Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non avevamo bisogno dell’ascesa al trono di direttore generale della Rai di Mario Orfei per essere certi di non poter più aspirare a una informazione obiettiva e trasparente, come ci si aspetterebbe da un servizio pubblico.
Non ci serviva l’investitura di un fedele servitore del regime, uno che detesta i referendum, siano sull’acqua bene comune, sia quello di “riforma” costituzionale, sopportato e propagandato solo in funzione di plebiscito bonapartista in appoggio al passaggio da reuccio a despota assoluto del suo referente, cui deve quest’ultima promozione peraltro benedetta da tutto l’arco del partito unico nel consolidamento della comunicazione unica e che nel totale giubilo festeggia la nomina dell’uomo giusto al posto giusto, la virtù premiata di un eccellente professionista, di una straordinaria competenza, di un eccelso talento per bocca, unica anche quella, di Meloni, Gasparri, Brunetta, Guelfi, Romano e così via. in segno di grata riconoscenza per uno dei più solerti facilitatori di festose comparsate, ubique presenze in talkshow, alacri passaggi di porte in porta, sollecita diffusione di tweet e stati in dinamica sostituzione delle vecchie veline dell’agenzia Stefani, superate ormai da un esercizio costante di manipolazione, mistificazione, omissione, censura secondo una volontà e un costume unici pure quelli.
Sapevamo già prima di questo sfrontato atto di forza che l’informazione privatizzata agisce al servizio della menzogna, delle divinità del mercato e del dovere di consumare ideologie, valori, prodotti, dell’obbligo di comprarsi e bere le bottigliette commercializzate dalle fabbriche del falso, della “politicanza” che avvilisce e esonera da ogni ruolo la politica della vita, che si è data il compito di scavare sempre di più la voragine che separa chi ha e possiede e esige sempre di più da noi, desinati ad avere e a contare sempre di meno, esclusi dalle decisioni grazie all’egemonia della mistificata astrazione sulla realtà. Basta pensare a come viene presentato ormai il lavoro, se gli stage altro non sono che volontariato gratuito e umiliante, se il telelavoro viene magnificato come innovativa opportunità e non come strumento infame per impedire la possibilità di organizzarsi e difendersi, se la celebrata indipendenza offerta da prestazioni professionali “libere” incarna la svolta contemporanea impressa al solito antico sfruttamento di dipendenti catalogati e definiti da statistiche, leggi, fisco e media come autonomi.
Siamo sempre più separati e dunque esclusi dall’origine di tutto a cominciare dalle scelte che ci riguardano, dagli alimenti che viaggiano per chilometri prima di cadere in pentola, dal militare che guida il dorme e preme il tasto che a miglia e miglia di distanza farò cadere la bomba. È quello che vogliono: sancire la lontananza remotissima delle cause dagli effetti e delle decisioni dai risultati. Perché è proprio quella che genera impotenza e quella accidiosa indifferenza che permette e autorizza l’esercizio dispotico e autoritario del potere.
E infatti ormai la limitazione dell’accesso dei cittadini alle informazioni sulle scelte che condizionano le loro esistenze avviene anche attraverso leggi e misure che riducono la portata di trattati e convenzioni internazionali volute e prodotte quando ancora non era esplicito il disegno transnazionale di abbattere democrazie colpevoli di vocazioni “socialiste”.
È quello che finisce per legittimare e autorizzare l’alienazione di beni comuni, l’esproprio di proprietà pubbliche, la svendita del territorio e del patrimonio artistico e culturale, il saccheggio delle risorse, gli attentati contro salute e ambiente.
Basta pensare ai cambiamenti introdotti in materia di valutazione d’impatto ambientale delle Grandi opere, ma non solo di quelle grandi: linee ferroviarie, autostrade, ponti e anche gasdotti come il Tap. Progressivi secondo l’ineffabile Galletti promotore di un decreto legislativo mobilitato sul fronte della indispensabile “semplificazione” delle procedure che ostacolano la crescita e l’iniziativa privata. Peggiorativi per chi ne individua i contenuti che segnano un non inatteso ritorno alle opacità e alle dinamiche della Legge Obiettivo, uno dei trofei nel curriculum del governo Berlusconi.
Basta pensare a quello che sta accadendo intorno alla realizzazione del nuovo aeroporto di Firenze, alle sempre più assatanate pressioni dei promotori che esigerebbero dalla Commissione Via e dal Ministero di autorizzare l’incarico per l’Enac, ente proponente, di controllore della realizzazione del progetto e anche del suo stesso operato, secondo il regime instaurato con il Mose a Venezia, e che non vogliono l’istituzione di un molesto Osservatorio indipendente che monitori l’impatto dell’opera e della sua esecuzione.
Basta pensare che le Nazioni Unite hanno accolto le relazioni delle Ong che hanno denunciano il governo del Malawi che non ha preso le misure necessarie per proteggere i diritti e i mezzi di sussistenza delle persone che vivono nelle comunità danneggiate dai progetti di sfruttamento minerario. Ma pare che Onu e Ue non si siano accorti di quello che succedeva e succede a Taranto, a Broni, a Casale e in tutti quei posti dove la gente non sa nulla del destino che le è riservato salvo la condanna a un unico “diritto”: la fatica in cambio della salute e ormai nemmeno quelle.
Non consola che nelle tenebre che avvolgono le decisioni e le scelte e nell’astensione di chi avrebbe l’incarico di indagare e conoscere per informarci, ci si debba affidare e a male fatto, ai tribunali, ormai guardati con sospetto (ne ho scritto recentemente qui: https://ilsimplicissimus2.com/2017/06/04/tar-tassate-il-guappo/)m ), vituperati e obiettivi di indilazionabili “riforme”, siano i Tar che impongono il rispetto della legge sulla nomina dei direttori di importanti musei o che annullano il decreto che scippava l’anfiteatro Flavio e i Fori al comune di Roma e alla Soprintendenza speciale, per concederlo ai son et lumière da avanspettacolo tra musical e tenzoni tra gladiatori in attesa dei leoni, sia la Corte che bacchetta le riforme renziane e pure la sfrontata legge regionale della Campania che consentiva di ottenere il titolo abilitativo in sanatoria per gli interventi che erano stati realizzati senza permesso, “ma che per le loro caratteristiche risultassero conformi al Piano Casa”, estendendo la sanatoria agli abusi.
