L’improvvisa crociata dell’ensemble Usa – Arabia Saudita contro il Qatar, reo di non aver accettato la demonizzazione di Theran come fonte unica di terrorismo decretata da Trump, ha colto di sorpresa un po’ tutti, sia per la rapidità con cui sono state rivoltate le carte in tavola non appena conclusesi le elezioni in Iran, sia per il grossolano e grottesco tentativo di far passare il più noto e generoso finanziatore globale del terrorismo, ovvero Riad, per un soccorrevole alleato contro di esso. E naturalmente in Europa si resta a guardare senza avere il coraggio di dire qualcosa in merito a questa ultima follia che porta la situazione ancora più vicina a quella della guerra globale, con Buxelles incerta se fare per l’ennesima volta da palo e a difendere un’operazione che offende per prime le vittime del terrorismo. Perché quest’ultimo, al netto di stimoli e suggerimenti ipotizzabili nei sottoscala dei servizi e del potere, nascono proprio in quell’ambiente del salafismo wahabita che è l’ideologia da esportazione di Riad, e alla cui diffusione sono destinati miliardi da parte della petromonarchia saudita.
Su questo non ci sono dubbi e le rare inchieste ufficiali di cui si ha notizia, alcune delle quali parzialmente diffuse portano tutte in questa direzione: l’ultima fatta in Germania dai servizi federali non lascia dubbi in merito al fatto che ” la diffusione dell’estremismo mussulmano di stampo salafita è appoggiato dall’Arabia Saudita e dagli stati del golfo”, tanto che la Suddeutsche Zeitung, giornale ipergovernativo ha prodoto un commento nel quale si dice che “innanzitutto i mussulmani di Germania dovrebbero combattere i salafiti” (la pagina è qui) . Ma ci sono studi assai più inquietanti, prodotti da Paesi che hanno mani e piedi nel caos mediorientale, dove informative di questo tipo vengono censurate. E’ il caso di un’inchiesta autorizzata a suo tempo da Cameron ( e dalla sua ministra degli interni Theresa May) sui finanziamento e il sostegno dato dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del golfo al jihadismo salafita. Probabilmente i conservatori avrebbero fatto anche a meno di andare a scoperchiare questo vaso di Pandora, ma lo studio su queste segrete cose era stato imposto dai liberal democratici come prezzo per votare il via libera ai raid britannici contro la Siria nel dicembre 2015.
Adesso a circa un anno e messo di distanza il ministero degli esteri dichiara “molto sensibili” le informazioni raccolte, anzi tanto sensibili da non poterle pubblicare, almeno non prima che siano passate le elezioni e ci sia un nuovo governo. Una posizione talmente strumentale da aver suscitato i dubbi persino del portavoce del ministero Ton Brake, il quale in una lettera a perta alla May appare indignato da questa censura che viene dopo due sanguinosi attentati e che tenta di nascondere il segreto di pulcinella, ossia che “l’ Arabia Saudita fornisce fondi a centinaia di moschee che adottano una visione wahabita ed estremista dell’Islam”. Ora è proprio da quelle sponde che giunge quanto meno la manovalanza degli attentati, eppure si deve tacere, si devono nascondere le informazioni in vista delle alleanze volute dall’impero e dei pasticci da fare in medio oriente. Come si fa a far uscire un ‘inchiesta che dimostra l’esatto contrario dell’ultima tesi di comodo, ossia che sia l’Iran il vero suscitatore di terrorismo e che il terrorismo sia solo quello sciita degli Hezbollah? E che nel migliore dei casi dimostra che al massimo il Qatar non finanzia l’Isis, ma è vicino ai Fratelli mussulmani, ossia al jiahidismo di vecchio stampo che ha una sua tradizione in Egitto, Turchia e Palestina. Ma ahimè il piccolo Paese del Golfo non disdegna rapporti con l’Iran ed è ha persino una piccola quota di partecipazione con la Rosneft russa.
