Uno dei guai del berlusconismo, caduto in contemporaneo con la definitiva colonizzazione del Paese, è stato quello di perpetuare e potenziare una delle illusioni più radicate ancorché più irrealistiche, ossia quello della “destra europea”, di un liberalismo etico ovvero di un capitalismo corretto e onesto, in contrapposizione con quello opaco e corrotto di stampo nazionale. L’idea diffusa a piene mani in maniera così sospetta da apparire quasi come la creazione di un alibi, sarebbe che in realtà il liberalismo, ossia la tradizionale espressione politica del capitalismo, si basi sul rispetto delle regole e addirittura su uno Stato forte nel farle rispettare. Certo è singolare che fino a qualche decennio fa l’unica regola effettivamente esplicitata dagli ideologi di quella parte fosse la sorveglianza anti monopolistica che disgraziatamente è del tutto incoerente con i principi smitiani & c , anzi rivela le contraddizioni palesi e i limiti di una teoria perpetuasi oltri i limiti della sua funzione storica, divenendo un totem dipsonibile ad ogni tipo di sciamanesimo imperialista e reazionario. Lo stesso Croce che pure era uno dei priori della parrocchia per quanto riguarda l’Italia, si rendeva conto che qualcosa non funzionava e scrisse negli anni del dopoguerra che ” il liberalismo non ha un legame di piena solidarietà col capitalismo o col liberismo economico della libera concorrenza”.
L’ideologia ufficiale corrisponde infatti solo a una fase capitalistica, non alla sua essenza, tanto che certe visioni ottocentesche alla Einaudi nelle quali l’ “impero della legge” si accompagna alla libertà di mercato, sono state giustiziate ampiamente dal neo liberismo americano, benché da noi sopravvivano ancora radicate illusioni secondo le quali tutto funzionerebbe a meraviglia se non ci fosse una corruzione pervasiva e dilagante. Purtroppo come sappiamo bene chi ha le risorse economiche fa anche le leggi, (pensiamo solo a quelle che hanno depenalizzato di fatto i reati dei politici e dei loro referenti imprenditoriali) dunque in un certo arco di tempo la legalità diventa puro fatto formale, autoctisi legale dei ricchi.
Abituati ad orecchiare qualcosa che prende il nome di etica del capitalismo è difficile sottrarsi a queste suggestioni che poi lavorano nel sublimine, ma in realtà il capitalismo nasce come fenomeno intrinsecamente corruttivo e non ringrazierò mai la buona sorte di essere incappato nel mio primo anno di università nelle lezioni del medioevalista Ovidio Capitani che teneva un corso sulla secolare disputa tra banchieri e chiesa cattolica sul concetto di usura, dal quale si può evincere come fin dalla culla il capitalismo ha avuto una natura eticamente ambigua. Come forse qualcuno sa la Chiesa in origine riteneva peccaminoso esigere un interesse per il prestito di denaro, non solo per ragioni religiose, ma perché secondo il pensiero della Scolastica, che seguiva il dettato di Aristotele, il denaro svolgeva solo la funzione di unità di conto, era “sterile”, rompeva il legame tra ricompensa e lavoro. Dunque non si può ricavare valore dal semplice scambio di esso. Tuttavia la crescita impetuosa del capitalismo mercantile, soprattutto in Italia, epicentro del cattolicesimo cominciarono a cambiare le carte in tavola soprattutto all’epoca delle prime crociate: dapprima si cominciò a dire che l’usura era lecita se applicata agli infedeli, poi l’usura stessa comincia ad essere distinta dal ” giusto interesse” che in realtà non viene mai determinato concretamente, ma affidato per così dire al mercato, al caso per caspo. La questione è molto complicata, comprende molti capitoli, compresa la nascita e la formalizzazione dell’antisemitismo, ma in estrema sintesi, possiamo dire che l’interesse sul danaro cominciò ad essere giustificato dal rischio del prestatore, ma anche e sopratutto dal fatto che il denaro prestato si traduceva in azioni che potevano rivelarsi un bene per la comunità. L’accumulazione del banchiere, il successo del mercante o del mastro di bottega, se non quello dell’usuraio stesso ( il quale spesso si incarva negli stessi personaggi) diventavano di per sè un fattore positivo, a prescindere dalle azioni che concretamente ponevano in atto, ad eccezione di quelle contro la proprietà che era sacra a Dio assai più della dignità degli uomini.
