Oggi mi scuserete se abbandono le tristi cronache e mi dedico a una questione linguistica che potrebbe apparire marginale, ma che è invece al centro del dibattito politico, intendo quello serio, non il bailamme parlamentare. Come tutti sappiamo da molti anni, sotto l’impulso della reazione bottegaia del berlusconismo è scomparsa l’espressione Stato sociale che era in precedenza era comune per adottare l’espressione inglese Welfare, divenuta di fatto ufficiale. Apparentemente potrebbe sembrare che si tratti di una delle tante sostituzioni linguistiche che un Paese alla periferia dell’impero adotta un po’ per mancanza di fantasia, un po’ per passività indotta e un po’ per il suo soverchiante provincialismo.
Ma in questo caso se la forzatura si radica in questo terreno ambiguo, deriva però da uno specifico e intenzionale progetto: quello di eliminare un’espressione come stato sociale e l’insieme dei suoi significati in favore di una parola di contenuto molto più vago e indeterminato la quale nella sua dizione completa di Welfare State fu coniata in Gran Bretagna all’indomani della prima guerra mondiale, creandola dalla locuzione to fare well, andar bene già usata in versione sostantivante nel vocabolo farewell ossia addio. E infatti si trattava proprio di un addio al concetto stesso di allo stato sociale, ovvero di quello che agisce in favore dei cittadini e delle classi disagiate al di là delle logiche di mercato, considerando dignità e diritti come un primum della sua azione, sostituendo tutto questo con un confuso concetto di benessere che di fatto nell’accezione odierna, ovviamente americana, coincide con i benefit aziendali. Nella prospettiva neo liberista non c’era nulla di più raccapricciante dello stato sociale perché c’era lo stato che si oppone al cosmopolitismo multinazionale e c’era anche la società che com’è noto per costoro non esiste se non come organismo indifferenziato dal quale succhiare sangue e futuro, come allevamento intensivo di consumatori compulsivi. Significativamente infatti dalla locuzione è completamente stato escluso fin dall’inizio State per evitare che il concetto espulso dalla porta tornasse dalla finestra e lasciando solo Welfare che sembra fresco e moderno, ma che di per sè non significa nulla e potrebbe essere sostituito tranquillamente da fitness.
Usare la nuova parola dava poi la podsibilità di sostituire il residuale stato sociale, con stato assistenziale per la felicità dei più idioti e facendo così sopravvivere solo l’accezione negativa del concetto. La lotta di classe al contrario è fatta anche di parole, di comunicazione o assenza di comunicazione reale e naturalmente ha nell’inglese, lingua ufficiale del neoliberismo e del mercato, il suo correlativo ideale non solo per ovvi motivi imperiali, ma per la sua struttura compulsivamente sostantivante e assieme inesorabilmente contestuale. Discutere di questo ci porterebbe però lontano dal discorso che invece vuole mostrare come questa semplice sostituzione di parola sia al centro di ciò che rimane del dibattito politico perché è evidente che l’esistenza dello stato, nazionale o meno, è fumo negli occhi per i poteri reali non elettivi, dunque sottratti ad ogni sgradevole e inopportuno controllo popolare, come per esempio la Bce, la Fed, le banche centrali o anche le grandi concentrazioni finanziarie. E naturalmente senza lo stato non si può avere nemmeno il sociale, tutto è delegato al mercato.
In fondo è proprio in questo groviglio di concetti che si consuma lo psicodramma della sinistra continentale che ha in odio i Paesi, le nazioni, le sovranità (sovranismo è una parola che eviterei per le sue ambiguità) che tuttavia sono anche la base della cittadinanza, ma a causa di questa idiosincrasia deve anche rinunciare all’idea di una rappresentanza sociale che non sia solo puramente formale. Si è aggrappata anch’essa al welfare, al cosmopolitismo mercatista e a un progetto europeo che non è cosa diversa dalle piccole patrie, ma solo una loro sostituzione con il vantaggio di poter fare a meno della democrazia reale. Incapace di uscire fuori da questo maelstrom civetta con i movimenti cittadini, l’assemblearismo senza potere e rimane vittima di una concezione comune e direi cosmopolita della repressione. Forse bisognerebbe ricominciare dalle parole.