È una fatica, ma pare che dobbiamo diventare giudici, degli altri e di noi stessi.
come funziona il capitalismo in america, chi vuole, legga:
https://comedonchisciotte.org/vladimir-putin-the-most-powerful-person-in-the-world/
ah, Jorge, tra i capitalisti itaGliani all’ ammeregana probabilmente, c’è il vizio , dopo aver fruito dei benefici a livello fiscale, giustificati dal fatto che sono imprenditori e devono subire il rischio di impresa ( nel capitalismo la mitica concorrenza…), in fine detto rischio di impresa alle prime avvisagli lo scaricano sui lavoratori licenziando in massa o minacciando di farlo per avere ulteriori facilitazioni e favori dallo Stato, naturalmente a SPESE DEL CONTRIBUENTE E DEI LAVORATORI PERLOPIÙ… ah , la mitica concorrenza di mencato, ah gli investimenti che costano troppo… meglio farli pagare ai lavoratori, che investano loro nell’attività di impresa perbacco, magari con lo stipendio da 1000 euro al mese, che i profitti anche extra, è chiaro spettano al Prenditore.
@Jorge, le aziende itaGliane sono mediamente sotto capitalizzate rispetto alle altre aziende dell’occidente..
altro che eccessivi conti degli investimenti, i Prenditori itaGliani manco il capitale ci vogliono mettere.
@ -anonimo-
il sistema capitalista, come il singolo capitalista, corrisponde alla fase predatoria dell’umanità, cosi più o meno diceva Einstein in un suo scritto che ho postato di recente
Credo che lei si riferisca a questo, e sono perfettamente d’accordo, in effetti la concorrenza di cui parlo nel “commentare” il capitale non è quella che ha in mente uno studente della bocconi intriso di ideologia (non per colpa sua). Ne quella che secondo l’anti-trust è lo standard del capitale, che a volte deroga leggermente per cui bisogna dargli ogni tanto qualche simpatico “buffetto”
La sregolatezza di cui lei parla fa parte essa pure della concorrenza,
la concorrenza capitalistica è come minimo quella “regolata” tanto vantata dai mass-media di regime, ma attraversa (a seconda delle condizioni storiche), tutta la gamma peggiorativa possibile fino alla guerra.
La guerra, è la forma estrema di concorrenza tra capitali, nella seconda guerra mondiale erano in concorrenza i capitali angloamericani con quelli dell’asse e dei suoi alleati. Ma anche la concorrenza “regolata” o “bocconiana” (Monti) è sinonimo di sfruttamento, il lavoratore non va mai oltre la sussistenza o poco più, comunque è precario anche quando ha un contratto regolare (questo non lo tutela se l’azienda va male)
Il fatto è che l’avidità, è una caratteristica soggettiva e personale, quindi qualcosa a cui un soggetto può darsi o moderare, o addirittura eliminare, ha almeno una certa libertà di farlo. Un buco nero che ingloba mostruose quantità di materia non può mitigare o eliminare questo inglobamento ovvero non ha la libertà di decidere . Alla stessa maniera, il sistema capitalista, e soprattutto il singolo capitalista, non può scegliere di essere meno avido, perché soccomberebbe rispetto ai concorrenti che la propria avidità non la limitano
Ecco perchè la avidità a rigore non può essere riferita al sistema capitalistico, perchè lascia intendere che il comportamento avido è la patologia del capitalismo, laddove basta sostenere i capitalisti “normali” che evitano la avidità per risolvere tutti i guasti sociali, gli effetti che negativi che si manifestano a livello politico e sociale . Ed eccoti assolto e salvato il sistema capitalistico in quanto tale
Non a caso, ferruccio de bortoli, direttore del sole 24 ore, nel numero relativo ai giorni dei crolli di borsa del 2008, titolava a caratteri cubitali proprio con la parola avidità (comunque usava questo concetto). Era la sua spiegazione della dinamica antisociale del capitalismo, utile a non mettere in discussione il sistema che di fatto voleva assolvere e far perpetuare, ma solo il comportamento soggettivo di alcuni capitalisti (avidità)
Grazie comunque, ha fatto emergere una cosa importante, la concorrenza, quando si vuole esaminare seriamente il capitalismo, non è quella ideologica di cui parla ad es mario monti e con cui i capitalisti si sciacquano la bocca
Non mi dilungo, ma i cartelli non eliminano la concorrenza se non quella di cui parlano i bocconiani, quella che abbasserebbe i prezzi per i consumatori (infatti piu che altro è una stronzata salvo certe condizioni storiche che oggi non esistono più). Ma la concorrenza capitalistica è un fenomeno più complesso, i cartelli non eliminano altri livelli di concorrenza (studi di baran e sweezy) e spesso sono propedeutici alla guerra
P. S. Non trovo più il link di un articolo da Lei postato su chi parla di teorie economiche idealisticamente prescindendo da analisi di classe reale, se ha tempo lo ri-linka ? Questa cosa della avidità comunque nasceva in un’altro post della Lombrosa, non in questo tra l’altro molto coinvolgente
“l’avidità è propedeutica all’accumulo del capitale”
cioè al sistema capitalistico, al capitalismo.
Lei fa notare la necessità di fondare un nuovo sistema economico e non crematistico-predatorio come quello attuale,e lo dice per i danni che l’avidità insita nel sistema capitalistico ( la chiami pure concorrenza laddove esista per davvero, sicuramente non perfetta…), fa danni enormi, guerre comprese, derivanti magari dall’imperialismo altra manifestazione del capitalismo come avrebbe detto Rosa Luxemburg … teorizzare una crescita economica infinita altro non è che la manifestazione di un avidità infinita, sotto certi aspetti.
@Jorge
Le ripeto , episodi di capitalismo meramente predatorio ed avido si possono ravvisare nei casi banca etruria e Monte dei Paschi di Siena ( ed in moti altri casi…), che poco c’entrano con i dettami della teorie di mercato, c’entrano i più con avidità e corruzione.
Le regolazioni di mercato secondo teorie neoliberiste dono diverse da regolazioni del mercato secondo teorie keynesiane ad esempio.
Poi , che di questi anni sia difficoltoso implementare politiche keynesiane, questo è un altro discorso… probabilmente, come dice Lei il sistema capitalista di mercato ( o simile…) sta arrivando al capolinea.
chi vuole, legga:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/97818/ma-il-fascismo-non-era-vietato
“speravo fosse chiaro che avidità, smania di accumulazione, sono caratteri dell’autobiografia del capitalismo”
il sistema capitalistico si fonda sull’accumulazione, più abbondante possibile ,e possibilmente sregolata, del capitale…
è fondato cioè in termini non economici ma “politico-sociali” sull’avidità, questo dovrebbe essere chiaro anche a Jorge.