Il fatto insomma che il perseguimento dell’interesse individuale produca sempre e comunque bene pubblico, capisaldo delle teorie liberali, nasce proprio allora, ma già fin dall’inizio sotto il segno di un equivoco, perché tale bene si produce anche in presenza di attività illegittime. E’ facile vedere come le concezioni economiche odierne non sono che un rigoglioso sviluppo sulle medesime radici, anche se ovviamente adattate a tempi e suggerite dai nuovi accumulutari di capitale: la ricchezza produce un bene collettivo ancorché derivi dallo sfruttamento del lavoro altrui e dalla sopressione dei diritti degli altri. Dunque non ci si può stupire se l’arricchimento più immorale conservi la sua dimenzione etica e in qualche caso anche salvifica. Persino nel calcolo del Pil si considera l’economia criminale e se questa portasse a uno suo deciso aumento si farebbe festa.
Perciò non dobbiamo affato stupirci dei crimini dei colletti bianchi, delle azioni indegne delle multinazionali, della distruzione del pianeta, del sempre maggior sfruttamento delle persone: sono fenomeni intrinseci a una visione che vede nel profitto illimitato e incondizionato la sua massima etica e acquistano preminenza nel momento in cui non trovano più significativi contrasti nè in altre visioni sociali, nè nel tradizionale mondo borghese sempre più travolto da inconsistenti visioni, spacciate attraverso dosi letali di puri slogan. Del resto l’approccio strettamente economico, non sociale o sociologico o umano, al crimine, risale già a i tempi di Bentham ed è stato rivitalizzato negli anni ’90 da Gary Beker uno dei massimi esponenti della scuola di Chigaco, grazie al quale possiamo ricordarci come le azioni economiche che creano ricchezza per pochi siano il massimo bene.
@jorge 16.05.2017 h 10.25 e h10.09
@diderot39 16.05.2017 h 00.02
Ringrazio Jorge per l’analisi accurata che traccia nel profilare una storia alternativa del Capitalismo.
Sui testi citati da jorge e sui titoli reclamati da diderot39.
C’è un piccolo qui pro quo che jorge ha sicuramente distrattamente omesso dal rilevare a proposito dell’antologia di Aldo Capitini ‘Le Ragioni della Nonviolenza. Antologia degli Scritti’- Bologna, 1991 ed ediz. success. che col nostro discorso non c’entra), la richiesta di diderot39 trattava invero del Prof. Ovidio Capitani, citato opportunamente dal Simplicissimus nell’articolo in oggetto. Io lo ricordo vagamente perché era molto citato nei testi dei Prof.ri Tabacco e Merlo, illustri medievisti anche loro. Il testo da lei richiesto si dovrebbe intitolare ‘Sulla Questione dell’usura nel Medioevo’, ma difficile che si trovi in commercio anche online, e un altro studio molto interessante dell’eminente accademico (autore tra l’altro di un paio di Manuali di Storia Medievale tra i più ricchi e preziosi) su questo argomento è la monografia ‘Il “De Peccato Usure” di Remigio de’ Girolami’ del ’65 (trovabile tra i polverosi scaffali di qualche polverosa incunaboloteca…).
Infine ricordo che 22 anni orsono lessi un paio di capitoli della magistrale Opera in 3 voll. ‘Gli Ebrei e la Vita Economica’ del moderno sociologo Werner Sombart tradotto in italiano nei primi Anni ’80 (però pubblicato dalla casa editrice fondata a Padova da Franco Freda, famosa per aver diffuso gli scritti di Julius Evola ed altri pensatori reazionari come Nicolás Gómez Dávila, De Gobineau, etc.). Casa editrice con riserve, ma testo da rileggere. Thanks.
Opportuna precisazione, devo aver fatto un po di confusione sui nomi, trattandosi di letture di molti anni fa.
Il libro di Sombart cui mi riferivo sarebbe “Il capitalismo moderno”, anch’esso (a meno che non ristampato di recente), di non facile reperibilità.
