In questo caso però lo spettatore non è sottoposto solo al rituale confiteor hollywoodiano, al soldato che non sa, al generico e ambiguo discorso contro la guerra che arriva dopo due ore di guerra spettacolarizzata e dunque falsa, ma si trova di fronte al soldato che vuole sapere e che scopre come siano stati i servizi segreti o parte di essi a confezionare, interpretando una volontà politica, la balla della armi di distruzione di massa di Saddam, a far comparire dal nulla il pretesto per la dissoluzione progressiva dell’ Irak oltre a tutte le successive e tragiche conseguenze. Per di più la solita redenzione finale sul filone de L’ultima minaccia, “questa è la stampa e non la puoi fermare” è abbastanza debole, giusto un contentino e comunque mostra un’informazione internazionale completamente subornata dagli uomini dei servizi di cui si fa megafono, senza avere la possibilità e nemmeno la voglia di andare a scovare un qualche brandello di verità. Che vive nella “zona di smeraldo” (così si chiamava il quartier generale americano a Damasco nel libro a cui si è ispirato il film) tra piscine cocktail, generali, portavoce, spioni e finti dossier, insomma dentro un mondo illusorio senza che il lettore o lo spettatore abbia la percezione di questo corto circuito. E senza che sia data la speranza, l’indizio che questo di cose possa cambiare.
Al tempo in cui il fim è stato realizzato le menzogne sulle armi di Saddam erano già ben note, così come era noto il ruolo avuto dai media nel diffonderle senza alcun controllo e la lunga catena di bugie e di depistaggi, cui collaborarono attivamente i “nostri” servizi ( metto nostri tra virgolette non essendo ormai altro che estensioni dell’intelligence americana) e venne alla fine fuori non certo per la voglia dei “cani da guardia della democrazia” di vederci chiaro, visto che ormai amano le polpette bugiarde, ma a causa della furibonda rissa interna tra i potentati e i palazzi del potere Usa, tra il Pentagono di Rumsfeld e di Wolfowitz, la Casa Bianca di Dick Cheney, il Dipartimento di Stato di Powell e la Cia di Tenet: alla fine fu quest’ultimo a vuotare il sacco, una volta pensionato.
Vedendo Green Zone mi sono chiesto come sia possibile, che dopo quanto è accaduto e le evidenze che bugie sostanziali sia state dette in qualunque occasione, dalla Jugoslavia, all’Ucraina, dalla Georgia alla Siria, ci sia ancora tanta gente disposta a dare un credito illimitato alle informazioni che arrivano dai servizi segreti, vale a dire nel caso del medioriente o degli attentati ispirati dalle guerre occidentali in quell’area del mondo, le uniche informazioni disponibili. Già di fondo un servizio segreto è quasi istituzionalmente tenuto per sua stessa natura al silenzio o alla menzogna nel caso in cui parli e aspettarsi lumi da questi ultimi è come sperare in bassi interessi da un cravattaro, ma la fede nelle loro parole sfiora davvero l’assurdo nel momento in cui si sa che l’intelligence è per molti versi autoreferenziale, ossia agisce non solo su direttiva politica, ma fa anche una propria politica e quando le tesi propalate risultano lacunose, incerte e contraddittorie, sospette. Tuttavia esse sono accolte come fossero vangeli nonostante l’esperienza pregressa e nonostante che sia abbastanza facile seguire il percorso degli eventi, delle piste sulle quali si lasciano tracce vistose e persino delle armi di cui, ad esempio, si serve il terrorismo: è come se ogni volta si dovesse ricominciare da capo nella narrazione per poi giungere alle stesse delusioni. Non c’è praticamente area del mondo o problema aperto in cui l’informazione occidentale non sia subalterna alle centrali di intelligence e alle loro vaste reti di fiancheggiamento che per prima cosa ” infiltrano” l’informazione sia dal basso che dall’alto fino a creare verità inesistenti e flussi di opinione che ne appoggiano i disegni, sia in loco che in campo internazionale. L’ultimo in ordine di tempo è il Venezuela che ha affrontato 21 tornate elettorali di vari livelli in 18 anni, ma viene considerato, persino dai rimasugli di sinistra, come non democratico, mentre l’imboscamento dei beni di consumo e la vera lotta armata dei ricchi contro i poveri ha avuto come centrali comitati, enti, organizzazioni residenti a Washington e inequivocabilmente gestiti dai servizi. Il fatto è che gli errori di Maduro che pure esistono hanno una natura puramente formale, niente a che vedere con il fatto sostanziale – faccio solo un esempio – che un Paese come il nostro venga governato da un Parlamento sostanzialmente illegittimo. Ecco qualcosa su cui riflettere per chi ha il feticismo delle forme.
Ma questo non lo dicono i servizi segreti e dunque sono opinioni. Però bisogna essere davvero sciocchi per credere a occhi chiusi nell’intelligence, anche se è comprensibile fare affidamento su qualcosa che non si ha.