Ecco un esempio di come la borghesia di comando può togliere al popolo l’uso delle parole ad essa sgradite, anche dentro il collante della nazione, statualmente intesa come repubblica italiana
alcuni decenni fa si poteva ancora usare la parola capitalismo, non solo da parte di comunisti o di rivoluzionari, il socildemocratico ed il democristiano di sinistra ritenevano normale che il termine capitalismo indicasse una forza fonte di sperequazioni e capace di derive inaccattabili (era da poco finito il fascismo)
I riformisti ritenevano quindi che la organizzazione della società non potesse essere lasciata al capitalismo, e che ciò dovesse esser ben chiaro e senza appello ( che poi fosse fattibile o meno è altra cosa)
Ma nel tempo, le difficoltà della socialdemocrazia nel gestire il capitalismo in crisi (superabili solo con un superiore livello di socializzazione) hanno consentito all’ideologia del capitalismo di rialzare la testa, di riacquistare un dominio assoluto nella prassi e nella teoria, al punto di stigmatizzare come retrogrado neanderthal chiunque non fosse entusiasta delle virtu del Mercato e del Capitale.
La pressione, materiale e culturale, è stata talmente talmente forte da inibire qualunque critica al Capitalismo, il mantenimento un pensiero che ancora ambisse criticarne qualche aspetto doveva esprimersi solo attraverso mille cautele e tante censure, al punto che lo stesso termine di Capitalismo non si è più potuto usare liberamente, per non lederne la Maestà ed il potere prevalente gli si è dovuto sostituire qualche espressione che lo colpisse lateralmente e non nella sua essenza, ed ecco che al più si e parlato di attuale modello di sviluppo, capitalismo finanziario, neoliberismo etc. ma del signore assoluto, cosi come del dio dell’antico testamento, non si è più potuto citare il nome nè rappresentazione alcuna.
Con tutto ciò, c’entra qualcosa l’uso della lingua inglese ?
volevo solo fare presente che:
Che Guevara e Fidel Castro erano 2 nazional-socialisti ( in senso letterale e non perverso del termine…patria o muerte!) di origine borghese ( classe dominante in senso lato…)…
Cuba riesce ancora a resistere, magari malamente, al capitalismo…sicuramente reisce a resistere al capitalismo più e meglio dell’ItaGlia ( ci vorrà anche poco…).
discorso di un mito rivoluzionario comunista-socialista ALLA NAZIONE:
Bizzarri sti comunisti socialisti, che parlano di nazione e di patria, no Jorge ?
Ah… Argentina e CUba hanno in comune la lingua spagnola e condizioni storico culturali simili…e Che Guevara le considerava entrambe sue nazioni, patrie.
L’italia con L’africa o con l’est europa ha ben poche affinità.
Ancora NON sono state pubblicate le motivazioni specifiche per la non ammissibilità del referendum per l’abrogazione del licenziamento illegittimo, NESSUN MEDIA O BLOG INTERNET PARLA DI CIÒ, sembra una forma volontaria o meno di censura di questo tema, PERCHÉ ?
Fra l’altro nemmeno i siti di contro informazionje pubblkicano dette motivazioni, e nemmeno il simplicissimuss…
Sembra quasi una sorta di “omertà”, a riguardo…
un po’ di informazioni “stagionate”:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/11/referendum-jobs-act-no-della-consulta-al-quesito-sul-ripristino-articolo-18-camusso-valutiamo-ricorso-corte-ue/3309465/
secondo il mio modesto parere, è anche perchè motivazioni scritte dal più alti giudici dello stato italiano, poco si prestano a dare la colpa alla finanza internazionalizzata,. Così come ,le malefatte del neocolonialismo italiano, poco si prestano ad incolpare la finanza (a prevalenza anglosassone) . Dovremmo fare i conti col “nemico in casa” ed è più comodo farli solo con quello fuori casa
In realrà, e sempre lo stesso nemico, pur nelle tante diverse declinazioni, a noi altri, non lascerà mai niente
chi vuole, legga ( anche a riguardo dello stato sociale nazionale):
https://comedonchisciotte.org/nel-frattempo-due-applausi-per-lo-stato-nazione/
La borghesia di comando ha ampiamente dimostrato che riesce a togliere al popolo le parole con cui questo può esprimere i propri interessi, sia dentro la “nazione”, ad es. fascismo, sia fuori della nazione nel senso che dice il simplicissimus.