Peccato che molti libri interessanti siano sempre meno reperibili, e neanche tramite internet, o come e-book, ne tramite amazon e varie
Pure nelle biblioteche pubbliche si consultano i libri con più difficoltà, tempi di attesa più lunghi (tagli del personale o chissà
cosa)
Un amico libraio mi ha spiegato che vi è stata una grossa concentrazione dei distributori, prima per non perdere il libraio cliente erano più solleciti, avevano giacenze in magazzino, e ciò che mancava da uno lo aveva l’altro
Quelli enormi che restano ora ordinano i libri solo quando possono distribuirne grossi quantitativi, ed a loro volta le case editrici li stampano solo quando quando maturano molte richieste. Certe volte tanta tecnologia ma meno risultato. Danke noch !
Questa volta non posso che concordare, ed in profondità, con quanto il simplicissimus scrive
Nell’ italia medioevale rompere il rapporto diretto tra lavoro e ricompensa (cosa vicina ad un possibile scambio paritario), ovvero sdoganare la ricompensa per il mero prestito di denaro (attività di prestito di per se improduttiva), fu cosa tormentosa, per quanto richiesta dal nascente capitalismo mercantile
Cosa tanto tormentosa che passò attraverso il francescanesimo, anche se a tutta prima pochi associerebbero S Francesco (poverello di Assisi) allo sviluppo del capitalismo
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Nel mondo medioevale la ricchezza era concepita unicamente come possesso, ovvero il godere della ricchezza come facevano i signori medioevali con corti, banchetti etc
A contestualizzare quindi storicamente, rinunziando alla ricchezza, propriamente il santo di assisi rinunzio al possesso. Elemento non da poco perché egli (invero soprattutto i francescani) aveva rinunziato al possesso, non aveva colpevolizzato la ricchezza in quanto tale, della quale nelle città mercantili di allora cominciava ad apparire una certa “capacità germinale” (come dice simpl-mus potenziale ricchezza diffusa)
Infatti nei tempi successivi emersero proprio trai francescani personaggi di grande rilievo intellettuale (s bernardino da siena), che in riferimento alla ricchezza distinsero il “possesso” dallo “uso povero”. L’uso povero era qualcosa che emendava la ricchezza dalla colpa originaria, intendere la ricchezza non piu come possesso ma come uso povero significava che il ricco fosse frugale e castigato, e cercasse di accrescere la ricchezza come elemento di benessere sociale dentro la città comunale. Su queste basi venne progressivamente sdoganata l’attività bancaria prima intesa esclusivamente come usura
In pratica, l’uso povero francescano definisce per la prima volta un tipo umano originale, il suo sottoprodotto sarà il capitalista calvinista della prima ora, che fa mancare quasi il necessario a sè ed ai propri figli ma interessato ad aumentare la ricchezza come segno della Grazia di Dio. Qualche prototipo del genere esiste ancora oggi nel nord-europa e perfino negli usa, comunque è questa la famosa etica protestante alla base del capitalismo (Max Weber), e che rende ancora oggi il capitalismo non mediterraneo (ovvero protestante) duro ma in qualche modo più serio di quello nostrano
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Non solo san bernardino da siena tra l’altro citato da Marx nel Capitale come il primo grande economista (perche studiò “l’uso povero” e la “capacità germinale” del denaro prestato dietro interesse). Ma anche Pietro Degli Olivi, il Cardinale Ostiense, e molti altri studiosi, tutti frrancescani
Ma anche tanti e tanti predicatori dell’ordine francescano, ricercatissimi nelle città comunali italiane per le loro prediche che sdoganavano le attività della sempre più importante borghesia mercantile ma presto anche produttiva.
