_97600562_celebrationLoro lo hanno capito, noi no. Gli uomini neri che tanto temiano, che vediamo fare mercato sui marciapiedi nelle nostre città di cui ormai non sappiamo più cogliere la bellezza, così come lo fanno ai margini delle giungle, tra villaggi  persi e colorati, in città che paiono diroccate anche se nuove, sono consapevoli di qualcosa che noi evoluti e ormai devoluti non riusciamo a comprendere: in tutta l’Africa occidentale ex francese si fanno sempre più numerose le proteste contro il franco Cfa, agganciato all’euro e accusato di impedire lo sviluppo dei 14 Paesi che l’anno adottato.

Il franco Cfa fu creato il 26 dicembre del 1945, al momento della ratifica da parte della Francia degli accordi di Bretton Woods e a quei tempi la sigla era l’acronimo di Colonies françaises d’Afrique, mentre adesso sta a significare Comunità Finanziaria dell’Africa ed è dunque comprensibile come esso sia visto come uno strumento di neocolonizzazione, ma soprattutto come veicolo di stagnazione economica essendo agganciato all’euro e dunque non potendo prestarsi alle politiche monetarie e di bilancio dei Paesi che lo adottano lasciandoli alla mercé di ciò che viene deciso a Bruxelles. L’uscita dal Cfa viene vista come fondamentale da parecchi movimenti che chiedono maggiore democrazia in Africa occidentale e recentemente un controverso attivista oggi residente in Senegal dopo aver abbandonato la Francia, Kemi Seba, è stato arrestato (e poi assolto) per aver pubblicamente bruciato una banconota da 5000 Cfa nel corso di una manifestazione in piazza: l’accusa era quella di aver distrutto una proprietà della Banque Centrale des États de l’Afrique de l’Ouest che appunto emette la moneta, il che la dice lunga anche ben al di là dell’Africa come sil sistema bancario consideri il denaro come valore che le appartiene comunque. Il gesto è stato  paragonato a quello di Nelson Mandela quando bruciò  proprio libretto bancario in segno di protesta contro le leggi sull’Apartheid.

Certo tra Mandela e questo Kimi Seba, nome d’arte di Stellio Gilles Robert Capochichi ce ne passa; tanto lucido il primo quanto confuso e ambiguo il secondo il secondo, ma l’importante è che egli esprima e cavalchi  un’opinione sempre più diffusa, soprattutto fra la parte più giovane della popolazione che in questo contesto demografico è anche la parte numericamente prevalente. Ma al di là dell’intrico di movimenti e di situazioni che costituiscono un puzzle complicatissimo e per comprendere il quale si può leggere , “Le franc et l’euro contre l’Afrique” dell’economista africano Nicolas Agbohou  ciò che davvero colpisce è l’impressionante equivalenza sostanziale degli argomenti pro o contro il Cfa, rispetto a quelli che vengono utilizzati per l’euro: i favorevoli alla moneta comune in Africa Occidentale sostengono che essa li protegga dall’inflazione e dall’incertezza, i contrari che essa non lascia alcuno spazio alle politiche monetarie dei singoli Paesi e dunque anche allo sviluppo economico, che è una moneta gestita altrove (dalla Bce e dai governi europei) e che perciò si configura come uno strumento di dominazione occidentale e dei governi locali ad essa collegati al punto che i trasferimenti verso il continente europeo e verso Parigi in particolare sono più alti degli aiuti che giungono. Basta mutare un po’ di riferimenti per accorgersi dell’assoluta somiglianza degli argomenti sull’euro, nonostante la radicale di differenza di economia e di situazioni storiche e sociali. E dovremmo cominciare a sentirci un po’ più africani di quanto non ci piaccia.

E’ evidente che il franco Cfa costituisce la chiave di volta monetaria dello sfrutttamnento dell’Africa, tanto che in alcune delle famose lettere di Hillary Clinton piratate e poi publicate, si racconta che l’obiettivo principale della Francia di Sarkozy, nella distruzione della Libia, sarebbe stato proprio quello di stroncare l’influenza di  Gheddafi che si poneva come il principale nemico del Cfa nell’ africa occidentale francese. Anzi il leader libico avrebbe accumulato 143 tonnellate di oro proprio allo scopo di sostituire con una nuova divisa il Cfa. Dal punto di vista economico non è che sarebbe cambiato granché per i 14 Paesi che adottano questa moneta, visto che sarebbero passati a essere dominati da Tripoli, ma il fatto che la sola idea di perdere questa rendita di posizione, abbia reso isterica la Francia ci dice chiaramente quale ruolo strategico essa abbia nel sistema di dominio neocoloniale e di sfruttamento.