Dire che il capitalismo si fonda sull’avidità, non è moralismo o approccio etico, è un approccio che parte dalla costatazione degli effetti che si manifestano a livello politico sociale in un sistema capitalista orientato all’accumulazione ( fosse anche ai fini di investimento frenetico per rimanere in un “mercato perlopiù dominato da oligopoli-monopoli, con vari gradi di collusione fra gli attori del cosi detto “mercato” che certo vanno a calmierare la concorrenza, per cui spesso il mercato non è fatto di concorrenza ma di dominio delle Corporation più forti, che sviluppano notevole potere di mercato conseguenti (avide?) rendite, che permetterebbero parecchi investimenti senza alcuna affanno o obbligo di pesante sfruttamento dei lavoratori, ad esempio…) anche, o preferibilmente, per il grande capitalista, sregolata.
Di frequente il capitalismo si manifesta in modo predatorio ( l’itaGGlia ne sa qualcosa…)così come descritto nel fil “Wall Street” con Michael Douglas.
Altro che sforzi per inseguire la concorrenza con sempre nuovi investimenti come dice Jorge.
Quelli di banca etruria e del monte dei paschi , devono aver fatto ben pochi investimenti concorrenziali… lì l’avidità probabilmente c’entra eccome.
l’avidità è propedeutica all’accumulo del capitale.
Anna Lombroso gesagt :
diffido ugualmente di quelli che trattano il capitalismo le sue evoluzioni, involuzioni e aberrazioni come ineluttabili, come il manifestarsi di un disegno superiore e simildivino, quello della teocrazia del profitto e del mercato.
Magari sperando che alla fine lo pieghi il suo stesso istinto suicida più visibile grazie al processo di finanziarizzazione immateriale. Che ha preso alla sprovvista economisti e pure il marxismo di ritorno.
in base al procedimento scientifico un fenomeno complesso è inizialmente una congerie poco comprensibile che va scomposta separando le varie componenti fino a raggiungere la componente di fondo (intesa provvisoriamente), per poi riaggregare ad una ad una le forze sempre più semplici e deboli fino alla ricomposizione del fenomeno, questa volta comprendendone la legge e la direzione di movimento.
e’ questo l’approccio scientifico ed empirico alla comprensione del capitalismo, e della sua tendenza alla crisi, del filone culturale cui io faccio riferimento. Si tratta della cosiddetta wert-theorie, che ha previsto la bolla finanziaria ed il suo scoppio con almeno 15 anni di anticipo, essa ha tra i suoi esponenti più importanti un personaggio come robert kurz, un matematico e filosofo purtroppo scomparso che ho conosciuto di persona e di cui sono stato a lungo in iscambio, ma anche l’americano moischè postone e tanti altri studiosi e scienziati di tutto il mondo che lavorano in rete dai primi anni 80.
Robert kurz in particolare cominciò a parlare della bolla e del suo scoppio già intorno ai primi anni 90, dopo il 2008 fu intervistato dal New York Times che gli dedicò la prima pagina proprio per le sue analisi antivedenti, perfino micromega ha dedicato lunghe pagine al suo gruppo di studio (comunque i media mainstream fanno l’uscita ad effetto ma poi per il prosieguo censurano)
Il marxismo di ritorno di cui lei giustamente dice è stata la ideologia borghese dalla unione sovietica, uno stato che in pochi decenni ha dovuto costruire il capitalismo a partire da condizioni precapitalistiche dando notevoli sofferenze alle sue popolazioni, un processo che però l’occidente ha impiegato secoli a portare a compimento imponendo sofferenze ben maggiori tramite genocidi, espropriazione originaria, schiavismo e colonialismo.
Un simile marxismo (di ritorno) non poteva certo prevedere la crisi inevitabile di ciò che andava costruendo, infatti il primo paese capitalistico a crollare (capitalismo di stato) fu la DDR, seguita dagli altri paesi dell’ex URSS. Ora la crisi finale del capitalismo sta erodendo la metropoli nord-americana ed europea, sono in crisi anche i bric con la loro economia che non ha nessuna autonomia rispetto ai mercati nord americani ed europei essendone una sorta di sub-fornitore.
Aggiungo solo che è esperienza comune comprare un computer e trovarlo obsoleto rispetto ai nuovi modelli nel volgere di qualche settimana, noi ce lo teniamo per non sprecare denaro, ma un capitalista produttivo deve aggiornare necessariamente i suoi impianti sempre più informatici per non rimanere fuori mercato (pur non avendo ancora ammortizzato gli impianti precedenti). Si spiega quindi la dinamica della crisi che ho più volte descritto, quando questa fenomenologia riguarda anche l’esperienza comune e banale di tutti noi che compriamo un computer allora è davvero la cifra del nostro tempo, vale per me per lei e per il capitalista, tale dinamica non impiegherà molto ad essere riconosciuta come il motivo dell’attuale disfacimento sociale anche dal senso comune
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“.. ma vedo che lei interpreta le mie osservazioni come l’esprimersi volonteroso ma pasticcione di una credulona ingenua e entusiasta, forse fuorviata da una certa femminea indole al socialismo scapigliato emotivo e romantico..”
Sono davvero molto dispiaciuto di averle comunicato questa impressione, il mio pensiero è davvero un’altro, ho apprezzato la sua radicalità circa la natura della borghesia di comando ed apprezzo la sua analisi di una cupola come dominio sovrannazionale.