Infatti, presto tale borghesia cominciò ad essere elemento di stimolo per la produzione, o a praticarla in proprio, determinando anche una piccola rivoluzione industriale ante-litteram con tutte le dinamiche connesse. Basti ricordare la rivolta dei Ciompi a Firenze ( da cui il nome di un ex presidente della repubblica). I Ciompi erano i garzoni (oggi diremmo operai), che lavoravano nei tanto opifici che producevano panni e stoffe (dalla Toscana veniva rifornita l’intera europa). A metà del 1300 si ribellarono chiedendo minimo salariale (piuttosto alto), orari di lavoro più brevi, cassa malattie e disoccupazione, limitazione del potere politico e del tendenziale monopolio produttivo da parte dei pochi che gestivano la produzione
Anche se può sembrare in anticipo sui tempi, una vera rivoluzione proletaria vittoriosa, che impose i cosiddetti “decreti antimagnatizi”, rimasti in uso per circa un decennio prima che la classe proprietaria vincesse la propria controrivoluzione
In pratica, tutte lee dinamiche della società attuale furono anticipate nei secoli del proto-capitalismo comunale italiano, compreso (ad evitare che la ricca e tassabilissima italia fosse preda di bramosie esterne), una breve unificazione federale dell’italia, e nelle proposte di alcuni perfino l’idea di moneta unica (pace di Todi). La cosa fallì e subito dopo l’italia divenne preda e serva di spagna e francia. Come si vede,queste molto moderne dinamiche dell’italia comunale e rinascimentale, furono espressione di un originaria e precoce affermaziomne del protocapitalismo, di cui la rivoluzione ideologica e culturale di s francesco e del francescanesimo fu in passaggio fondamentalissimo
Un grande plauso al Simplicissimus, certificabile per il mezzo dei commenti partecipatissimi ed interessanti.
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P.s. non sviluppo ulteriori commenti ora, ma il simplicissimus tocca elementi della massima importanza e che meritano futuri approfondimenti
1) Lo stato non può regolare il mercato e la societa di contro al potere egemone e tendenzialmente monopolistico del capitale, è una illusione ed i francescani furono i primi a voler fare i regolatori (col potere della religione)
2)La scuola di Chicago è arrivata ad ammettere che il capitalismo ha bisogno del oligopolio ed anche del monopolio e che ciò non deve essere ostacolato (per tale scuola mancherebbero altrimenti i capitali grandi da realizzare le enormi innovazioni contemporanee). Conoscendo noi i guasti di oligopoli e monopoli, si tratta di una implicita ammissione della necessita di una gestione statale (meglio sociale, lo stato va superato) dell’economia
3) la borghesia capitalista è così consapevole che lo stato non può regolare niente data la forza del capitale (di qualunque tipo esso sia), la implicita ammissione della scuola di Chicago (a meno che non esista qualche spauracchio tipo UrSS), che le società mont-pellèrin e mont blànc, potentissime ed ispirate alla scuola di chicago, negli anni 90 raccomandavano che gli stati importanti non ostacolassero l’afflusso di capitali mafiosi nella russia di Eltsin. E che questi non ostacolasse le mafie locali ma anzi desse mano libera a queste .Per i citati ultra-liberisti, i mafiosi erano gli unici ad avere i capitali utili ad iniziare una gestione privata della economia ex-urss, non bisognava quindi ostacolarli, certo rozzi e violenti ma sani e non statalisti(comunisti). Col passaggio delle generazioni (magari alla terza) si sarebbero raffinati fino ad essere presentabili in società e quali salvatori delle popolazioni ex sovietiche (stessa razza, indipendentemente dalle generazione!)
Appunto, il capitalismo è un sistema sia economico che sociale ed infine politico, lo si vededai suoi inizi ed oggi nella sua fase senile, la sua regolazione da parte dello stato è illusione. Solo in una certa fase (come dice simplicissimus), lo stato ha non regolato il capitale, ma fatto essostesso il capitalista generale, quello che regola gli appetiti eccessivi dei singoil capitali. Ma era comunque stato capitalista e contro il popolo, appena la crisi si è fatta grave e definitiva ha gettato la maschera alle ortiche sdoganando lo sfruttamento illimitato
Se qualcuno fosse interessato al capitalismo pre-moderno, è fondamentalissimo interessantissimo e piacevolissimo da leggere il libro di Werner Sombart (non ricordo il titolo, più o meno lo spirito del capitalismo). E’ un contro max weber perché valorizza piu il proto-capitalismo (soprattutto italiano) che la riforma protestante, nella genesi del capitalismo degli ultimi secoli ( se non lo conosce già- piacerebbe molto a diderot perche fa molte rigorose considerazioni – non razziste- sul contributone del popolo ebreo allo spirito del capitalismo)
Circa Capitini so che esiste una antologia di suoi scritti pubblicata nei primi anni 90
Tra i libri di Capitani, potrebbe Mr. Simplicissimus indicare quale sia quello che tratta di piu’ del rapposto chiesa-banchieri?
