Non voglio commentare la grossolanità e l’irresponsabilità dei toni nella vicenda nord coreana che di fatto sancisce la definitiva messa in mora del fantasma del diritto internazionale, dell’Onu e della diplomazia con un impero che vuole decidere, senza contropartite, chi abbia la possibilità a o meno di avere missili e armamenti atomici e che reagisce come un cane rabbioso quando i suoi ordini non vengono ubbiditi. Né mi voglio soffermare sul comma 22 che fa piano di sostegno per la narrazione popolare di tutto questo: Kim è pazzo e dunque non può avere l’atomica, ma è pazzo perché vuole l’atomica, un non senso che nasce dall’avversione ontologica e nevrotica di Washington verso qualsiasi governo che si fregi a torto o ragione dell’aggettivo comunista accresciuto dal fatto che Pyongyang ha fatto fare alle truppe americane la prima e forse la più grave delle figuracce del dopoguerra.
Certo benché recentemente i servizi di intelligence americani abbiano rivelato come la Corea del Nord abbia più testate di quante si pensasse (circa 60) e abbastanza avanzate da poter essere effettivamente lanciate da missili, si tratta di una minaccia potenziale infinitamente minore rispetto a quella della Russia che tuttavia Washington non perde occasione di provocare con le sue sanzioni, le sue assurde accuse, l’opera ucraina, le manovre militari e le extension della Nato. Dunque cos’ha di speciale la Corea del Nord per richiedere toni così duri – da evitare assolutamente se Kim fosse davvero pazzo – e al tempo stesso così poco credibili, visto che un attacco preventivo causerebbe danni immensi alla Corea del Sud quindi a una fetta non trascurabile di un’economia mondiale già in odore di bolla? Il fatto è che il regime coreano, agendo con astuzia e con progressività tale da non arrivare mai a costituire una sfida troppo forte, ha di fatto scardinato l’ordine del dopoguerra basato sul mondo bipolare e sul possesso di armi atomiche solo da parte dei due principali protagonisti e di alcuni Paesi ad essi aggregati o troppo grandi per poter essere facilmente piegati. Poiché in effetti si trattava di una sorta di precaria spartizione mondiale o almeno così era intesa da Washington, in previsione di papparsi tutto, occorreva assolutamente evitare che altri Paesi abbastanza evoluti per poterlo fare acquisissero una capacità di reazione nucleare, non tanto perché questo aumentasse di per sé il pericolo di deflagrazione globale, ma perché metteva in forse la divisione mondiale e le aggregazioni attorno ai poli, moltiplicando le forze centrifughe.
Ora la Corea del Nord ha per prima sfondato questo muro che è sembrato invalicabile per l’Iran, valicabile, ma solo in segreto, per Israele, solo agitato propagandisticamente nelle bugie sull’Irak e da un punto di vista militare è il primo fenomeno di multipolarità a fare la sua comparsa. Qualcosa di sorprendente dal punto di vita occidentale dal monento che le contimue esercitazioni navali nel Mar del Giappone non hanno intimorito Pyongyang (in questo senso Kim è definito pazzo), ma anche qualcosa di inevitabile prima o poi e in qualche modo di previsto se in uno studio US Army War College, uscito a fine luglio suggerisce all’elite Usa che siamo già in un periodo di “post supremazia”, che l’ordine internazionale governato di fatto da Washington fin dal dopoguerra e privo di qualsiasi contraltare da almeno un trentennio sta ormai collassando. Insomma il nuovo secolo americano e l’idea esplicitata da Bush figlio secondo cui “il fondamento di un mondo pacifico poggia sulla capacità delle forze armate Usa di mantenere un sostanziale vantaggio sugli altri, onde impedire l’emergere di competitori militari”, prendono il loro posto negli scaffali della retorica. Lo stesso studio analizza la situazione militare reale e sostiene che la supremazia americana può essere sfidata non solo da Cina e Russia, ma anche Paesi minori come Iran e Germania o ancora in transizione come l’India. Del resto anche gli stessi americani sono stanchi di questa guerra continua: per esempio uno studio sui flussi elettorali fatto dal dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Boston mostra come nelle circoscrizioni a vecchia vocazione democratica dove i trumpiani hanno vinto a sorpresa sono anche quelle dove maggiore è stata la concentrazione di militari morti o mutilati. Non so quanta strada farà un presidente ormai ingabbiato, in questa situazione.
Però alla fine, dopo i fuochi d’artificio e le minacce che continueranno per qualche tempo qualcuno avrà l’idea saggia di tornare ai negoziati, a meno di incendi non voluti. E già questa sarà una vittoria del falso pazzo Kim contro i falsi saggi di Washington (gli unici tra l’altro che le bombe le hanno usate davvero, persino contro la loro stessa popolazione) e l’ingresso in un nuovo paradigma.
chi vuole, legga:
NEL SACRO OCCIDENTE I MOLOC AL POSTO DEI DITTATORI
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Appena hanno diradato la “minaccia” di Al-Baghdadi (per altro diradata dalle forze russo-siriane) sotto col prossimo “cattivone”, “canaglia”, ottimo per riassestare i bilanci del Pentagono e insabbiare qualche scandaluccio in seno all’Amministrazione. E poi le super-bombe MOAB costano un mucchio di verdoni, ne hanno preventivate un bel po’, vuoi che non le utilizzino gli eroici liberatori dalle dittature? L’Arsenale convenzionale USA ogni tanto va utilizzato, perché se no si arrugginisce (dicono al Pentagono: “user them or looser them”, “le usi o le butti nella spazzatura”). Le commesse della Lockeed-Martin (con mazzette accluse, come sanno bene i nostri alti papaveri del Ministero della Difesa…) e delle sue amorevoli sorelle (http://www.exportusa.us/forniture-militari-statiuniti.php) vanno incoraggiate, le Companies battono cassa dopo un po’ dalla fine delle Elezioni.