Mi chiedevo, e chedevo a lei, se a tanta giusta radicalità non fosse coerente affiancare una maggiore radicalità nella valutazione delle dinamiche economiche. Me ne ha dato lei stessa la stura parlando di “ordine padronale e finanziario vigente”, padronale e non solo finanziario. Padronale, riferimento inequivoco ai padroni, gli industriali, e non i finanzieri
Ingenuo (spero non in malafede), sarà forse il suo collega Simplicissimus che circa il jobs act dava la colpa a Morgan Stanley ed alla finanza internazionale, e non citava nemmeno per errore la confindustria ovvero il padronato che da sempre ed ancora oggi pretende questi peggioramenti. Chissà che non voglia alleanze con Agnelli e Pirelli (chi oggi per loro) coprendoli a sinistra e consentendo loro di recuperare il consenso dei giovani precari, per poi peggiorare ulteriormente le condizioni di questi (un pò come finirebbe per fare Grillo che blatera solo di una generica onestà). Ingenua, o in malafede, davvero non mi sembra lei che parla di “padronato” non diversamente da come si sarebbe fatto negli anni 70
Circa l’indole femminile emotiva e romantica, allora sono femmina anch’io, in genere uso i suoi stessi toni emotivi e savonaroleschi. Dal mio punto di vista, e non voglio convincere lei per forza, si tratta solo di aggiungere una condanna chiara del capitalismo
Probabilmente, le ho comunicato i contenuti maschilisti che lei diceva (e me ne scuso), per una certa mia tendenza all’ironia, un fattore caratteriale che a volte può apparire saccente, o come è apparso nei suoi confronti, maschilista.
O forse c’entrano i miei pregressi commenti ai suoi post, commenti basati sulla terza delle critiche kantiane, quella del giudizio, ovvero il giudizio estetico come libero giuoco dell’immaginazione e dell’intelletto che non produce concetti ma assonanze finalistiche formali. Come quelle tra la paura della ricotta nel cannolo che provocala salmonella, e le paure dell’attentato islamista di certe mamme milanesi. Ma era un commento alla dimensione inconscia, operante in lei ma in tutti noi, commento basato comunque su una nobile facoltà del soggetto kantiano, la messa in rapporto del particolare con il generale. Facoltà imprescindibile anche rispetto all’uso empirico dell’intelletto ed ai concetti che esso produce, ad avercela una simile funzione nella propria mente, credo di abbondarne io pure e se ciò è una caratteristica femminile (non per Kant) anche questa volta sono fiero di avercela anch’io ed il mio voleva essere solo un riconoscimento
approfondirò sul tema “capitalismo”, ma voglio subito risponderle invece in merito all’accusa che le avrei mosso di “maschilismo” . In verità sorridendo della mia femminea indole, è più probabile che io l’accusassi di un certo paternalismo pedagogico, col quale è piacevole entrare in conflitto proprio eprchè temperato da una certa ironia
Anna Lombroso gesagt:
” … speravo fosse chiaro che avidità, smania di accumulazione, sono caratteri dell’autobiografia del capitalismo che ora ha spinto le sue patologie fino all’istinto suicida. Non ho alcun dubbio sul fatto che il riformismo così come si è sviluppato non poteva che essere un tentativo di addomesticare la bestia, mettendo un po’ di Mozart nella marcia che accompagna la guerra di classe contro di noi, a volte volonteroso, il più delle volte ambiguo…”
Stimabile e simpatica (per la Sua radicale visceralità politica), Sig. Lombroso:
Io intendo dire che il capitalismo pur camminando sulle gambe dei singoli capitalisti, sviluppa una sua logica di sistema cui i singoli capitalisti poi non possono più sottrarsi (neanche se volessero farlo)
Ciò dipende dalla concorrenza tra capitalisti, che li obbliga ad agire secondo il modus operandi più capace di generare profitto, il capitalista che non lo facesse lascerebbe un vantaggio in termini di profitto ai propri concorrenti, ed alla lunga sarebbe messo fuori mercato da questi stessi
Ecco perchè nessun capitalista produttivo può astenersi dal delocalizzare, dal procedere verso la finanziarizzazione, dall’applicare lavoro sempre più precario etc
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Vi è stata una epoca in cui i capitalisti avevano interesse a concedere alti salari, allo sviluppo di assicurazioni sociali per i lavoratori (Henry Ford- Fordismo). Ma era unicamente perchè queste cose si risolvevano in profitti più alti per i capitalisti stessi, ed alla lunga nessun capitalista poteva fare a meno di accettarle, non farlo sarebbe stato lasciare un vantaggio competitivo ai capitalisti o alle aree e nazioni concorrenti.
Ma la dinamica del reinvestimento produttivo degli utili, tipica del capitalismo ed anch’essa inevitabile per non lasciare spazio alla concorrenza, ha reso le spese propedeutiche alla produzione cosi grandi da non poter essere remunerate prima di spendere ancora per l’ammodernamento delle tecnologie produttive (in altre parole i profitti sono impossibili). Parliamo di spese per ammodernamento, imposte ogni volta dalla concorrenza (pena finire fuori mercato), che come si è detto portano i profitti al lumicino ed a partire più o meno dalla metà degli anni 80.
In un contesto del genere, per i capitalisti produttivi l’unico modo riportare i profitti ad un livello superiore allo zero, era proprio quello di reinvestire nella finanza ricomprando le proprie azioni (buy bek). In modo da farne lievitare i corsi, e fare profitti grazie alla crescita di valore del loro stesso pacchetto azionario di controllo (quello in mano a loro)
Una volta innescata questa dinamica, tutti i capitalisti hanno dovuto seguirla (anche se non lo avessero voluto), altrimenti il vantaggio sarebbe stato solo per i loro concorrenti ed i capitalisti restii a seguire la nuova tendenza sarebbero finiti fuori mercato in un tempo non lungo
Ma da allora (metà anni 80), il capitalismo non è più neanche davvero capitalismo, è un sistema decadente che impoverisce l’umanità e la porta verso la distruzione. Anche perchè la crescita costante dei valori della finanza è in effetti capitale fittizio, bolle che prima o poi scoppieranno e rispetto a cui la bolla del 2008 sembrerà roba paradiso perduto
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Con questo ragionamento, Stimabilissima Dott. Lombroso, voglio dire che sovente la Sua critica ai capitalisti in effetti rimprovera loro di avere scelto la finanziarizzazione per avidità, lasciando intendere che avrebbero potuto essere meno avidi e continuare con il capitalismo fordista di cui Keynes è stato solo il teorico, o comunque con un capitalismo più accettabile. Invece, essi non hanno possibilità di scelta, non possono essere meno avidi, devono per forza attuate il capitalismo finanziarizzato e globalizzato
che abbiamo sotto gli occhi. Se non lo facessero, sarebbero messi fuori mercato dai concorrenti, e dalle aree economiche concorrenti che avanzano verso tale capitalismo finanziarizzato e globalizzato (non si può sfuggire alla logica che il sistema produce).
