Si c’è molta, c’è troppa confusione. Ed è evidente che tra questa si faccia strada il potente meccanismo di persuasione e manipolazione dei media detenuti dall’oligarchia globalista, assieme ad altri strumenti di potere: se falliscono di fronte a una domanda diretta, come quella che solitamente viene posta dai referendum, sono invece abbastanza forti per determinare il consenso quando la questione viene posta in maniera indiretta e viene giocata su ambiti diversi anche se in aperta contraddizione fra loro, fino a che non prevale la linea del famoso 1% che rappresenta la fase ultima del capitalismo nel quale mercato e geopolitica si saldano, come è fin troppo evidente dalle vicende degli ultimi anni. Non c’è limite alle deformazioni possibili, compresa l’appropriazione indebita e subdola di concetti che la sinistra ha abbandonato o gioca in puro senso totemico.
Tuttavia proprio questo smarrimento degli elettorati che via via si vedono meno rappresentati ed esposti a choc emotivi come quello per esempio degli attentati di certa attribuzione, ma di enigmatica origine, (nello specifico caso inglese diretti contro la May, per sei anni ministro dell’interno e dunque responsabile della sicurezza) testimonia che siamo entrati di una fase successiva rispetto al neoliberismo trionfante al suo culmine ideale tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo. Si sceglie per confusione, non più per fede nei destini progressivi del mercato e anche se questo finisce sempre per mettere nel sacco gli elettori con il gioco delle contraddizioni ( ad esempio partito conservatore globalista per il Brexit, partito progressista invece contrario) pian piano si va facendo strada la consapevolezza di un fallimento delle formule rituali e direi quasi la nostalgia di qualcosa di diverso anche se ancora non si riesce ad afferarlo. Tutto questo causa un effetto ingovernabilità anche nel Regno Unito, per decenni spacciato come esempio impareggiabile di saldezza che sarebbe dovuto a un sistema elettorale iper maggioritario, disegnato sulle regole del tennis, che fa strame di ogni regola di rappresentanza. Insomma c’è il pericolo (naturalmente per lor signori) che la confusione man mano cominci a declinarsi come dubbio nei confronti del credo liberista e a quel punto non basterà la legna, la carta e i bit disponibili per bruciare gli eretici. Già è sufficiente Corbyn con la sua eccentricità rispetto ai decaloghi della governance post thatcheriana e il suo rifiuto della socialdemocrazia in veste di pronuba del liberismo a testimoniarlo.