Così le vittime vengono in certo senso offese e le popolazioni sono prese in giro: polizia, esercito, controlli di massa sono soltanto una messa in scena quando allo stesso tempo si evita di toccare le oscure radici del terrorismo e le sue ambiguità, anzi le si favorisce. Del resto la paura non guasta al punto che vengono negate le conclusioni di un’inchiesta che era stata promessa ufficialmente e in seguito a un patto politico esplicito e publico. Ma si sa gli affari sono affari e non è difficile indovinarli dietro a tutto questo, così com’è trasparente la strategia di rendere il medio oriente unipolare per contrastare la multipolarità che è ormai nei fatti. Certo non sarà difficile sopraffare il Qatar, ma la normalizzazione sarà solo un’illusione: chi ne pagherà le conseguenze sarà la debole e imbelle Europa degli oligarchi, anzi la sua gente.
Ad Aprile 2017, il Qatar ha dichiarato che avrebbe messo fine alla moratoria, stabilita nel 2005, con cui bloccava qualsiasi suo progetto di sviluppo dell’attività estrattiva nel North Field, in attesa di comprendere quali conseguenze avrebbe avuto sulle riserve un massiccio aumento della produzione.
Ma non si è limitato a questa dichiarazione, riprendendo parallelamente un dialogo con l’Iran, cominciato nel 2014 con Rouhani e reso difficile dalla contingente negoziazione del Nuclear Deal, su una cooperazione Qatar-Iran per lo sfruttamento congiunto del bacino gasifero e l’aumento dei volumi di produzione.
La rielezione di Rouhani ha evidentemente convinto Doha dell’opportunità di riaprire questo tavolo, e mostrato ai suoi vicini “petroliferi” la pericolosità di un Qatar “gasifero”, che mira ad espandere la propria produzione di gas naturale in un mondo che vedrà un picco della domanda di petrolio entro il 2030 ma una continua espansione della domanda di gas.
Se il Qatar, con una popolazione di 2,6 milioni di abitanti, dovesse diventare leader regionale nella produzione di gas naturale, potrebbe diventare una seria minaccia per la leadership delle monarchie petrolifere del Golfo, Ryhad in testa, che al contrario navigano verso un futuro incerto, legato sostanzialmente alle proiezioni negative sull’andamento della domanda nel mercato del petrolio. Scenario peggiorato enormemente dalla prospettiva di una cooperazione energetica con l’Iran, paese sciita in un lago sunnita (neanche tanto moderato).
La quasi contemporaneità della rottura delle relazioni diplomatiche con il Qatar e il doppio attentato di Teheran, se inseriti in questo quadro, lasciano molto poco spazio all’immaginazione per quel che riguarda la matrice e l’origine degli avvenimenti.
http://parstoday.com/it/news/iran-i97252-south_pars_l'immenso_bacino_di_gas_all'origine_dell'attacco_al_qatar
una simpatica vignetta, un po’ fuori tema:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/97787/tagliatore-di-spesa-pubblica-vs-matematica
Un esperto di trading intervistato da SPUTNIK parla di tre cose:
1) inizio di guerra proxy IRAN – ARABIA SAUDITA.
2) shock sull’OPEC – La produzione petrolifera del Qatar è una delle più piccole, ma gli esperti dicono che questa situazione potrebbe incidere sull’accordo di taglio della produzione per sostenere i prezzi globali.