Tra l’altro, anche a non condividere l’analisi della crisi per le spese propedeutiche non recuperabili (comunque dimostrabile tramite i dati empirici forniti dagli stessi istituti di statistica borghesi), resta il fatto che a causa della concorrenza nessun capitalista può esimersi dalla finanziarizzazione e dalla globalizzazione, farebbe meno profitti e sarebbe poi messo fuori mercato in un tempo non lungo
Da questo punto di vista, Distinta ed Egrege Sig. Lombroso, a me sembra che Lei indugi a condannare i capitalisti per la loro avidità o a richiedere loro un comportamento meno avido quindi più rispettoso della società e del lavoro, ma ciò invero non è consentito ai capitalisti e non è per loro possibile. Bisogna quindi superare il sistema capitalistico, ovvero il sistema del profitto, comprendendo che esso ha raggiunto il suo limite storico e che di conseguenza non è assolutamente riformabile
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E’ questo il senso delle osservazioni che Le ho rivolto, e che trovano in Lei almeno un elemento di concordanza quando Lei ha avuto modo di affermare (nell’ncipit) la sua sfiducia verso il riformismo.
Mi sono ritenuto nel diritto di rivolgerle queste franche ossevazioni giacchè ne soffre la mia notoria gentilezza d’animo a leggere certi suoi post, in cui Lei da un lato usa argomenti del tipo in calce, profondi e giustamente radicali. Però poi, con inaspettata contraddizione, non fa delle critiche altrettanto radicali al sistema del Capitale, lasciando intendere (facilmente per disattenzione) che i capitalisti potrebbero, a volerlo, comportarsi in maniera più umana e che quindi non ci sia la necessità di superare tale decadente sistema
Orbene, le parole sono in parte mie ma esprimono il senso degli encomiabili argomenti e posizioni politiche Sue, a cui ho appena fatto riferimento :
….. il capitalismo e la sua classe di riferimento sono la radice del fascismo…….
Si dice chiaramente che il nazismo, come in sedicesimo le voglie renziane sui TAR, nascono da manovratori che attraverso il possesso dei mezzi di produzione vogliono il controllo assoluto
Tali manovratori aspirano in ogni tempo al dominio totale, sicché anche oggi gli stessi (ordine padronale e finanziario vigente) vogliono sottomettere l’assetto politico e istituzionale, lo dimostra appunto la vicenda dei TAR
In effetti Ella ha esposto una teoria sociale alquanto estremista, tale da alienarle le simpatie dei circoli culturali più influenti ed alla moda, teoria sociale che se spesso ripetuta può oggettivamente danneggiare aspirazioni di carriera e di successo. Era pertanto ancora più dolente al mio animo tanto sensibile, la minore radicalità delle sue parallele critiche economiche, non potendosi ascrivere tale tono minore ad opportunismo o ad incapacità di andare controcorrente, ipotesi al contrario non empiricamente da potersi escludere del tutto e totalmente per gli altri autorevoli blogger animatori di questo blog .
P.S. Gli economisti non possono essere ritenuti gente attendibile su di un piano pur minimamente scientifico, non ne hanno azzeccata una, nessuno che abbia non dico previsto ma almeno messo in guardia rispetto alla bolla scoppiata nel 2008, tutte le loro previsioni sono continuamente ripreviste e modificate da essi stessi, neoliberisti o keynesiani, marginalisti o neoclassici fa lo stesso. Se non svolgessero un ruolo ideologico ben preciso, dare false opzioni diverse per recuperare consenso verso un potere capitalistico sempre più incapace e decadente, non avrebbero alcuna possibilità di pontificare sui mass media cin le loro litanie pseudo-scientifiche. Essi non sono diversi dalle false opzioni tipo Grillo o Bersani ovvero il teatrino della politica che deve legare la gente al potere come Goebbles con lo ArbeitFront o Bombacci i socialcomunisti al tempo del fascismo, da parte della borghesia di comando la sensazione di perdere ogni egemonia sulla società è forte, peccato che chi la contrasta non sempre si avvede di questa debolezza
STRAQUOTO:
“Gli economisti non possono essere ritenuti gente attendibile su di un piano pur minimamente scientifico, non ne hanno azzeccata una, nessuno che abbia non dico previsto ma almeno messo in guardia rispetto alla bolla scoppiata nel 2008, tutte le loro previsioni sono continuamente ripreviste e modificate da essi stessi, neoliberisti o keynesiani, marginalisti o neoclassici fa lo stesso.”
Comunque Jorge non si preoccupi, il Capitalismo o neoliberismo o finanziarizzazione o NWO si scontreranno con la seconda legge della termodinamica, perchè a questo punto, come dice lei, siamo troppo immersi in questa errata modalità che le cose si sistemano usando lo stesso sistema che ha incasinato le cose…
Io vorrei, tanto, qualcuno che fermasse le follie di neocon USA più UE e Five Eyes più Israele e SA et allies…Spero tanto che i BRICS emergano coma antipolo o antipolio…forse lo faranno ma non è detto che sarà in tempo per tutti i 7,5 eccessivi abitanti di questo Pianeta…
Come vede la mia visione è molto sconfortante, vedo una estinzione di massa per mancanza di cibo e acqua e troppo inquinamento e guerre per avere il cibo e l’acqua e non abitare dove c’è tanto inquinamento…Perlomeno sperare in Keynes è un modo per essere ottimisti (ogni tanto lo faccio anche io).
E il dolore di comprendere tutto questo è molto forte.
