Sul dramma della migrazione non pesa solo l’ipocrisia che rende impossibile parlare di cause, ma da molti anni c’è uno scontro ridicolo e includente tra due contrapposti estremismi mitologici entrambi decisi a farsi beffe della realtà e dunque a non agire efficacemente su di essa: da una parte abbiamo il buonismo secondo il quale bisogna accogliere senza se e senza ma, che i migranti non tolgono alcun lavoro agli italiani se non quelli che essi non vogliono più fare, che sono una necessità per pagare le pensioni e supportare la demografia a picco del Paese. Dall’ altra l’idea che gli immigrati siano delinquenti e/o terroristi, uomini che dovrebbero pagare con la riduzione in schiavitù l’accoglienza, gente che viene a sommergere la nostra inesistente cultura già da tempo svenduta , che ruba i posti e il welfare agli italiani, che costa un’enormità.
Naturalmente entrambe le tesi hanno stralci di vero e di falso, di buono e di marcio ma entrambe, anche citate nella loro forma più popolare, nascondono errori ed orrori precedenti all’inizio della migrazione stessa, al sentiero interrotto in cui il Paese si è ficcato definitivamente negli anni ’80. Da una parte abbiamo una sinistra che ha trasformato in accoglienza acritica, così come in europesimo senza condizioni afflati internazionalistici privi ormai di soggetto (vedi internazionalismo proletario), non sospettando nemmeno che l’arrivo di eserciti di riserva sarebbe stato funzionale all’erosione dei diritti del lavoro e alla caduta dei salari ed è apparsa complice di questo ai certi popolari. Dall’altra abbiamo una xenofobia strapaesana e delirante sfruttata senza vergogna proprio da quelli che si ergono a improvvisati difensori della stirpe e della sua cultura per imporre la precarietà a tutto campo e dunque garantire i loro profitti.
Purtroppo i dati in possesso di chiunque voglia leggerli parlano di una realtà parecchio diversa da quella delle mitologie degll’immaginario: si che esistono gli eserciti in mano ai caporali di ogni tipo, ma il fatto è che secondo l’Istat il 6,7% dei lavoratori stranieri opera in mansioni qualificate e tecniche, il 28,3% come impiegato e addetti al commercio, il 29,3% come operai qualificati o artigiani e solo il rimanente, ovvero poco più del 37% in attività dequalificate. Sebbene questi numeri siano in parte da verificare sul campo essi ci dicono che gli immigrati non svolgono solo e soltanto attività complementari che gli italiani non vogliono più fare, ma li stanno sostituendo in una misura superiore a quella che ci si aspetterebbe dal calo demografico il quale peraltro a sua volta è in gran parte dovuto anche alla progressiva precarizzazione. Il problema vero è che l’immigrazione di massa è calata come un maglio su un Paese già devastato a partire dagli anni ’70 da patti scellerati non scritti, ma scolpiti nell’azione politica e amministrativa reale che hanno favorito la crescita di miriadi di attività a basso contenuto conoscitivo, ripetitive, la cui competitività non era collegata tanto alla qualità dell’offerta quanto ai fattori opachi che ben conosciamo: contatti impropri tra pubblico e privato, spirito di camarilla, evasione di fatto tollerata e successivamente solo arginata con strumenti che in realtà ne regolavano solo la portata.
