CONTROLLI  LOCALI  PIAZZA SANTA  GIULIAE’ facilissimo infinocchiare la gente mettendole addosso la paura del terrorismo per evitare che abbia paura del proprio futuro ed è ancora più facile depistare e castrare il disagio sociale sventolando di fronte al toro la mantiglia rossa dell’immigrazione. La soluzione del nemico esterno per nascondere quello interno è una soluzione vecchia come il mondo e funziona così bene che nessuno sforzo è tralasciato per coltivare il terrore e al contrario nemmeno il minimo sforzo viene prodotto per affrontare i problemi dell’immigrazione, lasciando tutto alle ignobili ruberie, allo schiavismo in pectore o alle opposte retoriche del buonismo e cattivismo.

Ma una cosa il potere non può davvero permettersi di fare: quella di colpire i circences grazie ai quali riesce a rendere sopportabile la progressiva sottrazione di panem. Ciò che è successo a Torino in piazza Santa Giulia parla chiaro: quelli che fuggono disperati per lo scoppio di un mortaretto evocante un terrorismo che finora in Italia non ha nemmeno colpito, il folle terrore che spinge a calpestare altri esseri umani, rimangono più meno gli stessi che invece sono ben decisi a resistere sugli spalti della movida. Gli puoi togliere lavoro, futuro, pensioni, diritti, puoi sfruttarli a sangue sostenendo che lo vuole il mercato, ma guai a togliergli la birra o il maxischermo, il relax vestito e confezionato dagli spot, l’apatia epicurea che sfocia nell’edonismo spicciolo dello sballo, la rinuncia al fare e alla storia per la futilità della tendenza  Era questa la grande promessa che il neoliberismo affacciava già alla fine degli anni ’70, quella che ha messo fine a una stagione politica e che nel tempo è diventata sempre più incerta e modesta, di fatto ancora possibile solo grazie al grasso accumulato in precedenza.

Due generazioni almeno sono vissute in questa penombra, nelle sue incarnazioni variegate  e adesso di punto in bianco non si può certo pensare di far saltare questo patto col diavolo occupando militarmente i luoghi e i momenti dove si consuma il magro salario dell’adesione supina a un modello, magari con la scusa dei venditori di birra abusivi, non si può manganellare tra i dehor dei bar nati negli anni per fare della piazza una sorta di luna park, dove tuttavia siedono coppie, famiglie con bambini e non certo insorgenti di qualche tipo. Per questo l’azione poliziesca in cui si rivela, tra l’altro tutta, l’incontenibile frustrazione della bassa forza è stato un clamoroso errore del sindaco e delle altre autorità di governo nel tentativo di rimediare agli errori della serata della coppa campioni. E’ forse la prima compiuta espressione della logica imposta dal decreto Minniti che affida alla repressione più greve e grossolana la gestione politica e amministrativa della società e la quale mostra i suoi effetti al di là dei cortei o delle manifestazioni, aggredendo anche i tavolini dei bar.

Che la repressione sia una caratteristica ormai debordante della società europea non c’è dubbio, ma i fatti di piazza Santa Giulia dimostrano una straordinaria incapacità di governo perché al di là delle pecche evidenti di un’ordinanza diciamo così messa insieme da dilettanti, mette allo scoperto un uso della forza a prescindere che non può essere giustificato da ragioni o pretesti  di vario genere e che si accanisce contro l’edonismo spicciolo sul quale il potere fa grande affidamento per evitare contraccolpi alla sottrazione di democrazia e di libertà che attua quotidianamente. E anche per contenere la rabbia per un devastante sistema di latrocinio organizzato in cui si sustanzia l’essenza di un ceto politico subalterno.

Certo quello di Torino potrebbe essere un piccolo episodio se non rivelasse l’arroganza di un potere che ormai si sente così sicuro o così confuso da essere tentato di rompere il patto e intervenire sui circenses, uno dei livelli da cui è composto il consumismo. Dopo aver fondato tutto sulle libertà individuali, non si può minacciarle in maniera così brutale, così futile e clamorosa anche se esse non sono più così funzionali al nuovo ordine:  forse è il segno che le contraddizioni stanno scoppiando come le bolle finanziarie.