posso condividere che il capitalismo si scontrerà con la seconda legge della termodinamica, ovvero con una irreversibilità del suo processo distruttivo, ma ciò significherebbe la morte per entropia, e come dice la lombroso non si tratta di un destino (capisco che lei dani non intendeva questo)
io dico che si tratta di tratta di passare ad un ordine sociale superiore come unica alternativa a tale entropia, per ottenere questo però è necessario non cadere nelle trappole poste dal capitalismo, allearsi col capitalismo produttivo per sconfiggere quello finanziario è come allearsi con lo spirito santo contro gesù cristo, vince sempre la trinità ed anche il capitalismo produttivo quello finanziario e la rendita, sono come la citata trinità. Ergo , autonomia ed il contare solo sulle proprie forze da parte di chi vuole superare il sistema , altrimenti cadiamo nella carta moschicida
Dal mio punto di vista la teoria di keynes corrispondeva ad un capitalismo meno avanti nell’entropia ed oggi non può più tornare ( lei dice entropia, io decadenza per la dinamica profonda che non ripeto, ma mi sa che parliamo proprio della stessa cosa)
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un ulteriore cenno su quello che secondo me è il corretto metodo di analisi del capitalismo, continuando certe analogie
se lanciamo una palla, prima o poi rallenta, avanza storta storta, poi si ferma. Eppure, secondo il 1 principio della dinamica (galilei), un corpo non sottoposto ad alcuna forza, è in quiete rispetto all’osservatore, o si muove in modo rettilineo uniforme
Forse galilei si sbagliava ? Certo che no, un piano ed una palla perfettamente lisci causerebbero una perdita di velocità praticamente nulla, ed essa viaggerebbe sempre ed a velocità costante, come da 1 principio della dinamica
galilei aveva “trascurato” l’atmosfera con i suoi attriti frenanti, la forza di coriolis dovuta alla gravitazione terrestre che incurva minimamente la traiettoria, l’attrito della palla sul piano e perfino l’attrazione terrestre
egli aveva trovato l’essenza del fenomeno e ne traeva la prima legge della dinamica, il fenomeno di una concreta palla a cui si applichi una spinta va però determinato aggiungendovi le perturbazioni volutamente non considerate da galilei, ed ecco che otteniamo il movimento concreto di quella precisa palla
la caduta del saggio di profitto, riscontrata per primo da smith (marx la ha solo collegata allo sfruttamento) è l’essenza, la legge, del fenomeno capitalismo. E’ rimasta nascosta nella storia, ma non agli economisti di livello, a causa degli elementi di disturbo (attrito, forza di coriolis, gravità terrestre, quì aree non ancora capitalistiche, imponenza del tempo di lavoro non pagato fornito dalla complessiva base operaia).
Ma il Capitalismo è un processo che torna sempre su se stesso a causa del reinvestimento dei profitti, quindi si fortifica (ingloba il mondo intero, è più produttivo diminuendo la forza lavoro applicata ma così pure il tempo di lavoro preso a gratis) raggiungendo la sua dinamica pura, la caduta del saggio di profitto che sta alla 1 legge della dinamica senza elementi di disturbo
cos’ le sonde spaziali , senza forze di disturbo, accendono l razzi per pochi istanti e poi procedono veloci con moto rettilineo uniforme negli immensi spazi interplanetari (prima legge della dinamica). Altrettanto, il capitalismo, raggiunta la sua dinamica pura, procede con moto rettilineo uniforme verso il collasso per assenza di profitto, provocando l’entropia di cui lei diceva
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La ringrazio tantissimo per per il confronto/approfondimento che lei rende possibile, ed anche per il piacere che ne deriva
Che dire…GRAZIE. Da poco ho trovato questo blog e mi piace molto cosa scrivono i blogger e i commenti colti e arguti come i suoi.
Trovo molto divertente Anna Lombroso e anche molto precisa, e il dolore che intravedo nelle sue parole lo sento molto vicino a me, essendo anche io una femminuccia.
Le scrivo qui di seguito due frasi di Paul Craig Roberts (ex segretario al tesoro di Ronald Reagan), scritte ieri.
Confermano quello che sostiene lei sulla ineluttabilità del Capitalismo al doversi finanziarizzare e sono dette da uno che nel Capitalismo (di stampo keynesiano oppure altrimenti detto “protocapitalismo” per differenziarlo dalla finanziarizzazione) crede ancora.
qui il link
http://www.paulcraigroberts.org/2017/06/12/vladimir-putin-powerful-person-world/
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Concludo io: quindi le aziende USA sono state “gentilmente” invitate a andarsene offshore. Un errore che adesso probabilmente non sarebbe recuperabile nemmeno con la strategia proposta da Trump di un ritorno delle stesse in patria.
Perchè la legge dell’entropia è così, aggiungiamo anche l’inerzia da lei citata con Galileo e si può dire che si deve cambiare approccio. Completamente come disse Einstein.
E l’unico approccio che vedo io è salvare le risorse naturali del Pianeta (aria, suolo, acqua, foreste, animali e piante), abbandonare il consumismo sfrenato dagli anni ottanta in poi (non si può fare un salto troppo indietro, per esempio internet deve rimanere, molte altre cose, come l’abitudine a cambiare smart phone o computer o macchina come se fossero mutande no), ridurre la demografia umana (o la ridurranno loro, gli oligarchi o patriarchi, e lo fanno già da tempo, guerre e virus, ma anche crisi economiche) e pensare alla Giustizia come vero unico obiettivo.
Se una cosa è giusta è buona e funziona, è bella e piace.
Sembro infantile, ma in realtà credo sia l’unica strada. In architettura una cosa, diceva Vitruvio, è bella se funziona e se è solida. Nulla è più solido della Giustizia.
Ops, ecco il commento di Paul Craig Roberts:
Parliamo ora di Wall Street e della sua leadership aziendale. Affinché i prezzi delle azioni crescessero, Wall Street ha costretto tutte le aziende a spostare la produzione di beni e servizi, quelli che poi sarebbero stati venduti ai cittadini USA, in luoghi offshore, dove i costi di manodopera e normativi erano inferiori. I minori costi hanno aumentato i profitti e i prezzi delle azioni. Wall Street ha minacciato le società resistenti a tale “indicazione” con acquisizioni delle medesime società se avessero rifiutato di trasferirsi all’estero per aumentare i loro profitti.
Né Wall Street né i vari consigli di amministrazione e CEO lautamente pagati erano abbastanza intelligenti per capire che spostando la produzione fuori dagli USA, anche i salari dei consumatori e il loro potere d’acquisto si sarebbe spostato. In altre parole, la leadership finanziaria e imprenditoriale era troppo stupida per comprendere che senza i redditi da lavoro a alto valore aggiunto e produttivo negli Stati Uniti, il consumatore americano non avrebbe avuto quel tipo di reddito che gli avrebbe consentito di agire come driver dell’economia USA.
La Federal Reserve ha colto l’errore di Wall Street e per rettificare tale errore ha ampliato il credito, consentendo un accumulo di debito dei consumatori per mantenere fluida l’economia. Tuttavia, una volta che il debito del consumatore ha superato il tetto del reddito, la capacità di consumare e acquistare è crollata. In altre parole, l’espansione del credito non è una soluzione permanente se poi il reddito reale dei consumatori non cresce.
