fanny1Le Monde è senza dubbio il giornale capofila in Europa per le critiche al chavismo e al bolivarismo: da quando è diventato un quotidiano gestito non più da una redazione, ma da tre noti miliardari non c’è più limite alla deformazione delle sue notizie e il Venezuela ne è la cartina di tornasole. Gli articoli tutti pro violenza della destra ospitati dall’ex autorevole foglio costituiscono quasi un caso di scuola perché provengono tutte, senza eccezioni, da  fonti che definire sospette è un complimento:

  • L’ “inviata speciale” a Caracas Marie Delcas abita in realtà stabilmente a Bogotà in Colombia vale a dire a 1400 chilometri di distanza. Insomma è come se i fatti di Barcellona fossero trattati come frutto di esperienza personale sul campo da uno che sta a Berlino o come se un corrispondente dall’Italia risiedesse a Istambul.
  • La seconda fonte che funge anche da editorialista di primo piano è invece tale Paulo Paranagua, brasiliano e odiatore viscerale di qualsiasi regime popolare o progressista in sudamerica, la cui storia aggrovigliata, equivoca e per certi misteriosa giustifica l’accusa lanciata da Jean Luc Melenchon che si tratti in realtà di un agente della Cia, peraltro debolmente contrastata dallo stesso Le Monde che nel replicare sbaglia pure le date. Egli rivendica sotto il nome di comandante Saul una trentina di sanguinosi attentati compiuti nel 1972 in Argentina contro il governo autoritario in carica appoggiato dall’esercito: dopo la breve stagione del secondo Peron interrotta dalla sua morte nel ’74, beneficiò tuttavia di non luogo a procedere per molti reati e alla fine fu prontamente scarcerato dopo due anni dalla giunta militare di Videla nel 77, cioè non appena giunta al potere. Una dimaica che ben si addice all’infiltrato. Ma come sia andata questa storia è quasi impossibile da sapere nei particolari visto che tutti gli uomini della banda  del comandante Saul sono morti e solo lui si è salvato.
  • A questi due personaggi se ne è aggiunto recentemente un terzo, una tale Fanny du Villars, totalmente sconosciuta come giornalista, ma che tuttavia è subito apparsa come la principale lanciatrice di cachinni e maledizioni contro il chavismo. Per la verità se questa sogmora non dice nulla ai francesi o agli europei è invece conoscita in Sudamerica, perché il suo nome, evidentemente de plume non è altro che quello di una lontana cugina francese del Libertador Simon Bolivar, con il quale ebbe peraltro una liason amorosa.

Eccola dunque che è ritornata in vita per lavorare nel quotidiano dei miliardari Pigasse, Berger e Niel. Certo, i malfidenti come me dubitano della renincarnazione e pensano che si tratti di uno pesudonimo, cui il titolo di inviato speciale conferisce ingannevolmente una certa credibilità e l’idea che l’antica ragazza si trovi in loco. Ma naturalmente è una truffa per il lettore che nella maggior parte dei casi non ha la minima idea che si tratti di un nome di fantasia e che con tutta probabilità i suoi articoli, caricaturali sino al ridicolo, sono redatti direttamente in boulevard Auguste Blanqui oppure siano scritti da una persona talmente compromessa con l’opposizione a Maduro da non poter essere firmati in chiaro.

Ma c’è un’altra tesi possibile in questa storia di sfacciata disonestà infromativa: che si tratti di articoli direttamente provenienti da uffici diplomatici pubblicati su giornali che si prestano a favorire e coprire questo tipo di propaganda: un classico di questo raggiro ai danni della verità e dell’opinione pubblica è quella concepita e attuata negli anni ’80 da Otto Juan Reich il quale a capo sotto Reagan dell’ Ufficio diplomatico per l’America latina e i Caraibi, faceva produrre dal suo studio articoli contro la rivoluzione sandinista che poi venivano diffusi come prodotto di giornalisti o di testimoni, come si può leggere in questo documento ufficiale dell’amministrazione americana.

Si tratta ovviamente di ipotesi, rese tuttavia concrete e più che plausibili dall’utilizzo di uno pseudonimo formulato ad hoc per cercare di inporre la narrazione neo liberista. Aspettiamo che anche Joseph Goebbels si unisca a questa compagnia di illuminati inviati ed editorialisti. Dopo tutto la guerra totale alla verità merita il meglio.