FULMINI-E-ARCOBALENOIeri mi è giunta in mail la milionesima “offerta”  proveniente da un web ormai inquinato dal veleno di una pubblicità pervasiva come le polveri sottili e questa volta si trattava di un sito che aiuta a scegliere la bolletta elettrica più conveniente. L’invito a una scelta oculata viene sollecitato con queste parole: “Dopo i rincari di gennaio, il costo dell’energia è gradualmente sceso fino ai minimi di Aprile e Maggio.Tuttavia, a causa della crescente domanda di energia elettrica, per il secondo semestre 2017 si prevede un rialzo del 16%Proteggere la tua bolletta dai rincari è semplice, basta scegliere un’offerta a “prezzo fisso” tra le numerose del mercato”.

Inutile sottolineare che si tratta di fessserie perché non c’è alcun aumento di domanda elettrica la quale anzi, nel quadro di un calo tendenziale in atto ormai dal 2006, ha visto nel primo quadrimestre 2017 un leggero calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e ha avuto uno scivolone ad aprile con un meno – 2,5%. Però si tratta di sciocchezze che in qualche modo, assieme a tutta la valanga reclamistica, entrano nel rumore di fondo che ci stordisce e ci inpedisce di vedere con un minimo di chiarezza lo stato del Paese. Si perché non diminuiscono solo i consumi elettrici, ma anche quelli di petrolio in calo costante fin da gennaio in particolar modo per ciò che riguarda il consumo di carburanti per autotrazione che è andato oltre il meno 7% complessivo ad aprile. Mese nel quale peraltro si è avuto un brusco calo di immatricolazioni di auto preconizzando l’esaurimento del mini boom automobilistico in atto dal 2014 e responsabile per gran parte di quesi risicati segni più delle statistiche.

Mettendo insieme questi dati e sapendo che il consumo di energia è direttamente proporzionale al livello di attività economica, la minicrescita di cui ha parlato il governo è una pura e oserei dire anche tragica presa in giro perché cerca di nascondere sotto il tappeto il pericolo imminente di una gestione diretta da parte della troika a cui il buffone Renzi, il su babbo, le su banche, i su piddini e le su … lasciamo perdere, ci ha condannato.   Infatti il dato di realtà soffocato a monte, si mostra in tutti i suoi effetti concreti a valle con uno straordinario aumento delle richieste di indennità di disoccupazione: il 12 % in più rispetto al 2016 a marzo e il 7% nel complesso del primo trimestre. Nè può certo consolare il fatto che siano calate del 46% rispetto al 2016 le richieste della Cig, perché con il job act le aziende possono semplicemente licenziare invece di chiedere la cassa integrazione ordinaria, l’unica rimasta dopo la sostanziale abolizione di quella straordinaria, ovvero di quella più utilizzata. Non solo è più conveniente, più “moderno”, presenta meno difficoltà, ma dimostra al di là di ogni dubbio che nessuno pensa davvero che ci possa una significativa ripresa e che qualcuno possa essere riassunto in pianta stabile.

Del resto finiti gli sgravi previsti dal job act per le assunzioni a tempo indeterminato si ritorna ai contratti precari e ci si libera man mano di quelli stabili siglati per poter incassare gli sgravi. Per la verità è già da un anno che gli effetti delle magie renziane si sono esauriti e ora non rimane che raccogliere la cenere, anche se al governo si ostinano a tirra fuori dal cilindro conigli morti con la benedizione di Draghi che spaccia per superamento della crisi la sua stessa emissione di soldi che finiscono poi nel circuito della finanza. E auspica nel prossimo futuro progressi sulla via della desovranizzazione e riduzione del lavoro in chiavità virtuale, grazie ai suoi complici a Roma e Parigi.