Tutto questo ha forse portato qualche punticino di pil, ha permesso crescite nominali, ma ha anche favorito l’affermarsi si un’economia quanto mai fragile che una volta cominciata l’opera di deindustrializzazione con lo smantellamento dell’Iri e il via libera alle concentrazioni private per la manomissione dei diritti del lavoro, ha man mano perso il patrimonio di conoscenze che in qualche modo sostenevano anche la parte di mondo meno attrezzata. Purtroppo quando i nodi sono venuti al pettine con la vicenda di mani pulite, dopo una breve stagione di esultanza emotiva e qualunquistica, il Paese ha deciso di continuare sulla medesima strada, rafforzandola anzi con la consacrazione di un grande corruttore. Così adesso ci troviamo anche con un’immigrazione che man mano sostituisce saperi e iniziative di livello pienamente attingibile dai nuovi arrivati e a fronte di ritorni economici molto più modesti di quelli attesi dagli italiani almeno fino a qualche anno fa. Quando Berlinguer parlava di questione morale certo puntava il dito sui partiti, che di fatto avevano favorito lo stato di cose che si andava creando, ma avendo in mente le conseguenze che avrebbe avuto sulla società italiana: certo non immaginava che il tonfo dell’Urss fosse così vicino, non poteva prefigurarsi le migrazioni di massa indotte dagli effetti della globalizzazione liberista, ma il suo discorso ha ricevuto una conferma nella sostanza, anche se non nelle forme attese.
Di certo le proteste contro l’immigrazione massiccia sono meno ingiustificate e gratuite di quanto generalmente non si voglia far credere, ma per motivi che a loro volta sono in qualche modo incofessabili e che trovano peraltro una conferma indiretta in tutto il giro d’affari sui migranti o nella grottesca difesa leghista del crudo e caprino contro il kebab che è stata una delle più pittoresche idiozie che abbiano attraversato il Paese. Così adesso ci troviamo a raccogliere i cocci.
Scrive Simplicissimus : da una parte abbiamo una sinistra che ha trasformato in accoglienza acritica, così come in europesimo senza condizioni afflati internazionalistici privi ormai di soggetto (vedi internazionalismo proletario),
Giusto, però bisogna capire cosa è la sinistra, si tratta della mano sinistra del capitale, il centrodestra è la mano destra dello stesso. Opzioni diverse solo in apparenza, anzi, il capitale privilegia la sua mano sinistra.
E per questa sua intrinseca natura di mano sinistra del capitale che la sinistra è buonista, a favore della accoglienza acritica, laddove se fosse minimamente sinistra per risolvere il problema dei migranti (e non solo) consentirebbe sì alla libera circolazione degli uomini ed entro larghi limiti delle merci, ma assolutamente si opporrebbe alla libera circolazione dei capitali.
Infatti, oltre che le guerre citate dal simplicissimus, è la libera circolazione dei capitali che distrugge le economie dei paesi scarsamente sviluppati (il pesce grande mangia quello piccolo), proprio per questo avvengono le migrazioni di massa.
Se non ci fosse la libera circolazione dei capitali, la libera circolazione degli uomini allocherebbe questi stessi nel modo a loro più utile in termini di salario ed in termini più complessivi, Oltre un certo limite, meglio lavorare per l’industria nordafricana (è esistita), che andare in olanda a calmierare le paghe ed anche le proprie.
La libera circolazione delle merci, parziale per lasciare alle industrie deboli il tempo di adeguarsi, sarebbe il correlato necessario alla libera circolazione degli uomini, questo punto i vantaggi ci sarenbbero per i lavoratori anche nella loro veste di consumatori, salvando il meglio della retorica liberista
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Per quanto riguarda l’italia, anche le statistiche sono terreno di scontro politico, ed ancora di più le loro interpretazioni. Diversamente dal simplicissimus, ecco cosa dice laura linda sabbadini, che dell’istat è stata dirigente ed è più o meno la maggiore eminenza statistica d’italia (vedi pagina facebook periodo 2016)
…… mentre i posti scendevano nell’industria, nell’edilizia, nel commercio, gli occupati stranieri aumentavano invece nei servizi alle famiglie e nella ristorazione: riecco la domanda inevasa. L’evidenza dei numeri non solo conferma l’utilità della forza lavoro immigrata, ma smonta un altro falso mito, ovvero la presunta spinta al ribasso dei salari. Nei dati il fenomeno emerge solo nei primi tre mesi: le retribuzioni medie degli emersi fanno scendere di circa il 16 per cento il salario delle imprese che li regolarizzano, in meno di un anno quel gap si chiude
Inoltre, i rapporti istat certificano che sono in diminuzione sia gli immigrati stabiizzati, sia quelli di nuovo arrivo, ovviamente preferiscono andare in paesi piu ricchi dell’italia, ormai emigrano anche gli italiani.
