RMN538615NUSe si voleva una prova concreta dell’anacronismo dell’istituzione monarchica, bastava ascoltare il discorso che il re ha ritenuto di fare dopo i fatti di Barcellona e che dimostra come non abbia compreso un’acca del suo possibile ruolo all’interno dello stato e nulla della situazione reale spacciata come semplice problema di ordine pubblico. Certo Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia subentrato a un padre in odore di corruzione sembra uscito da Cervantes, un mulino a vento scambiato per gigante e tuttavia se fosse stato dotato di un minimo di intelligenza politica avrebbe fatto l’unica cosa possibile per un uomo che tutto sommato ha solo il ruolo simbolico di rappresentare l’unità del Paese, ovvero in questo caso, quello di riaprire un dialogo drammaticamente interrotto dalla stupidità del suo primo ministro Rajoy.

Invece si è completamente adagiato sulle posizioni di quest’ultimo, facendo un discorso fotocopia che invece di offrire quelle aperture al dialogo che sono mancate nel governo, ribadisce le chiusure, accentuandole persino con un atteggiamento sprezzante  e alimentando così ancora di più lo scontro: di fatto il suo discorso è stata un requisitoria contro il governo catalano  che ha accusato di «slealtà inaccettabile» e di «condotta irresponsabile», esortando il governo di Rajoy a restaurare «l’ordine costituzionale», quando è noto che proprio quell’ordine, più volte rimaneggiato senza consultazioni popolari negli ultimi 15 anni a colpi di maggioranza, soprattutto nel campo delle autonomie, esprime un evidente difetto di legittimità sostanziale. La risposta da Barcellona non si è fatta attendere e mentre il presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont,  ha ribadito alla Bbc che l’atto di indipendenza unilaterale della Catalogna arriverà tra una settimana o poco più, il sindaco di Barcellona Ada Colau ha ha definito il discorso di re Felipe VI  «irresponsabile e indegno di un capo di stato. Nessuna soluzione. Nessun accenno ai feriti. Nessun appello al dialogo. Un discorso irresponsabile, indegno di un capo di stato».

Una delusione per quelli – molti in Europa – che avevano pensato a un ruolo di mediazione da parte della corona in grado di disinnescare la bomba a orologeria creata dal governo reazionario di Madrid e che oggi devono registrare  l’assoluta inadeguatezza del capo dello stato spagnolo che probabilmente non ha capito di aver allontano la soluzione del problema o forse ha mostrato di non volere alcuna soluzione, di desiderare lo scontro, magari vedendovi delle possibilità di restaurazione. Ma alla fine questo fondo reazionario e ottuso di  Felipe Juan eccetera eccetera è in qualche modo emblematico di certe movenze del pensiero unico del resto insito nella sua formazione tutta americana: quando salì al trono nel 2014 fu presentato come un giovane re moderno perché gli piaceva il kebab e Shakira o perché aveva incontrato la comunità gay di Madrid o forse perché la moglie senza sangue blu, ma a stelle e strisce, lavorava per la Cnn: su queste basi di straordinaria futilità anche i giornali progressisti (si fa per dire naturalmente) affermarono che la “Spagna voleva una svolta dalla monarchia e l’aveva avuta”.  E infatti adesso l’ha avuta davvero, la monarchia che ritorna franchista dentro sia pure masticando kebab.

Però a questo punto a cosa serve un re se nemmeno comprende qual è il suo ruolo, se non si fa intermediario tra il potere e il popolo nei momenti drammatici in quanto istanza simbolica della nazione? Se mentre parla milioni di persone sbattono pentole e padelle in una spontanea cacerolada di protesta? Può darsi che Felipe sia in realtà rimasto un infante di Spagna anche nella incombente mezza età, ma più probabilmente non è tanto una questione personale, è che ormai non è che un mondano subalterno dentro una costosa macchina di immagine, ma del tutto incapace di autonomia. Qualcosa che alla fine si rivela affine con per intelligenza, gusto, cultura e onestà a quella di certi giornalai Usa che scrivono in lingua italiana su un foglio di Torino i quali  accusano Putin di essere dietro i fatti catalani. Matrimoni regali per incantare le casalinghe di Voghera o Salamanca e informazione da barbieri per i loro consorti.