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Gli ascari e la parata degli orrori

pinotti-mattarellaFrancamente non riesco a capire perché la festa della Repubblica debba essere celebrata con una parata militare, specie pensando ai tragici eventi ne hanno accompagnato la nascita, ma rimango ancor più stranito perché i brandelli di esercito in marcia non appartengono nemmeno al Paese e sono invece vere e proprie truppe di occupazione, milizie coloniali, ascari sotto comando straniero. Detto così potrebbe suonare indigeribile e offensivo a chi va a sventolare la bandierina, ma la realtà è purtroppo questa: il sistema militare che assorbe circa 25 miliardi l’anno almeno ufficialmente, senza contare le spese nascoste e accessorie che portano il conto a non meno di 30 miliardi, è costruito e pensato in modo da essere di appoggio e contorno alla Nato, cioè al sistema militare Usa, però non ha alcuna autonoma capacità di difesa del Paese e dunque neanche un autonomia di comando. Quello che interessa all’impero è la disponibilità del territorio per le sue basi, qualche nave e aereo di supporto, qualche vittima sacrificabile nelle guerre invariabilmente giuste a cui si è comandati per dare un ipocrita estensione internazionale a mire esclusivamente americane e qualche incauto acquisto per foraggiare le industrie del padrone. Tutto il resto non interessa e infatti marcisce o è preda della corruzione più sfacciata dei boiardi di stato, della politica corrotta e della repubblica dei generali.

Partiamo dalla realtà attuale che suona davvero impietosa: tutto quello che abbiamo – ma questo annotatelo per ciò che verrà dopo – sono 200 carri armati Ariete, i peggiori di tutto il panorama mondiale e un centinaio di vecchi Leopard I usati per addestramento. Ecco ciò che rimane di una forza corazzata notevolissima al tempo della guerra fredda quando le priorità imposte da Washington erano diverse, il resto circa 3000 carri ormai inutilizzabili, giace ad arrugginire nelle campagne del vercellese visto che nemmeno ci  si è peritati di venderli o forse qualcuno ha posto un veto in merito.

Dei rimanenti circa 2600 blindati solo il 15 per cento è di concezione e fabbricazione relativamente moderna, mentre tutto il resto appartiene a un’altra epoca, per non parlare del parco artiglierie, meno di 1500 pezzi in tutto, di cui due terzi già in via di dismissione per anzianità. Il resto consiste in meno di 300 elicotteri tra le varie armi (compresi quelli dei carabinieri) tra cui parecchi in dismissione e moltissimi da sostituire per raggiunti limiti di età, esclusi quelli per addestramento o per “il trasporto di pesrsonalità di rilievo”, 200 caccia utilizzabili, una portaerei senza aerei, poche batterie di missili  e in compenso spese folli per sovvenzionare la Lockheed, acquistando i mediocrissimi, ma costosissimi F35 e continuando a buttare soldi nel sistema missilistico Mead, in progetto dal 1995, che nessuno vuole più, a cui hanno rinunciato sia americani che tedeschi ma che per sostenere il quale qualche ammiraglione nostrano si è messo in volo per implorare il ministero della difesa di Washington di non cancellare il programma, che tanto gli italiani saranno così boccaloni da compralo lo stesso.  Certo i servetti diventano cuor di leone quando si tratta di sgraffignare qualcosa, perché non c’è alcuna altra plausibile  ragione per questo intestardimento.

Composto  questo quadro veniamo al grosso della nostra forza di terra, basata essenzialmente sul Centauro, un semicarro armato, dotato di un potente cannone, ma montato su ruote e dotato di blindatura leggera, praticamente un dinosauro delle tattiche della guerra fredda, improponibile negli scenari odierni. Dal Centauro è derivato pari pari il Freccia, un blindato da trasporto truppe (8 uomini) con un cannoncino in torretta e protezione già insufficiente per le mitragliatrici pesanti. Bene il governo Berlusconi ne acquistò un primo lotto di 249 al prezzo di 1,6 miliardi e il governo Renzi altri 381 per la miseria di altri 2,6 miliardi, nonostante lo stesso capogruppo PD in commissione Difesa abbia tentato invano di bloccare la decisione del governo e del ministro della difesa, ammiraglio de Giorgi (lo stesso degli F35 3 dei Mead) . A che ci serviranno mai 600 blindati di questo tipo? Ma la cosa spassosa e miserabile insieme è che essi costano mediamente più di 6 milioni e mezzo ad esemplare quando veri ed evoluti carri armati si possono acquistare a molto meno: 5,74 milioni per un Leopard II, da 4 a 6,2 milioni per un Abrams americano, 4,5 milioni per un Merkava IV israeliano, 5 milioni per un Challenger britannico. Per non parlare dei soli 3 milioni necessari all’acquisto  quello che viene considerato il miglior mezzo trasporto truppe del mondo ovvero il Namer israeliano. E non basta perché per dare un minimo di protezione agli uomini il Freccia deve essere equipaggiato con corazzature supplementari che costano un occhio della testa oltre a peggiorare di parecchio le prestazioni del mezzo.

Naturale che nel contesto di un esercito coloniale si aprano spazi per operazioni di questo tipo che gridano vendetta per lo spreco di denaro pubblico, in vista di interessi privati. Ma poiché questa è sostanzialmente la stessa situazione dell’intera Europa sotto il tacco della Nato, una situazione simile nella sostanza anche se non nelle tipologie italiane, è presente in tutto il continente. Sulla carta l’Europa è una potenza straordinaria, numericamente superiore a quelle degli Usa e della Russia, in qualche caso (vedi navi e sommergibili) più di Usa e Russia messe assieme, ma tutta questa mole di armamenti non riesce ad esprimere né una forza operativa credibile né una politica più dignitosa del comodo traino da parte degli Stati Uniti e della sudditanza nei loro riguardi. In realtà le forze armate italiane, ma europee in genere, forse con la parziale eccezione della Francia hanno dimensioni, logica e qualità del tutto indipendenti dalle reali esigenze operative e dalle risorse economiche. Non sono al servizio della difesa e della sicurezza, ma di chi le vede come mucche da mungere, bacini clientelari, territori di caccia grossa per le lobby o per la politica, stravaganti e inutili reperti nel contesto di una subalternità imposta e allo stesso tempo cercata.

Così la sfilata del 2 giugno non è altro che una parata di orrori che non ha risparmiato nemmeno i terremotati traditi, costretti a sfilare davanti a chi nega loro la ricostruzione e persino le strutture di emergenza, promesse, ma mai arrivate. Però a pensarci bene il Freccia potrebbe valere la spesa se lo si pensa non come uno strumento utile alla difesa, ma come un mezzo anti rivolta. Caso strano il loro numero totale è pari a quello dei parlamentari perché alle volte persino le coincidenze più improbabili dicono qualcosa.

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