Grazie
Anche se è sottaciuto nel Nuovo Testamento, nei Vangeli più o meno apocrifi, e naturalmente è discutibile e discusso sulla sua valenza storica, non si può non menzionare il fatto quasi del tutto incontrovertibile che la genesi dell’anticapitalismo nasce con Cristo che scaccia a pedate nel mammasanta i mercanti dal Tempio (di Gerusalemme). Il Sinedrio officiato da Caifa transigette sul “dare a Cesare…”, in quanto preservava il sistema di imposizione dell’invasore romano, transigé pure sul fatto che Gesù si proclamasse il Messia, ‘Filius Dei’. L’atto di sedizione più grande che riscontrarono fu il casino che il nazareno combinò presso il tempio di Yerushalaym (“Israele non puoi essere servo di due padroni: Dio e il danaro!”). Non risulta da tutti i Vangeli sinottici che Gesù abbia davvero pronunciato queste parole, ma Matteo, Marco e Luca concordano sul fatto che questo episodio significò che, per quanto riguardasse la predicazione del Nazareno, la misura era colma per tutti i sacerdoti e gli scribi del Sinedrio, o quasi (Nicodemo fu messo in minoranza). Mentre per il Vangelo di Giovanni, scritto trent’anni dopo, questo episodio risulta marginale, apparso addirittura all’inizio della biografia di Gesù Cristo, e con il popolo osannante e i sacerdoti non imbestialiti dall’atto profano (qui, per chi volesse approfondire: http://uticense.blogspot.it/2010/03/contraddizioni-evangeliche-la-cacciata.html ). Il Vangelo di Giovanni si dice fosse più pervaso da questioni eminentemente teologiche, quelli sinottici si attenevano più alla biografia vissuta di Gesù e alla sua effettività storica.
Cosa voglio dire? Che c’è stato nell’alveo del Pensiero Cristiano già dalle origini tutto un filone che tendeva a sminuire la portata rivoluzionaria dell’anticapitalismo di Gesù Cristo, laddove il Nazareno contestava alla radice l’essenza del potere del denaro, del suo significato intrinseco, già come tre secoli prima fece Aristotele quando definì un pezzo di metallo atto a procurarsi non un bene in sé ma ad “accumulare” (‘Krematistichein’) altri pezzi di metallo, con ciò alienando dal suo compito precipuo di compenso per un bene o un servizio a cui, per convenzione, si attribuisce un valore, condannando perciò tutti i capitalisti “crematistici” (accumulatori) del suo tempo ed anche dei tempi a venire (tipo ottimisti panglossiani del “viviamo nel migliore dei mondi possibili”, agitatori di “mani invisibili” che però depredano sempre le stesse visibilissime tasche, o assertori di “animals spirits” che asserivano che “chi vuole visioni vada al cinema” rivelandosi essi stessi dei pericolosi supervisionari in preda a chissà quali sostanze psicotrope che al confronto l’acido lisergico sembra camomilla…).
A proposito di liberalisti alla Einaudi: chi assimila la Democrazia al mercato non ha capito nulla né di Democrazia e neanche di mercato.
Il fatto che gli Stati siano stati invitati a conteggiare nel PIL anche l’economia criminale dimostra il sopravvento preso dalla finanza sulla politica e sull’economia basata sulla produzione di beni reali.
Nicholas Shaxson, autore di numerosi articoli e di un famoso libro sui “paradisi fiscali”, ha dichiarato che i funzionari delle banche offshore da lui intervistati passavano da un incontro con i manager delle multinazionali a una riunione con i boss del narcotraffico e la cosa non procurava a questi signori problemi morali: era solo business.