Probabilmente, il simplicissimus doveva pagare pedaggio all’opinione sovranista, per farsi da questa ascoltare, e per poter con essa interlocuire (vizio italico). Subito dopo, infatti, il simplicissimus scrive le cose cose molto serie e stimabili che ho commentato
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Il problema vero però, e che l’avanzare della crisi irresolvibile del capitale, alla lunga rompe ogni schema di gioco, anche quello riformista sopra prospettato. Così come ha rotto quello neoliberista, non è che i neoliberali volessero proprio il caos attuale, piuttosto intendevano creare in ogni stato una minoranza di stranieri che svolgesse le mansioni peggiori per consentire agli autoctoni i meglio remunerati lavori nei servizi qualificati, nella finanza etc, ovvero quelli del futuro.
Il liberalismo, ed il liberismo o neo se si vuole, nasce nella classe superiore inglese coloniale che rispetto alla aristocrazia feudale che la negava voleva la libertà di accumulare o comprare terre, ma oltre un certo limite non può coltivarle il proprietario, è quindi intrinseco nel libarismo l’idea di uomini di serie B che lavorino per la classe superiore (liberismo reale). Da cui l’idea liberista dei nostri tempi per cui gtli uomini colorati fanno i sub-lavori ed gli europei servizi qualificati e similia
La crisi inevitabile del capitale restringe l’economia, ovunque masse di uomini sono superflui alla valorizzazione del capitale, ed alla lunga salta tanto lo schema minimamente ma davvero di sinistra quanto quello deliberatamente neoliberista
Per cui i migranti bisogna accoglierli nella comune lotta di classe (il Simplicissimus usa spesso l’espressione “lotta di classe a rovescio” ma poi avrebbe pudore a parlare di quella vera)
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Il Simplicissimus usa spesso l’espressione “lotta di classe a rovescio” ma poi avrebbe pudore a parlare di quella vera (indole schettina)
Molto convincenti queste parole di Iorge
la libera circolazione dei capitali che distrugge le economie dei paesi scarsamente sviluppati (il pesce grande mangia quello piccolo), proprio per questo avvengono le migrazioni di massa.
Se non ci fosse la libera circolazione dei capitali, la libera circolazione degli uomini allocherebbe questi stessi nel modo a loro più utile in termini di salario ed in termini più complessivi, Oltre un certo limite, meglio lavorare per l’industria nordafricana (è esistita), che andare in olanda a calmierare le paghe ed anche le proprie.
La libera circolazione delle merci, parziale per lasciare alle industrie deboli il tempo di adeguarsi, sarebbe il correlato necessario alla libera circolazione degli uomini, questo punto i vantaggi ci sarenbbero per i lavoratori anche nella loro veste di consumatori, salvando il meglio della retorica liberista
A proposito del suicidio culturale e demografico dell’Europa dovuto alla transumanza biblica da Asia e Africa….
La destra, diciamo ‘d’antan,’ attribuisce la colpa… a Marx, etichettando i fenomeni di cui la transumanza e’ uno, quali esternazioni del “marxismo culturale” – che a mio avviso non e’ ne culturale, ne’ marxista.
Si tratta della “Scuola di Francoforte”, o “Critical Theory”, sorta degli anni 20 del ‘900, poi trasmigrata negli us of a, e capitanata da “bei” personaggi come Marcuse, Adorno etc.
Riassumendo all’osso, la Critical Theory rovescia, critica e rivolta ogni aspetto della società. E sostituisce l’oppressione economica, criticata da Marx, con l’oppressione tout-court, tramite salti concettuali che definire pindarici sarebbe eufemistico. Esempio:
Bianchi = oppressori -> non bianchi = oppressi. Rimedio, “diversity” – vale a dire transumanza biblica dal terzo mondo per mettere i bianchi in minoranza.