Un Paese, gli USA, la cui leadership finanziaria e imprenditoriale è così stupida da non capire che una popolazione con redditi bassi non è una popolazione con grandi capacità di spesa, è una leadership fallita.
sugli economisti in paesi più civili o meno ingenui del nostro proliferano barzellette come qui quelle sui carabinieri.. Detto questo però diffido ugualmente di quelli che trattano il capitalismo le sue evoluzioni, involuzioni e aberrazioni come ineluttabili, come il manifestarsi di un disegno superiore e simildivino, quello della teocrazia del profitto e del mercato. Sicché ci tocca sopportare come si sopporterebbero i terremoti, dando ragione a Tatcher e al suo Tina. Magari sperando che alla fine lo pieghi il suo stesso istinto suicida più visibile grazie al processo di finanziarizzazione immateriale. Che ha preso alla sprovvista economisti e pure il marxismo di ritorno. Pare che lei sottovaluti un aspetto e cioè che il capitalismo si declina nella forma di regimi totalitari che oggi sta prendendo più che mai la forma di un impero sovranazionale, quello che mi piace chiamare cupola per i suoi evidenti risvolti esplicitamente criminali. Si figuri quindi se mi fiderei del ravvedimento di qualche suo talento come degli economisti un tanto al chilo, ma vedo che lei interpreta le mie osservazioni come l’esprimersi volonteroso ma pasticcione di una credulona ingenua e entusiasta, forse fuorviata da una certa femminea indole al socialismo scapigliato emotivo e romantico post Proudhon
diffido ugualmente di quelli che trattano il capitalismo le sue evoluzioni, involuzioni e aberrazioni come ineluttabili, come il manifestarsi di un disegno superiore e simildivino, quello della teocrazia del profitto e del mercato.
Magari sperando che alla fine lo pieghi il suo stesso istinto suicida più visibile grazie al processo di finanziarizzazione immateriale. Che ha preso alla sprovvista economisti e pure il marxismo di ritorno.
in base al procedimento scientifico un fenomeno complesso è inizialmente una congerie poco comprensibile che va scomposta separando le varie componenti fino a raggiungere la componente di fondo (intesa provvisoriamente), per poi riaggregare ad una ad una le forze sempre più semplici e deboli fino alla ricomposizione del fenomeno, questa volta comprendendone la legge e la direzione di movimento.
e’ questo l’approccio scientifico ed empirico alla comprensione del capitalismo, e della sua tendenza alla crisi, del filone culturale cui io faccio riferimento. Si tratta della cosiddetta wert-theorie, che ha previsto la bolla finanziaria ed il suo scoppio con almeno 15 anni di anticipo, essa ha tra i suoi esponenti più importanti un personaggio come robert kurz, un matematico e filosofo purtroppo scomparso che ho conosciuto di persona e di cui sono stato a lungo in iscambio, ma anche l’americano moischè postone e tanti altri studiosi e scienziati di tutto il mondo che lavorano in rete dai primi anni 80.
Robert kurz in particolare cominciò a parlare della bolla e del suo scoppio già intorno ai primi anni 90, dopo il 2008 fu intervistato dal New York Times che gli dedicò la prima pagina proprio per le sue analisi antivedenti, perfino micromega ha dedicato lunghe pagine al suo gruppo di studio (comunque i media mainstream fanno l’uscita ad effetto ma poi per il prosieguo censurano)
Il marxismo di ritorno di cui lei giustamente dice è stata la ideologia borghese dalla unione sovietica, uno stato che in pochi decenni ha dovuto costruire il capitalismo a partire da condizioni precapitalistiche dando notevoli sofferenze alle sue popolazioni, un processo che però l’occidente ha impiegato secoli a portare a compimento imponendo sofferenze ben maggiori tramite genocidi, espropriazione originaria, schiavismo e colonialismo.
Un simile marxismo (di ritorno) non poteva certo prevedere la crisi inevitabile di ciò che andava costruendo, infatti il primo paese capitalistico a crollare (capitalismo di stato) fu la DDR, seguita dagli altri paesi dell’ex URSS. Ora la crisi finale del capitalismo sta erodendo la metropoli nord-americana ed europea, sono in crisi anche i bric con la loro economia che non ha nessuna autonomia rispetto ai mercati nord americani ed europei essendone una sorta di sub-fornitore.
Aggiungo solo che è esperienza comune comprare un computer e trovarlo obsoleto rispetto ai nuovi modelli nel volgere di qualche settimana, noi ce lo teniamo per non sprecare denaro, ma un capitalista produttivo deve aggiornare necessariamente i suoi impianti sempre più informatici per non rimanere fuori mercato (pur non avendo ancora ammortizzato gli impianti precedenti). Si spiega quindi la dinamica della crisi che ho più volte descritto, quando questa fenomenologia riguarda anche l’esperienza comune e banale di tutti noi che compriamo un computer allora è davvero la cifra del nostro tempo, vale per me per lei e per il capitalista, tale dinamica non impiegherà molto ad essere riconosciuta come il motivo dell’attuale disfacimento sociale anche dal senso comune
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“.. ma vedo che lei interpreta le mie osservazioni come l’esprimersi volonteroso ma pasticcione di una credulona ingenua e entusiasta, forse fuorviata da una certa femminea indole al socialismo scapigliato emotivo e romantico..”
Sono davvero molto dispiaciuto di averle comunicato questa impressione, il mio pensiero è davvero un’altro, ho apprezzato la sua radicalità circa la natura della borghesia di comando ed apprezzo la sua analisi di una cupola come dominio sovrannazionale.
Mi chiedevo, e chedevo a lei, se a tanta giusta radicalità non fosse coerente affiancare una maggiore radicalità nella valutazione delle dinamiche economiche. Me ne ha dato lei stessa la stura parlando di “ordine padronale e finanziario vigente”, padronale e non solo finanziario. Padronale, riferimento inequivoco ai padroni, gli industriali, e non i finanzieri
Ingenuo (spero non in malafede), sarà forse il suo collega Simplicissimus che circa il jobs act dava la colpa a Morgan Stanley ed alla finanza internazionale, e non citava nemmeno per errore la confindustria ovvero il padronato che da sempre ed ancora oggi pretende questi peggioramenti. Chissà che non voglia alleanze con Agnelli e Pirelli (chi oggi per loro) coprendoli a sinistra e consentendo loro di recuperare il consenso dei giovani precari, per poi peggiorare ulteriormente le condizioni di questi (un pò come finirebbe per fare Grillo che blatera solo di una generica onestà). Ingenua, o in malafede, davvero non mi sembra lei che parla di “padronato” non diversamente da come si sarebbe fatto negli anni 70
Circa l’indole femminile emotiva e romantica, allora sono femmina anch’io, in genere uso i suoi stessi toni emotivi e savonaroleschi. Dal mio punto di vista, e non voglio convincere lei per forza, si tratta solo di aggiungere una condanna chiara del capitalismo
Probabilmente, le ho comunicato i contenuti maschilisti che lei diceva (e me ne scuso), per una certa mia tendenza all’ironia, un fattore caratteriale che a volte può apparire saccente, o come è apparso nei suoi confronti, maschilista.