3) sensazione del mercato – aprire la strada a una produzione più nordamericana e in particolare l’olio di scisto americano.
https://sputniknews.com/middleeast/201706061054357604-qatar-row-oil-gas/
Un analista politico russo, Stanislav Tarasov, intervistato ancora da Sputnik, ha osservato che la crisi del mondo arabo tra Qatar e i suoi vicini si è verificata una settimana dopo il vertice arabo islamico americano a Riyad del 20-21 maggio, e soprattutto quando un’agenzia di stampa del Qatar ha inviato un discorso a nome dell’emiro del Paese a sostegno della costruzione di relazioni con l’Iran. In quella visita sono state messe le basi per una “NATO Sunnita” o la “NATO del Golfo Persico ” e questa è la prima crisi dell’alleanza, con cause non evidenti, visto che l’obiettivo della coalizione NATO Sunnita era la lotta contro l’Iran. Avevo precedentemente mesos un link a una anlisi di Thierry Messian che sosteneva il percorso verso la Nato sunnita. Una crisi che nessun analista si aspettava così veloce. La visita di Trump ha messo una linea di demarcazione tra i Paesi del Golfo: alcuni Paesi sono alleati con gli USA e di conseguenza autorizzati a fare qualcosa, mentre gli altri Paesi – dichiarati fuorilegge – saranno spinti fuori. Adesso nella ctaegoria fuorilegge c’è anche il Qatar.
Infine ci sono altri problemi nascosti e poco chiari per la guerra in in Siria e nello Yemen.
https://sputniknews.com/middleeast/201706051054331487-qatar-diplomatic-row/
E L’EUROPA E I MEDIA EUROPEI STANNO A GUARDARE…
All’origine della grande alleanza anglosaudita c’è l’accordo di Al Yamamah del 1985 che garantì alla Gran Bretagna un fiume di petrolio a prezzi stracciati.
“È impossibile anche solo cominciare a discutere degli eventi attuali senza risalire almeno agli attentati dell’11 settembre e all’insabbiamento delle indagini…
Esiste un quadro ben documentato della convergenza delle operazioni della monarchia britannica e della monarchia saudita che riguardano direttamente il 9/11.
A cominciare dal 1985, il Principe Bandar bin Sultan, nonostante la sua carica di Ambasciatore qui a Washington, D.C., fece personalmente da intermediario verso l’allora Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, per la conclusione di un accordo di scambio molto particolare tra i britannici e i sauditi, in cui i britannici, attraverso la grande società di produzione di armi BAE Systems, fornirono circa 40 miliardi di dollari di armi di vario tipo, dai caccia ai sistemi radar, al Ministero della Difesa saudita.
In cambio i sauditi pagarono tutte quelle attrezzature militari – insieme a delle tangenti molto consistenti che finirono nelle mani di alcuni funzionari importanti dello stesso Ministero e di un certo numero di altri principi sauditi – con la consegna di 600 mila barili di petrolio al giorno, dal 1985 fino ai giorni nostri.
http://movisol.org/lapparato-anglo-saudita-che-finanzia-il-terrorismo-internazionale/
Un episodio del 2013 che descrive in modo limpido l’attitudine europea all’obbedienza nei confronti degli USA:
“Dure reazioni in tutta l’America Latina dopo che l’aereo del presidente boliviano Evo Morales, di ritorno da Mosca, è stato costretto ad atterrare a Vienna perché Francia, Spagna, Italia e Portogallo hanno negato l’accesso al loro spazio aereo temendo che a bordo ci potesse essere la “talpa” del Datagate, Edward Snowden.”
http://www.lastampa.it/2013/07/03/esteri/snowden-costretto-a-terra-a-vienna-laereo-col-presidente-della-bolivia-HRwiQQK7Z77qG0Jpj4s5xO/pagina.html
Ottima citazione. Passata mooolto inosservata all’epoca.
Ottimo.
Peccato che la battuta del titolo andrebbe persa in una qualsiasi traduzione.
Frase significativa uno:
“Ma ahimè il piccolo Paese del Golfo non disdegna rapporti con l’Iran ed è ha persino una piccola quota di partecipazione con la Rosneft russa.”
Frase significativa due:
“Certo non sarà difficile sopraffare il Qatar, ma la normalizzazione sarà solo un’illusione: chi ne pagherà le conseguenze sarà la debole e imbelle Europa degli oligarchi, anzi la sua gente.”