ejercito_fantoche-620x400A volte mi chiedo se sia costituzionale, se sia sensato, se abbia qualcosa a che vedere con la libertà pagare un canone per un servizio pubblico che è a completo servizio delle menzogne di governo, il quale a sua volta è a servizio delle menzogne dei suoi padroni globali. Ieri per esempio ho sentito che l’informazione Rai dava per certo il broglio e la manipolazione alle elezioni per l’Assemblea costituente in Venezuela. La considerazione, proveniente dal quel ben noto insieme di controlli cosiddetti “internazionali” che certifica solo quel che vuole Washington e da una stampa che in Venezuela è per il 90% in mano a gruppi privati di riferimento nordamericano, è un sospetto, certo non inconsistente, ma privo di alcuna pezza d’appoggio certa e andrebbe quanto meno riferita e discussa come possibilità non come certezza destinata ad assolvere ogni forma di violenza e di golpismo, peraltro celebrato, motu proprio, da quell’avanzo di inettitudine e servilismo atlantico che siede sulla poltrona premierale: buono a sapersi terremo conto delle sue parole quando verranno arrestate persone per un cartello o per una protesta verbale visto che uccidere, incendiare, tentare colpi di mano con i bazooka da parte di un’opposizione che è maggioranza  in Parlamento, viene considerato altamente democratico.

Tuttavia questi eccessi servili degli amici di Washington si accompagnano a un disagio nei confronti di Maduro e della sua resistenza da parte dell’intellighenzia (si fa per dire) nostrana più o meno progressista, a un imbarazzo che si sostanzia spesso con inconsulti anatemi o con prese di posizione trasversali prodotte da sedicenti conoscitori della realtà sudamericana, di cui nessuno controlla le credenziali e i ruoli, in virtù di quella sindrome della sinistra di relazione e insieme divisione. Ma è chiarissimo che si tratta in ogni caso di fughe dalla realtà: nessuno paragona Maduro a Chavez, così come nessuno intende negare che l’uomo non ne abbia il carisma e non abbia commesso molti errori nel tentativo di difendere il bolivarismo dall’assalto neo liberista. A parte che il Venezuela rimane uno dei paesi più democratici del continente, a parte che non saprei se le iniziative anti costituzionali del leader venezuelano siano molto più gravi del permanere dello stato di sospensione della Carta fondamentale  in Francia per un periodo molto superiore ai sei mesi, tanto che ormai dura da due anni, proprio l’esperienza del sudamerica dovrebbe far capire che lo scontro a cui assistiamo è tra una borghesia cittadina abbiente e “visibile”, “amerikana” per natura e direzione che non ha alcuna intenzione di cambiate il sistema di rendita petrolifera nella quale si radica il proprio potere e una grande massa suburbana e agricola, sfruttata e senza voce da sempre che solo con il bolivarismo ha cominciato ad essere protagonista dei suoi stessi destini o quanto meno a credere possibile questa rivoluzione. Se non si parte da questo e dal fatto che con Maduro si vuole abbattere proprio tale processo, si fanno solo chiacchiere.

Così come si continua a chiacchierare amenamente del nulla quando si parla di brogli e non del fatto che bene o male il voto per l’assemblea costituente, è stato un colpo durissimo che ha disorientato l’ala golpista dell’opposizione, la quale peraltro fa solo discorsi formali e mai sostanziali, che ritiene di essere il sommo della democrazia, ma che ha sempre investito sulla violenza essendo erede diretta del golpismo contro Chavez. Perché il ricorso alle elezioni che si vorrebbero destituire di ogni validità, è servito finalmente a isolare i violenti: dopo l’assalto propagandistico al Forte Paramacay, guidato da un capitano disertore e residente da tre anni a Miami, guarda caso, alcuni membri di Azione Democratica hanno espresso il loro disaccordo con il famigerato deputato e assassino golpista Freddy Guevara. Non solo loro, ma l’ambiente imprenditoriale correlato al movimento Primero Justicia, ha cominciato a mostrare il proprio malcontento  per le difficoltà causate dalle “guarimbas” nei loro quartieri e iniziano a capire il rischio a cui si espongono con una vittoria del golpismo, ossia la super balcanizzazione del Paese che alla fine rischia di travolgerli.

Ma ancora di più le divisioni nel fronte di opposizione sono divenute incandescenti  tra chi vuole partecipare alle elezioni regionali di dicembre e chi invece vorrebbe tornare in strada con le armi, nella certezza di una vittoria. Il fatto è che il chavismo li rende pazzi tanto da non capire nemmeno che dopo aver annunciato la sua fine nel mese di luglio, ora hanno perso di credibilità persino nei loro ambienti di riferimento. Per contro i milioni che formano la base popolare sperano ora che dalla Costituente nasca una riorganizzazione dello stato che permetta di lavorare e studiare in sicurezza, senza il terrore delle bombe, dei rapimenti e dell odio armato “democratico”, che la guerra economica venga vinta su basi politiche più solide. In ogni caso è ormai chiara la consapevolezza che la mobilitazione del popolo salverà il popolo dal branco folle dei golpisti e dei loro ispiratori a Washington e Bruxelles. Le capitali del caos farebbero bene a pensare alla destabilizzazione che stanno provocando in casa loro con l’assalto al welfare, la repressione, la caduta dei salari, i licenziamenti, la pracarietà a vita. Convincere le vittime di questa reazione sociale che il nemico è il governo di Maduro può sembrare ridicolo, ma è come maneggiare una bomba destinata ad esplodergli in faccia.