Si trattava semplicemente di occultare e investire denaro, che, comunque, prendeva la strada per la City di Londra e Wall Street e contribuiva a indebitare gli Stati del Terzo Mondo e a potenziare quelli del Primo.
La mentalità cinica e moralmente distaccata dei banchieri è tracimata nella politica e nella finanza statale e questo, soltanto pochi anni fa, sarebbe apparso come uno scandalo.
Il dolore che esala dalle parole scritte de IL SIMPLICISSIMUS mi fa sentire meno sola. Il neoliberismo NON è una forma politica di destra o di sinistra o di centro, il neoliberismo è il suicidio del Pianeta eseguito da psicopatici di primo livello e dai loro obbedienti soldatini, psicopatici di secondo livello. Lo psicopatico, esente da empatie e emozioni che non sia il suo supersviluppato ego narcisistico, sembra più lucido, più razionale di una persona normodotata. Ma lo psicopatico, ricordo, non si sentirà MAI in colpa, la responsabilità sarà sempre di qualcun’altro, lui avrà sempre ragione e guai a contraddirlo.
Le elite, l’un per cento, sono psicopatici, non cambiano mai rotta, sbagliano e siccome non pagano mai, continuano imperterriti sulla stessa erronea strada suicida.
In un neoliberismo trasfigurato da un turbocapitalismo globale che non sente i limiti naturali del Pianeta, dove tutto ciò che sembra un limite, anzichè vivere il limite come guida per migliori decisioni, lo si percepisce come un OSTACOLO e, di conseguenza, tutti possono ambire a tutto, ma ciò è impossibile e quindi non rimane che cercare di provare a saltare l’ostacolo enne volte.
Fino alla morte tua o dell’ostacolo che nel linguaggio neoliberista è tutto ciò che LIMITA l’individuale infinita espansione. Pasolini lo scrisse.
IL MONDO NUOVO DI HUXLEY, chiarisce cosa stiamo diventando e non la distopia orwelliana, troppo buona.
“Le elite, l’un per cento, sono psicopatici,”
Non esiste un elite dell’1% esiste un oligarchia che tramite leggi elettorali porcata si fa passare per governo democratico.
Oligarchia = elite dell’1% più+ un ampio entourage che qui in itaGlia e di ca. il 30-35% … i voti che percepiscono le “maggioranze- maggioritarie” occupando oltre il 50% dei comodi seggi politicanti , parlamentari o meno…
con le leggi “maggioritarie” ( che vanno a costituire delle maggioranze legali, matematicamente fittizie…) si è passati dalla forma di Stato di Democrazia Pluralista ( quello derivazione di leggi elettorali democratiche PROPORZIONALI…) allo Stato Liberale ( e liberista…) simil USA derivazione di leggi elettorali “maggioritarie
( come sopra descritte…) , praticamente uno Stato Oligarchico, corporativo, lobbistico, simil fascista … praticamente si è tornati ad uno Stato simile a quello vigente ai tempi dello Statuto Albertino… oligarchia ( ci mancherebbe solo il voto per censo, e sarebbe fatta…).
Sovranità popolare democratica , definzione “volgare” : levare la comoda poltrona da sotto le nobili terga del politicante incapace, fare cadere un (s)governo… quello che succedeva fino a primo del 1993… quando, non esisteva ancora il distorto mito della (s)governabilità autoritaria .. nel periodo ante 1993 l’Italia si poteva definire parzialmente uno Stato di democrazia pluralista, al netto del suo status di Stato perdente la guerra, occupato, e simil colonizzato, succube della potenza imperialista egemone in occidente.
Spesso scrivo anche, oltre agli psicopatici dell’un per cento, psicopatici TOTALI (ovvero tipo serial killer, non lo dico io ma valutazioni scientifiche), che esistono i loro “sgherri” ovvero psicopatici di livello inferiore, non totali ma sicuramente pronti a accettare scelte autolesioniste come se fossero positive.
E si, concordo che la democrazia è morta, ma io sono ancora più pessimista e penso al Medioevo, fatto di “nobili” (di clero e non) che tutto facevano senza mai pagare nulla dei loro errori, di sgherri che li difendevano e aiutavano, di tutta una serie di vassalli e valvassini e valvassori e di una moltitudine di servi della gleba.