Eterosessuali, oppressori -> omosessuali, oppressi. Rimedio: promuovere l’omosessualità, la sessualità individuale non essendo che una super-struttura culturale.
Maschio che si ritiene tale, oppressore, -> transgenders, oppressi. Rimedio, promuovere il transgenderismo.
Cristianesimo =oppressori, Islam = oppressi. Rimedio, l’islamizzazione dei paesi cristiani.
La chiesa cristiana = oppressiva. Islamismo = religione di pace (alla faccia dei terroristi)
E dalle “idee” di Adorno…
Il senso della famiglia, la cultura ispirata dal cristianesimo, ruoli sessuali tradizionali, un attaccamento alla propria nazione sono tutti sintomi di oppressione – tutti fenomeni patologici da eliminare gradualmente e con determinazione.
La casistica è enorme. Ma tanto per dare un esempio…
Chi non vuole vivere in una zona occupata da maggioranza islamica e’ un islamofobo(a).
La contro-situazione si vede spesso in Inghilterra, dove intere aree cittadine si sono trasformate in enclavi pakistane, nigeriane etc. Dove gli abitanti piu’ sfegatati dichiarano che tra vent’anni il Pakistan controllerà demograficamente e politicamente l’Inghilterra. “Verremo tutti qui”, dice un paki-tribuno in un video facilmente trovabile in rete – fotteremo gli inglesi. “In questo caso, non è “anglofobia” ma “multi-culturalismo.”
Ci vuole una vita per leggere Marx, tralasciando che bisogna essere in perfetta salute per leggerlo, lui e il suo amico spirituale Hegel. Ma per quel che ho letto, in Marx sta roba non l’ho mai trovata. Quindi lo spurio di nome, ma autentico di fatto “marxismo culturale,” non e’ che una deprimente forma di guerra permanente fra gruppi (ancora al momento) minoritari, ma definiti come oppressi.
Peraltro, l’etichetta “marxismo culturale” e’ anche un modo per occultare lo scopo oggettivo della transumanza – come dichiarato apertamente dal fondatore dell’Unione Europea – la meticizzazione e l’eliminazione di culture e linguaggi nazionali per far posto a un’unica razza meticcia, comandata dal popolo eletto – (invito sempre a leggersi la traduzione, recentemente trovabile in rete, di “Praktischer Idealismus” di Coudeneuve-Kalergi).
Per concludere, la “sinistra” ci sguazza e la sempre piu’ irrilevante “destra” tradizionale stravolge i fatti per comprovare un’ideologia, e si rifugia in un anti-marxismo ideologico, che, per ragioni facilmente deducibili, fa il gioco del nemico (dell’umanità non talmudica).
L’ha ribloggato su terzapaginae ha commentato:
gli immigrati non svolgono solo e soltanto attività complementari che gli italiani non vogliono più fare, ma li stanno sostituendo in una misura superiore a quella che ci si aspetterebbe dal calo demografico il quale peraltro a sua volta è in gran parte dovuto anche alla progressiva precarizzazione.
@Jorge
Ecco come gli americani risolvono il problema dell’inflazione dovuta all’emissione straordinaria di moneta, in termini di “politica economica-monetaria” :
https://it.sputniknews.com/opinioni/201707164766602-yuan-vorrei-ma-non-posso-sostituire-il-dollaro/
“nella grottesca difesa leghista del crudo e caprino contro il kebab che è stata una delle più pittoresche idiozie che abbiano attraversato il Paese”
Nonché da anche la misura dello stato politico economico del paese.
” motivi che a loro volta sono in qualche modo incofessabili ”
ecco , di cose inconfessabili, in itaGlia ce ne sono, probabilmente a palate… questo è un problema.
per farla breve abbiamo la natura di un paese colonizzato, e si vede da molte , moltissime cose.
“la natura di un paese colonizzato” e perdente, direi.