O forse c’entrano i miei pregressi commenti ai suoi post, commenti basati sulla terza delle critiche kantiane, quella del giudizio, ovvero il giudizio estetico come libero giuoco dell’immaginazione e dell’intelletto che non produce concetti ma assonanze finalistiche formali. Come quelle tra la paura della ricotta nel cannolo che provocala salmonella, e le paure dell’attentato islamista di certe mamme milanesi. Ma era un commento alla dimensione inconscia, operante in lei ma in tutti noi, commento basato comunque su una nobile facoltà del soggetto kantiano, la messa in rapporto del particolare con il generale. Facoltà imprescindibile anche rispetto all’uso empirico dell’intelletto ed ai concetti che esso produce, ad avercela una simile funzione nella propria mente, credo di abbondarne io pure e se ciò è una caratteristica femminile (non per Kant) anche questa volta sono fiero di avercela anch’io ed il mio voleva essere solo un riconoscimento
” È quello che vogliono: sancire la lontananza remotissima delle cause dagli effetti e delle decisioni dai risultati. Perché è proprio quella che genera impotenza e quella accidiosa indifferenza che permette e autorizza l’esercizio dispotico e autoritario del potere.”
chi vuole, legga:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/97801/liberismo-vero-o-presunto-le-narrative-daccatto
Il dolore immenso che fuoriesce dalle parole della delicata Anna è anche il mio.
Per il MO.SE. ricordo che fu anche l’inazione dell’allora governo di Venezia a far passare il tutto come imposto dall’alto (si dall’alto di oltre 7 miliardi di euro) colpevole di aver lasciato passare i tempi procedurali per esprimere un proprio parere (90 giorni a fare polvere nell’ufficio del sindaco….erano diversi scatoloni).
L’unica cosa che fece il sindaco pro tempore fu di cercare qualche colpevole ai bassi livelli. Urla e strepiti ma oramai la procedura del bastardo “silenzio assenso” era passata.
NOMEN OMEN.
ORFEO con una EMME davanti concretizza la visione di Goya “IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI”.
@ -anonimo-
il sistema capitalista, come il singolo capitalista, corrisponde alla fase predatoria dell’umanità, cosi più o meno diceva Einstein in un suo scritto che ho postato di recente
Credo che lei si riferisca a questo, e sono perfettamente d’accordo, in effetti la concorrenza di cui parlo nel “commentare” il capitale non è quella che ha in mente uno studente della bocconi intriso di ideologia (non per colpa sua). Ne quella che secondo l’anti-trust è lo standard del capitale, che a volte deroga leggermente per cui bisogna dargli ogni tanto qualche simpatico “buffetto”
La sregolatezza di cui lei parla fa parte essa pure della concorrenza,
la concorrenza capitalistica è come minimo quella “regolata” tanto vantata dai mass-media di regime, ma attraversa (a seconda delle condizioni storiche), tutta la gamma peggiorativa possibile fino alla guerra.
La guerra, è la forma estrema di concorrenza tra capitali, nella seconda guerra mondiale erano in concorrenza i capitali angloamericani con quelli dell’asse e dei suoi alleati. Ma anche la concorrenza “regolata” o “bocconiana” (Monti) è sinonimo di sfruttamento, il lavoratore non va mai oltre la sussistenza o poco più, comunque è precario anche quando ha un contratto regolare (questo non lo tutela se l’azienda va male)
Il fatto è che l’avidità, è una caratteristica soggettiva e personale, quindi qualcosa a cui un soggetto può darsi o moderare, o addirittura eliminare, ha almeno una certa libertà di farlo. Un buco nero che ingloba mostruose quantità di materia non può mitigare o eliminare questo inglobamento ovvero non ha la libertà di decidere . Alla stessa maniera, il sistema capitalista, e soprattutto il singolo capitalista, non può scegliere di essere meno avido, perché soccomberebbe rispetto ai concorrenti che la propria avidità non la limitano
Ecco perchè la avidità a rigore non può essere riferita al sistema capitalistico, perchè lascia intendere che il comportamento avido è la patologia del capitalismo, laddove basta sostenere i capitalisti “normali” che evitano la avidità per risolvere tutti i guasti sociali, gli effetti che negativi che si manifestano a livello politico e sociale . Ed eccoti assolto e salvato il sistema capitalistico in quanto tale
Non a caso, ferruccio de bortoli, direttore del sole 24 ore, nel numero relativo ai giorni dei crolli di borsa del 2008, titolava a caratteri cubitali proprio con la parola avidità (comunque usava questo concetto). Era la sua spiegazione della dinamica antisociale del capitalismo, utile a non mettere in discussione il sistema che di fatto voleva assolvere e far perpetuare, ma solo il comportamento soggettivo di alcuni capitalisti (avidità)
Grazie comunque, ha fatto emergere una cosa importante, la concorrenza, quando si vuole esaminare seriamente il capitalismo, non è quella ideologica di cui parla ad es mario monti e con cui i capitalisti si sciacquano la bocca
Non mi dilungo, ma i cartelli non eliminano la concorrenza se non quella di cui parlano i bocconiani, quella che abbasserebbe i prezzi per i consumatori (infatti piu che altro è una stronzata salvo certe condizioni storiche che oggi non esistono più). Ma la concorrenza capitalistica è un fenomeno più complesso, i cartelli non eliminano altri livelli di concorrenza (studi di baran e sweezy) e spesso sono propedeutici alla guerra
P. S. Non trovo più il link di un articolo da Lei postato su chi parla di teorie economiche idealisticamente prescindendo da analisi di classe reale, se ha tempo lo ri-linka ? Questa cosa della avidità comunque nasceva in un’altro post della Lombrosa, non in questo tra l’altro molto coinvolgente