E’ insomma il secondo avviso mafioso che segue il primo del maggio scorso quando il gruppo jihadista Maute, improvvisamente convertitosi all’Isis insieme ad Abu Sayyaf, prese in ostaggio decine di persone, tra cui un prete cattolico, costringendo Duterte ad interrompere precipitosamente il suo viaggio a Mosca. Davvero una singolare coincidenza per chi ci vuol credere, ma in realtà una coincidenza accuratamente preparata se è vero nel novembre scorso l’intelligence filippina scoprì che qualcuno aveva trasferito combattenti dell’Isis da Siria e Iraq proprio sull’Isola di Mindanao quasi in contemporanea con la polemica avviata da Duterte sulle cinque grandi basi Usa presenti in pianta stabile nel Paese e sulle intenzioni di riavvicinamento a Russia e Cina. La denuncia dei servizi di Manila ha avuto una certo eco nell’area, ma non in occidente dove per ovvi motivi non se ne è saputo nulla.
Pochi giorni fa la fondazione statunitense ” Gulf Affairs” ha denunciato che 400 cittadini di Arabia Saudita e Kuwait (tra i maggiori sovvenzionatori dell’Isis) che vivono negli Stati Uniti per lo più grazie a borse di studio dei loro governi si sono uniti in gruppi di pressione a favore dell’ISIS senza che naturalmente gli elefantiaci sistemi di sicurezza Usa ne abbiano avuto sentore, così come non si sa se abbiano notizia del fatto che circa 80 mila tra studenti sauditi e membri della famiglia reale vivano stabilmente da anni negli Stati Uniti. La Gulf affairs ritiene con quella ingenuità da demi vierge tipica della cultura locale che questo costituisca una potenziale minaccia terroristica per gli Usa, mentre non gli viene nemmeno in mente che tanto affollamento possa essere un sintomo di una vicinanza tra gestione del terrorismo e potere americano palese o nascosto dietro le quinte.
Perciò non chiedetemi cosa penso dei fatti di Londra e del terrorismo pre elettorale inglese che pare avere lo stesso andamento dei sondaggi: chi nell’ampio ventaglio del terrorismo vorrebbe veder cadere un governo di Sua Maestà che ha fatto tanto per al Nusra e il jihadismo salafita, che tuttora si batte come un leone per abbattere Assad, per avere la sua fetta di Siria tramite terrorismo? E’ in questo contesto inafferrabile, in questo maelstrom confuso nel quale effetti e cause si mimetizzano che va ricercata la verità profonda degli attentati e il loro significato. Basta solo citare il fatto che quando Theresa May era Segretario di Stato per gli Affari Interni, i jihadisti dell’Lifg, ossia del gruppo combattenti islamici libici erano autorizzati a viaggiare senza problemi in Gran Bretagna, dunque anche nel resto d’Europa e incoraggiati a partecipare a “battaglie”: prima per combattere Gheddafi in Libia, poi per aderire a gruppi affiliati ad Al-Qaeda In Siria. Per non parlare del fatto che il presunto autore dell’attentato di Manchester era già stato segnalato da un anno dall’ Fbi come personaggio in cerca di qualche “obiettivo politico”. Che pare abbia raggiunto e che non sia dispiaciuto alla May visto l’aumento dei consensi nei sondaggi.
L’evidenza dell’uso strumentale del terrorismo nella geopolitica, si accompagna al sospetto che vi sia anche un do ut des nella politica, che l’Isis sia diventata una società globale per cattive azioni quotatissima nelle borse occidentali. E che produce molti utili e molte lacrime di coccodrillo.