Anche il fascismo ha inventato parole, riti, ha permeato il senso comune con la radio dell’ italiano Marconi, che stava ai mass media tecnologici americani di oggi, e poi con canzoni etc. Il fascismo ed il nazismo hanno riesumato i miti più vetusti della “nazione” per distruggere la coscienza di classe, romanità, miti nordici che sostituivano i legami di fedeltà degli antichi germani alla politica in senso moderno (da cui il famoso Ein Volk, Ein Fuhrer)
Quello della lingua può essere solo il complemento di una opera di controllo ideologico che inevitabilmente nasce dalla sconfitta inflitta a precedenti insorgenze “di classe” o di qualunque tipo
La propria autocoscienza, mettiamo di classe, ma vale in genere, può rinascere solo a partire da da se stessi, chi la avesse a cuore dovrebbe perorarla a partire dai soggetti interessati, dall’esterno, da qualunque esterno, non arriverà mai ( c’è invece chi vuole a tutti i costi scorciatoie, magari linguistiche)
Altra cosa è perlare del concetto di nazione su altri piani di ragionamento, allora è sicuramente una bella ed encomiabile cosa
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Si è parlato di imperialismo fascista, ma anche della repubblica italiana nata dalla resistenza :
All’epoca dell’appoggio/ fomentazione italiano a Siad Barre circa l’occupazione dell’ Ogaden, specificamente ai tempi dell’appoggio esterno del Pci al governo, il PCI dovette addirittura scontrarsi con i russi, che chiedevano al governo italiano (tramite il PCI), di non fomentare tensioni in Ogaden
I Russi volevano evitare che lo scontro tra Somalia (Barre), e l’Etiopia, dove il governo rivoluzionario stava realizzando una riforma agraria estremamente radicale con alfabetizzazione di massa etc, potesse mettere in difficoltà lo sviluppo progressista dell’Etiopia (che era nel movimento dei non allineati), ovvero riaprisse una fase di intervento imperialistico dei maggiori paesi del Corno D’Africa (ciò che poi avvenne)
Da parte del Pci, Giancarlo Pajetta replicò ripetutamente ai Russi che l’ Italia aveva il diritto di continuare la sua missione civilizzatrice in Corno D’Africa, beninteso con criteri che non fossero più quelli del fascismo ma quelli dell’italia repubblicana. Il risultato lo si è visto, la distruzione della Somalia, gli “aiuti” di Craxi alla Somalia (Mangerie), 150.000 somali migrati in Italia
In relazione ai commenti su:
https://ilsimplicissimus2.com/2017/07/20/discorso-sopra-uninsalata/
https://ilsimplicissimus2.com/2017/07/18/disgraziani-di-regime/
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Erano tanti i tanti paesi che fino agli anni 70 uscivano dalla colonizzazione, inquei paesi c’era spesso ricchezza di materie prime ma latifondi di ceti religiosi e proprietari tradizionali, analfabetismo esteso etc
Se davvero si vuole risalire alle origini della emigrazione di massa, allora bisogna ricordare che tutti i nuovi governi del terzo mondo (spesso post-colonialismo, regimi bahatisti, etc) negli anni 70 volevano creare le basi dello sviluppo nei loro paesi. Erano in genere governi continuatori della conferenza di Bandung, essi furono boicottati dai governi occidentali (europei, perfino l’Italia, nessuno escluso), che sobillarono scontri in genere di tipo interetnico, e poi appoggiarono le fazioni più retrograde e corrotte, in genere appunto nelle proprie ex colonie
Spesso anche i partiti comunisti locali rimandarono riforme radicali, perchè l’Unione Sovietica aveva interesse ad un alleanza con quei nuovi governi, ma non a rivolgimenti radicali che avrebbero polarizzato lo scontro est ovest a danno dei tentativi di “distensione”
Per cui molti paesi di quel tipo , soprattutto quelli arrivati più tardi all’indipendenza, finirono nelle mani di cerchie compradore e le condizioni delle popolazioni peggiorarono perfino, inoltre la crisi che abbiamo conosciuto dal 2008 lì e arrivata prima.
Non può stupire quindi che spesso le masse oppresse di quei paesi, viste fallire tutte le altre opzioni, siano finite facile preda della propaganda islamista wahabita e non solo, i cui massimi sponsor sono, come si sa, l’Arabia Saudita e gli Usa ed Israele .
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Mi fanno quindi ridere certi “sovranisti”, che accusano taluni paesi di aver “soffiato ” all’Italia certe sue zone di influenza di otrigiine coloniale. Una volta che anche i paesi ad imperialismo debole hanno in primis voluto disgregare il progresso nelle loro ex colonie,era normale che nella competizione imperialistica, il più forte avrebbe scalzato il più debole ( era successo già con la seconda guerra mondiale.
In teoria, meglio sarebbe stato favorire il progresso e i possibili e successivi commerci con quei paesi su un piano paritario, ma il capitalismo strutturalmente deve compensare la tendenza alla caduta del saggio di profitto, quindi deve colpire all’interno i lavoratori ed all’esterno le ex colonie, il risultato lo abbiamo sotto gli occhi.
Io sono un po’ ripetitivo… l’inglese È IL LATINORUM DEL 21° SECOLO.
Io sono un po’ ripetitivo… l’inglese È IL LATINORUM DEL 21° SECOLO.
