Mussolini nuota a Roma - 1934Quelle belle faccione di democratici nostrani che da innumerevoli anni campano di potere o di ossequio al medesimo talvolta palese molto più spesso opaco se non occulto, quelle paffute icone che da decenni in televisione e nei giornali hanno appoggiato ogni via di ritorno alla destra fingendo di essere amici del popolo  o testimoni della sinistra, che spesso blaterano sulla post verità del web, sono diventati fascisti balneari. E’ straordinario come la decisione del prefetto di Chioggia di chiudere un bagno in cui si faceva apologia di fascismo, abbia suscitato in questi cuoricini, una sacrosanta indignazione in nome della libertà di opinione e di espressione.

Ora bisogna avere pazienza e sopportare un attimo quelli che ancora inneggiano al fascismo dall’inguaribile piccolo borghese che pensa di essere campione di libertà difendendo il patetico bagno nero al giornalista pirandellianamente in cerca di padrone. Sopportiamo perché forse questa posizione favorita dal gran caldo ha un significato che va al di là del fatto in sé. Innanzitutto questi signori hanno dimenticato che esiste una legge che colpisce l’apologia del fascismo e che recita: “Chiunque, pubblicamente esalta esponenti, principii, fatti o metodi del fascismo oppure le finalità antidemocratiche proprie del partito fascista è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 500.000. La pena e’ aumentata se il fatto è commesso col mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione o di propaganda”. Quindi l’atto del prefetto non presenta alcuna illegittimità e se a questi signori non sta bene una normativa che sembra contrastare con la stessa libertà di espressione che poi vorrebbero limitare nel web, allora facciano apertamente una battaglia per cambiarla invece di dedicarsi alle guerriglia estiva. Certo eliminare la legge significa prendere una posizione netta, argomentarla seriamente senza lasciarsi aperta ogni possibilità di anguilleggiare ambiguamente con la cronaca. Non si possono buttare lì cavolate come ad esempio la ovvia contrarietà a punire legalmente il negazionismo che è di natura formalmente diversa dall’esaltazione di un regime: ufficialmente si tratta di tesi storiche che riguardano l’olocausto ma che non si presentano di per sè come elogio del nazismo. Tutti sappiamo che al fondo c’è l’adesione a una  follia che si vorrebbe assolvere, ma essa rimane appunto nascosta non palese, si traveste da argomentazione e come tale non si presenta direttamente come panegirico e offerta politica per quanto anacronistica possa essere.

Ciò che ha suscitato indignazione in questi libertari da spiaggia è il fatto che per una volta sia stata applicata una legge che si dava già per sepolta nell’oblio della noncuranza: ricordiamo il sacrario a uno dei più squallidi, incapaci e codardi macellai di regime, il maresciallo Graziani, non solo permesso e finanziato, ma addirittura così strenuamente difeso dall’establishment “grigio” da portare a un processo contro chi lo aveva imbrattato con scritte antifasciste. O per rimanere in zona veneta  basta citare l’esempio di Rubano, provincia di Padova, quando in occasione delle elezioni comunali i muri furono tappezzati da manifesti inneggianti a Fascismo e libertà meraviglioso ossimoro italiota,  per non parlare della cittadinanza onoraria a Mussolini concessa da Vittorio Veneto. Tutto si può fare insomma tranne che mettere in crisi l’ipocrisia nazionale per cui la repubblica è ufficialmente democratica e antifascista ma poi permette ogni forma di fascismo. Comprese quelle messe in atto dall’antifascista d’occasione Renzi che da Buxelles a Chioggia non perde occasione di voler sembrare ciò che non è e non potrà mai essere, per raccattare i voti che fuggono.

Del resto che ci si può aspettare da gente che da molti decenni si è vista di fatto regalare le concessioni demaniali marittime per pochi spiccioli ( mediamente 10 euro a giorno al Nord, molto meno altrove) a fronte di spiagge che incassano circa 600 mila euro a stagione (il calcolo è fatto su 2000 metri quadrati di arenile), ma che dichiarano 14 mila euro di fatturato in media. In breve 100 milioni dati allo Stato a fronte di 10 miliardi incassati ufficialmente,(27 reali) ma riguardanti esclusivamente la gestione di spiaggia e dunque non bar, ristoranti e quant’altro. A prezzo tra l’altro di una cementificazione orrenda che copre ormai i due terzi delle coste del Paese. E’ questo il fascismo concreto di un Paese che ovviamente nemmeno con quello passato vuol fare i conti e anzi vi civetta: ed è probabilmente anche questa libertà di speculazione selvaggia alle spalle dei beni di tutti, quella di cui parlano gli illustri chiosatori.