341Fin dal 200 avanti Cristo in Cina venivano redatte le celebri gazzette imperiali che rendevano conto di leggi, provvedimenti, notizie il cui più noto esempio è la Gazzetta di Pechino che è considerata il primo giornale al mondo. A partire dal 1050 dopo Cristo tali gazzette non furono più scritte a mano, ma stampate a caratteri mobili in terracotta che col tempo divennero di legno e infine di bronzo. Cionondimeno tutti noi abbiamo appreso che la stampa fu inventata da un tale Gutenberg, orafo di Magonza che in realtà ebbe solo l’intuizione  di mettere assieme una serie di tecnologie filtrate in Occidente attraverso la via della seta e il suo naturale terminale ovvero Costantinopoli dove ormai da tre secoli dominavano Venezia, Genova, Pisa, i vichingi del Volga e gli svevi giunti con Corrado III, rex Romanorum e col Barbarossa.

La cosa non è una scoperta di oggi, era nota nei suoi tratti fondamentali da molto, tanto che ne già parla Voltaire alla voce Gazzette nell’Encyclopedie, ma evidentemente l’esprit autistico coloniale era già talmente sviluppato da pensare che comunque il resto del mondo non contava, era res nullius. Se è vero che la matematica è nata in oriente, la notazione matematica che ha permesso lo sviluppo dell’algebra in India passando a noi attraverso gli arabi, la bussola, la povere da sparo, la stampa (compresa in essa la carta moneta) dalla Cina e dall’Asia in genere un’altra miriade di invenzioni che possono parere secondarie, ma che hanno avuto un immenso influsso sull’Europa, come ad esempio la staffa, è pur vero che si ritenevano le società orientali immobili, mentre il processo storico ancorché diretto idealmente verso una fine della storia, era un caratteristica solamente occidentale. Concetto che finirà ben presto nel trasformarsi in teorie politico razziali per le quali solo gli occidentali sono capaci di democrazia e cretinate del genere. Potremmo fare mille esempi di questo sentiment definitivamente affermatosi nella sua grossolana versione anglosassone con la rivoluzione industriale, ma un esempio a suo modo clamoroso è la questione della scoperta dell’America. Il continente è stato evidentemente abitato da popolazioni asiatiche arrivate attraverso lo stretto di Bering dai trenta ai ventimila anni fa, ma la scoperta viene considerata tale solo quando vi misero piede gli europei con Colombo, i pellerossa, in Maya, gli Incas, gli Aztechi non contano, non hanno la pelle bianca e dunque sono stati scoperti anche loro. E quando tale primato viene contestato probabilmente perché dà fastidio all’america wasp che l’onore sia attribuito a uno senza occhi azzurri e capelli biondi, si dice che l’abbiano raggiunta prima i vichingi, ancorché nessuno ne abbia saputo nulla e dunque come scoperta vale zero.

Qualcuno si starà chiedendo che senso abbia tutto questo, ma ci arrivo subito. La presunzione di superiorità prevede che essa venga delimitata in qualche modo, che si sappia insomma dove cominci e dove finisca l’occidente, problema non facile visto che in esso bisognerebbe includere i giapponesi ed escluderne gli indiani che sono invece in gran parte imparentati con gli europei come si deduce dalle loro lingue che appunto fanno parte della famiglia indoeuropea. Per non parlare delle nuove consapevolezze che fanno derivare dalla Mesopotamia gran parte di quel sapere che definiamo greco. Ma il problema attuale è che fin dagli esordi questa ristretta concezione del mondo, specie nelle sua vulgate popolari,  ha messo ai suoi margini la Russia considerata semi orientale, una specie di temibile e barbaro ibrido, nonostante la sua straordinaria cultura per certi versi prototipo di ciò che pensiamo occidentale. Questo confine nebuloso e inquieto si è trasformato in sprofondo  dopo la Rivoluzione di ottobre e le fallite imitazioni in centro Europa, intensificando l’idea di un pericolo che viene da oriente con in più il grottesco tentativo di attribuire il comunismo a tali caratteri.

Oggi la Russia non è più comunista, anzi ha assunto valori e modelli di vita tipicamente occidentali per non dire proprio amerikani con la kappa, ma contro di lei si può facilmente recuperare il sospetto e l’ostilità precedenti la rivoluzione con lo scopo di circondarla e impedire che raccolga attorno a sé e alla Cina, protagonista  della più grande espansione produttiva di tutti i tempi, un gruppo sempre più folto di Paesi che non ne possono più delle ingerenze imperiali di Washington e dunque della massima espressione di occidente estremista e integralista che in realtà è passato dal dichiarare la democrazia un suo prodotto esclusivo, a negarla nelle sue forme sostanziali.   Così accuse assurde, grottesche sanzioni che colpiscono in primo luogo chi le pone, pretesti esili e miserabili insieme, riescono a funzionare su opinioni pubbliche in un certo senso già preparate subliminalmente al sospetto e all’ostilità. Tanto più forte quanto più s’intuisce che la stagione del dominio si sta esaurendo, che l’Europa stessa è ridotta a un piccolo mondo carolingio di fatto impotente senza l’ “estremo occidente” americano, il quale a sua volta si vede sempre più in pericolo visto che il suo capitalismo estremo lo ha portato a dipendere in maniera vitale dal controllo mondiale senza il quale si sgonfierebbe come un palloncino.

Tutto questo ha giocato un ruolo decisivo anche all’interno della rivoluzione d’ottobre perché il tentativo occidentale di appoggiare gli zaristi e le fallite rivoluzioni in Germania indusse Lenin a guardare a oriente additando nella Cina e nell’India i teatri di futuro sviluppo della rivoluzione e a individuare nella decolonizzazione il vero fronte di scontro. L’Unione Sovietica, nonostante il fatto che la Germania di Weimar e persino l’Italia di Mussolini avessero voluto stabilire relazioni con Mosca infrangendo il cordone sanitario steso da Washington e Londra, cominciò a disinteressarsi dell’Occidente e a cercare di sottrarsi alle tensioni che si stavano accumulando al suo interno E’ anche per questo motivo che non vennero prese particolari misure militari per difendersi dalla Germania e che venne firmato il patto Molotov – Ribbentrop: il conflitto per Stalin e i dirigenti sovietici era altrove e dopo tutto una guerra  inter occidentale non poteva che costituire un vantaggio a patto di tenersene fuori.  Un’idea illusoria, esattamente come quelle coltivate oggi dagli occidentali.