Ben vengano le considerazioni lessicali a dimostrare l’inferno occulto delle parole. Nel caso, l’incontrovertibile verità dell’analisi si sposa alla pacchianeria dell’imitazione anglosassone, completamente inutile se non fosse per i fini neanche occulti degli inventori del termine.
Del resto il ‘welfare’ e’ uno tra molti esempi. Un altro che viene in mente e’ l’”olocausto.” Nessuno nega che certi nazisti compirono atti e stragi orribili contro gli ebrei ed altri. Ma il termine ‘olocausto’ e’ stato coniato nel 1972 a New York, con brillante operazione economico-politica. Da una parte per sviare l’attenzione dall’annessione allo stato ebraico-razzista delle terre occupate illegalmente nel 1967 – alla faccia della risoluzione 242 dell’ONU che stipulava, appunto ,il ritorno alla Palestina della West Bank, Gaza e Sinai. Dall’altra, per tappare la bocca (letteralmente) a chi si permette di contraddire un mito di grande profitto. Al punto che tutti i 550 congressisti e senatori degli us of a, specialmente quelli non ebrei, devono tutti andare a piangere al muro del pianto a Gerusalemme, con la kippa in testa, pena la dismissione dalla loro confortevole poltrona. Senza contare che i sopravvissuti all’ Olocausto si beccano notevoli pensioni ed emolumenti da vari governi, compresi gli Stati Uniti.
La introduzione del termine olocausto , ha avuto ulteriori sviluppi, olocausto non implicava un torto al di fuori dello spazio e del tempo, a tutto imparagonabile ( poteva valere pure per gli zingari ad es)
Ciò in quanto olocausto è la parola con cui gli antichi ebrei definivano il sacrificio rituale di animali domestici a yahweh, quindi una cosa senza le caratteristiche di unicità richieste
Anzi peggio, il termine olocausto, poichè interno alla cultura religiosa, e dalle chiare connotazioni espiative, rafforzava una idea di certi ebrei ultraortodossi, secondo i quali i crimini nazisti sarebbero stati la punizione di yahweh al popolo ebraico per il tentativo dei sionisti ricostruire il Tempio (Israele)
Ecco che per tali ragioni si è preferito da parte sionista parlare di Shoah, meglio rispondente alla bisogna. Il sionismo, si sà , è un movimento nazionalista, nato con gli ultimi del 1800, e quindi come questi tra i più aggressivi , cosa che spesso capita ai Last Comer cui gli altri hanno già tolto spazio è possibilità
A mio parere, sarebbe inesatto associare tutto il popolo ebraico al sionismo, anzi durante il nazismo i sionisti hanno collaborato con i nazisti, ed ai danni degli ebrei detti spregiativamente assimilazionisti (quelli che volevano vivere nella nazione che da generazioni li vedeva presenti)
Ben Burion, ma un po tutti i coevi leader sionisti, usarono anche il denaro delle donazioni internazionnali pet salvare solo gli ebrei sionisti, lasciando nelle mani dei nazionalsocialisti quelli che avrebbero voluto essere accolti da altre nazioni ma non andare in Israele.
Data questa impostazione ideologica, i sionisti al potere in palestina fecero di tutto per distruggere la collaborazione e solidarietà di classe tra proletari palestinesi ed ebrei, che dava luogo a poderose lotte ed ampie organizzazioni di classe, il risultato è l’attuale stato razzista di Israele (con lobby relativa), indubbio correlato degli interessi capitalistici in quella regione petrolifera, insieme alla monarchia saudita etc.
ad es, si vedano in merito gli studi dello storico Ilian Pappe, un ebreo non sionista che è dovuto fuggire da Tel Aviv dove insegnava storia ed andare credo negli Usa, ma anche Norman Finkelstein, e tanti altri ebrei non sionisti (nel mondo sono spesso popolazioni ostracizzate)
“anzi durante il nazismo i sionisti hanno collaborato con i nazisti”
perché erano e sono in qualche modo affini ai nazzisti o fascisti, non ai nazionalisti.
“In fondo è proprio in questo groviglio di concetti che si consuma lo psicodramma della sinistra continentale che ha in odio i Paesi, le nazioni, le sovranità (sovranismo è una parola che eviterei per le sue ambiguità) che tuttavia sono anche la base della cittadinanza, ma a causa di questa idiosincrasia deve anche rinunciare all’idea di una rappresentanza sociale che non sia solo puramente formale. ”
Fra il serio ed il faceto questa la si potrebbe dedicare a Jorge.
yahweh
Mi piace cio’ che hai scritto, tra l’altro non conoscevo il termine assemblearismo quindi grazie per aver ampliato i miei orizzonti. Ciao,65Luna