Anna Lombroso per il Simplicissimus

Come altrimenti definireste se non infami, se non belve feroci, se non scellerati e criminali i rappresentanti di un ceto dirigente così innamorati di iniquità e disuguaglianze da farne sistema di governo che applicano con sistematico e particolare  accanimento contro la disperazione di genti venute da fuori e contro profughi e stranieri in patria, anche quelli senza casa, radici, aspettative, certezze se non quella che qualcuno in alto ha deciso di perpetuare il loro sradicamento.

A distanza di un anno dal terremoto in Centro Italia potremmo mostrare con vergognosa attualità le foto di allora delle rovine che invadono quelle che erano le strade e le piazze come fossero di oggi, ripubblicare gli innumerevoli post di denuncia e deplorazione che tanto nulla è intervenuto a sanare quelle ferite. Ma qualcosa di nuovo c’è in tanta umiliazione inflitta come la punizione per chi osa chiedere il dovuto, la proterva insistenza nel pretendere innocenza, sconosciuta perfino sotto altri dittatori e despoti, nel rivendicare ignavia, incapacità, inadeguatezza come effetti virtuosi del rispetto delle leggi della stato, da parte di chi risponde solo ai comandi e alle regole di profitto, speculazione, istinto di sopraffazione, nel rappresentare il poco elargito in favori di telecamere come generosa concessione, nel volerci persuadere che  discrezionalità e arbitrarietà sono le cifre  del potere incaricato di assegnare secondo i suoi criteri indiscutibili e le sue gerarchie incontestabili benefici e pene.

Così siccome l’unica lezione di storia che chi sta in alto ricorda è “divide et impera” chi ha avuto meno morti, meno chiese crollate, sconta la sua fortuna in previsione del nuovo piano immaginato dal governo, quello di una esenzione fiscale a due velocità, grazie alla quale potranno godere degli sgravi del 100 % solo i 55 paesi con la zona rossa. Saranno quelli a approfittare della formidabile opportunità  del regime di crediti agevolati  e di accedere alla torta di ben 500 milioni messa a disposizione delle imprese locali in gradi di dimostrare il loro “calo di reddito”. Sarebbe l’Europa a chiedercelo, protestano il commissario Errani, il ministro Calenda della cui sussistenza in vita siamo informati solo in occasione di qualche infamità, rispondendo ai sindaci e ricordando come il decreto dello scorso 4 agosto sia necessariamente condizionato dagli imperativi comunitari che regolano gli aiuti di stato. E non possiamo aspettarci ribellione a imperativi e comandi superiori da chi ha scelto di essere servo e odia chi non vuole esserlo e esercita questa  sua volontà restando legato alla sua terra, al suo lavoro, alla sua capacità alla sua speranza ferita.

Eh si, nemmeno i terremotati sono tutti uguali su questa terra che trema. Abbiamo così appreso che una delle prime casette di legno è stata consegnata a una anziana signore che ha avuto l’onore inaspettato e sorprendentemente ripreso dalle tv di ospitarvi il presidente del consiglio cui ha offerto la sua leggendaria crostata appena sfornata. E che le stesse casette, 1000 per ora, delle 4000 che ci vorrebbero, assegnate a chi è rimasto e vuol rimanere attraverso una riffa con estrazione  dei numeretti in piazza, unico sistema conosciuto da chi è cresciuto con i quiz all’ombra di Ok il prezzo e giusto e della Ruota della fortuna e si è convinto che la buona sorte vada a chi se la merita, cioè loro e quelli come loro, hanno un tagliando a tempo, hanno un data di scadenza, 5 anni, dopo la quale finisce la garanzie. Dopo di che riparazioni e interventi sono a carico dei benedetti dalla fortuna che pagheranno il privilegio di stare nelle Sae, Soluzioni Abitative di Emergenza, e chissà fino a quando, che, si sa, precarietà e provvisorietà sono ormai il carattere della nostra contemporaneità e non solo tra i terremotati.

Ci hanno detto poco anche delle macerie, rimaste a ingombrare tuttora vie di paese ma anche le strade e impedendo la normale circolazione. E’ stato rimosso il 12 % di un volume pari a circa 2 milioni e 300 mila tonnellate, per via di complesse procedure per la concessione degli appalti, perché appunto le strade sono interrotte per i mezzi delle ditte incaricate. Ed anche perché tra appetiti voraci e concorrenza, i decisori hanno preferito scegliere la via del “non fare” e di siti di stoccaggio ne sono stati autorizzati solo due. In compenso però, in occasione della visita pastorale di Gentiloni, si dice che  sia stato mandato l’esercito a fare un po’di ammuina, spalando  e spazzando i detriti che avrebbero  turbato il premier e i suoi dignitari nel corso dell’apparizione  presidenziale, per spostarli in luoghi meno appariscenti e sgraditi, in posti dove i pellegrini emeriti non passano nemmeno per una benedizione.

Il fatto  che c’è una livella capace di rendere la gente del Centro Italia colpita dal terremoto uguale, è quella che li spinge a andar via. è nelle mani di chi rende impossibile difendere casa, appartenenza,  memoria, attività, talento. Perché il suo intento  già messo alla prova nel lavoro, nel governo del territorio, dalle concessioni offerte alle banche disoneste, dalla dissipazione del patrimonio di cultura e arte ma anche di quello dell’istruzione pubblica e dei suoi addetti, è dedicato a espropriarci di tutto, beni, volontà, aspettative, autodeterminazione, vocazione, storia personale e pubblica, per ridurci senza ricordi e senza futuro, comparse in un paesaggio che non è più nostro, soggetti a ricatti e intimidazioni anche se non abbiamo più nulla da perdere.