniti fecero la guerra civile perché il nord che andava verso la industrializzazione voleva il protezionismo, salvo tornare al liberoscambismo una volta raggiunto l’apice dello sviluppo industriale (per danneggiare gli altri)
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La natura del capitalismo è questa, ovvero il mero interesse predatorio, e tutte le sue ideologie sono strumentali a questo scopo, il Simplicissimus si meraviglia e si lamenta del neoliberismo incoerente (contro gli stati e poi difende Madrid) perché si ostina a ritenerlo un corpus autonomo dal solito capitalismo di sempre. Se cogliesse la natura unitaria del capitalismo ,allora capirebbe che ha mille facce come l’idra dalle mille teste ma ognuna è strumentale all’utilità del momento, la coerenza è solo nel mistificare a sostegno del proprio potere,
Per non soggiacere alle cangianti mistificazioni del capitalismo, unità nazionale, indipendentismo, a seconda di ciò che più gli giova, allora il Simplicissimus dovrebbe chiedersi quale è il valore dell’ indipendentismo catalano rispetto alla lotta contro il capitalismo finanziarizzato,, ma ormai da molti post Il Simplicissimus proprio non vuole fare i conti con questa domanda