Niente illuminata borghesia come da rivoluzione industriale inglese o francese (da noi non c’è mai stata la vera rivoluzione industriale).
E concordo anche sulla data, 1993. Prima dell’incontro sul Britannia dove traditori della patria svendettero la Patria, e dopo la morte, violenta di due eccelelnti e grandi magistrati.
Renzie voleva fare il bis della legge Acerbo del 1923, la linea di tendenza e proprio quelle che Leie dice…
qualcuno aveva detto (s)governi Berlusconi/Renzie ?
A me è venuta in mente la BANCA DEI FAVORI.
Ecco come la descrive Paulo Coelho ne “Lo Zair”:
“Io so che tu sei un personaggio destinato ad affermarsi, ad avere molta influenza, un giorno… Così comincio a fare versamenti sul tuo conto – depositi che non sono in denaro, ma in contatti. Ti presento a questa e a quella persona, facilito determinate trattative. Tu sai che mi devi qualcosa, anche se io non chiedo mai niente. Un giorno ti chiedo qualcosa: tu potrai rifiutarmelo, ma saprai di essermi debitore. Se farai ciò che domando, io continuerò ad aiutarti. Gli altri sapranno che sei una persona leale, effettueranno versamenti sul tuo conto… Un giorno, chiederanno anche a te qualcosa, tu ascolterai e ricambierai chi ti ha aiutato… La banca dei favori è un investimento a rischio, come qualsiasi altro. Potrai rifiutarti di farmi il favore che ti chiedo, pensando che ti ho aiutato perché lo meritavi, perché tu sei il migliore, e tutti abbiamo il dovere di riconoscere il tuo talento. Bene, allora io ti ringrazierò e chiederò a qualcun altro, sul conto del quale ho effettuato dei depositi. Ma da quel momento, senza che ci sia bisogno di dire niente, tutti sapranno che non meriti nessuna fiducia. Potrai crescere ancora, si, ma non fino al punto che vorresti. A un certo momento, la tua vita comincerà a declinare: sarai arrivato a metà, non alla fine, sarai mezzo contento e mezzo triste; non sarai né un uomo frustato, né un uomo realizzato. Non sarai né freddo né caldo: sarai tiepido, e, come dice un evangelista in uno dei libri sacri, le cose tiepide non colpiscono il palato”.
Le urla di “casta/cricca/corruzione” troppo spesso appartengono a chi non ha un conto aperto in quella banca…
sbaglio, o Paulop Cohelo aveva qualche intrallazzo con la massoneria ?
“E concordo anche sulla data, 1993. Prima dell’incontro sul Britannia dove traditori della patria svendettero la Patria, e dopo la morte, violenta di due eccelenti e grandi magistrati.”
Nel 1993 sono stati introdotte le leggi elettorali maggioritarie.
http://www.grandeoriente.it/resapubblica-paulo-coelho-ho-appartenuto-alla-massoneria-e-i-suoi-simboli-sono-universali/
a me la massoneria dei favori al posto dei diritti, NON ispira:
Caro anonimo, non mi interessa se Coelho sia appartenuto alla massoneria. Quello che ha scritto è chiaro e evidentemente sapeva quello che scriveva.
“sarebbe che in realtà il liberalismo, ossia la tradizionale espressione politica del capitalismo, si basi sul rispetto delle regole e addirittura su uno Stato forte nel farle rispettare. ”
la giustizia ( anche come legge…) è l’utile del più forte.
Trasimaco ne “la Repubblica” di Platone.
https://www.youtube.com/watch?v=lqbwkgdBosI
Grazie anonimo. Ottima scelta.
Adesso dico una cosa che non c’entra nulla con i due video, ma mi è emersa ascoltandoli.
Non riesco più a accettare la metafora animalesca che parla di LUPI CATTIVI o di ORSI RABBIOSI o di API PERICOLOSE…
Per le altre creature del Pianeta, tanto più se senzienti come gli animali, specie i mammiferi, NOI UMANI SIAMO IL DIAVOLO.
Ovidio, 2000 anni fa disse che il maltrattamento sugli animali è l’allenamento del maltrattamento sugli uomini.