Lucifero non era poi un angelo infernale. Si trovò ad esserlo per una serie di eventi costritivi.
A quanto sembra i due mondi, quello spirituale e quello materiale e terreno, peccano deghli stessi problemi.
Condivido pienamente le sue idee in merito al Ciccio Kim ( benevolo nomignolo). Bisogna però tener conto che la quasi totalità dell’informazione suona una musica diversa.
Allora mi viene il dubbio: sono io che non capisco niente di musica o la maggior parte dell’orchestra in trance fa solo finta di suonare una musica registrata.
Gheddafi cercò di trovare un accordo con l’occidente diventando “affidabile”. Il risultato è stato la sua defenestrazione, stava piu al sicuro quando minacciava a destra ed a sinistra e stava sempre sulò piede di guerra.
Chi si oppone all’imperialismo, e poi ad un certo punto si dimentica dell’imperialismo per ritrovare rapporti pacifici con l’occidente, vede materializzarsi di nuovo…l’imperialismo colonialista !!
Evidentemente i coreani non sono stupidi, e non fanno l’errore di Gheddafi e tanti altri…dittatori !!
Il termine “dittatore” è il mulino bianco magari il brad bauli della politica per l’ingenuo cittadino timorato della “democrazia”, brand pubblicitario speculare ed altrettanto di successo.
Una volta anche il cittadino medio distiongueva tra hitler dittatore che doveva portare la germania a concentrare e centralizzare le energie con i suoi piani quadriennali, in vista della egemonia mondiale, soprattutto in un momento di crisi come gli anni 20/30.
Altra cosa era Salaazar portoghese, che doveva solo consentire al latifondo della sua nazione , anche quello nelle colonie, di vivacchiare pur in un inevitabile declino, ed ad una industria microscopica di sopravvivere cion le commesse pubbliche
Dittatori come Gheddafi o il Saddam,dovevano esigere risorse alla propria nazione contro le multinazionali del petrolio, soprattutto per costruire uno stato contro le logiche tribali, ed indipendentemente dalle intenzioni cio è mettere le premesse della democrazia liberale, altrimenti ogni pluripartitismo diventa la via di ritorno di ritorno del tribalismo islamista fomentato dal clero islamico latifindista. Dittatori quindi che il vero liberale dovrebbe apprezzare, non era Benedetto Croce che voleva la dittatura di Mussolini, giusto per il tempo di mettere in riga i socialisti e, per poi ritornare al vero liberaluismo democratico e pluripartitico?
Spesso questi “dittatori sono stretti tra la popolazione che vuole miglioramenti sopciai e l’imperialismo che danneggia ogni progresso, e la sola via di uscita è ad esempio, la legittima invasione del Kuwait, una artificiale creazione dell’imperialismo per contrillare immani quantità di petrolio grazie a microstati poco abitati quiondi dipendenti
D’altra parte, tra i romani il dittatore era tale a tempo, per risolvere lotte intestine e gravi crisi politiche, niente di demoniaco quindi.
Ma niente di tutto ciò viene approfondito dai mass media, si parla del “dittatore”, un brand per operazioni politiche di successo, che dipinge il dittatore come dedito al cognac ed alle donne, vizioso e viziato mentre i connazionali fanno la fame,arrivato li per questa sua prepotenza e non per le complesse dinamiche illustrate.
Il Kim di oggi e descritto com e un dittatore che fa giochi da dittatore, ovvero gioca con le bombe atomiche perchè iurresponsabile e vizioso, bisogna togliergli il potere ed i nordcoreani saranno felici.
iI figli di Saddam violentavano quialunque irachena bona.
Il figlio di breznev pisciava in testa ai vicini di casa impotenti
Castro faceva festini orgiastici e si ubriacava. Ecco come funziona il brand delle operazioni politiche di successo., i cittadini occidentali possono proiettare il proprio risentimento per le misere condizioni di vita su questi “dittatori” ed il gioco delle future guerre umanitarie è fatto.
Non sia pusillanime e moderato, caro simplicissimus, piantiamola con questa continua storia del “dittatore” e plaudiamo pure alla Nord Corea, Ma che dovrebbe fare lo stato piu minacciato del Mondo ? Dio benedica e protegga La Corea Del Nord!!!! Qualcosa di meglio del regime attuale, eventualmente, lo realizzeranno i Nordcoreani quando saranno imdipendenti ed autodeterminati grazie all’atomica dell’attuale regime, oggi. vogliono ridurli ai prostiboli del denaro dell’imperialismo e dei cazzi Usa-Europei
mi sono dimenticato di aggiungere Jorge . Jorge aliasl ucifer