111901578-0156231a-1f82-4b35-8d5a-e20cdd9958b0Una cosa è certa, il regime venezuelano è intollerabile: tutto sta a vedere per chi. Forse per le opposizioni che esistono, che hanno vinto le elezioni ma che portano la gente in piazza a protestare per la libertà di espressione davanti a decine di televisioni di tutto il mondo oltre a bruciare la metropolitana, a spargere merda per le strade e sparare dalle finestre secondo un copione di ambigua insurrezione armata, già scritto a Kiev? Inutile dire cosa accadrebbe da noi che ci preoccupiamo dei black bloc. O è intollerabile per le tradizionali baronie e i loro referenti del Nord giustamente indignate perché il 60% del bilancio dello stato va alla spesa sociale compreso un programma di sanità gratuita che finora ha prodotto quasi un milione e mezzo di visite mediche? Di certo è una vergogna che tanti soldi vengano buttati nel tentativo di migliorare le condizioni delle persone, bisognerebbe prendere esempio dalla “democratica” Repubblica dominicana dove 300 neonati sono morti  tra gennaio e marzo a causa delle infezioni contratte in ospedali privati delle risorse necessarie. Ma davvero vogliamo turbare le vacanze delle mandrie umane che mettono al sole il loro conformismo esistenziale in quel di Punta Cana? Fatto sta che questa strage degli innocenti continua tranquillamente senza che nessuno ne parli, nemmeno quelle ong che vi chiedono soldi per “salvare” children dove e come pare a loro, che non presentano bilanci e il cui scopo umanitario è talmente di facciata o strumentale che si precipitano a partecipare a manovre militari.

Naturalmente si può essere in disaccordo con Maduro, ma trovo un po’ difficile che in una dittatura ci sia un’opposizione che detiene la maggioranza in Parlamento e che scende in piazza con metodi violenti per denunciare ogni giorno a tutto il mondo la mancanza di parola. Per la verità questa è assenza di parola: non possono davvero parlare altrimenti dovrebbero dire quali sono le loro idee, i loro scopi, i loro mandanti: quindi si limitano a quegli slogan che tanto piacciono all’informazione occidentale che può sbatterli in pagina senza darsi pena di spiegare la situazione, cosa che sarebbe del resto molto imbarazzante.

E’ la stessa distorsione cognitiva per cui tutta l’informazione occidentale è andata in fibrillazione per il fermo di qualche ora a Mosca di un attivista gay,  l’italiano Yuri Guaiana, mentre andava a consegnare alla procura generale una petizione contro il trattamento dei gay in Cecenia. Tale petizione sarebbe stata organizzata da un ennesima ong, All Out, di cui si sa pochissimo tranne che è finanziata per propria stessa ammissione dalla Open Society di Soros e da fondazioni Lgbt tutte rigorosamente Usa tranne una svedese almeno formalmente, all’interno di un rapporto sfuggente che non viene esplicitato, né chiarito. Nel sito di questa organizzazione si rende debito conto delle campagne svolte e vediamo che esse riguardano solo Cina, Russia, Uganda, ma nemmeno per idea le aree dove l’omosessualità comporta il carcere o la morte. Forse perché tali Paesi sono alleati e amici degli amici dei finanziatori?

Tutte domande a cui possono più facilmente rispondere alcune significative foto dell’attivista (qui e qui). Qualche ora nelle stanze della polizia e il salto del pasto hanno Gay_rightsrischiato di sollevare una nuova campagna anti russa mentre è il totale silenzio su Arabia Saudita, Emirati, Qatar e in generale su tutte le aree del mondo, descritte dall’immagine a sinistra, dove gli omosessuali non soltanto sono discriminati, ma vengono considerati reati viventi, tra le quali figura anche l’India e la Repubblica di Guyana che confina con il Venezuela e il suo sanguinario dittatore. Capisco che Guaiana non tocchi la Guyana, che gli attivisti non entrino in certi Paesi, ma qualche parolina potrebbe essere spesa, qualche parlamentare potrebbe trovare il coraggio di dire qualcosa che non sia sempre e soltanto a senso unico. Insomma il tutto rientra nel magico mondo della geopolitica dove tutto assume un aspetto ambiguo, dove non si sa dove finisca la vera protesta e cominci invece la strumentalizzazione. Sì perché casualmente le discriminazioni dei gay in Cecenia derivano essenzialmente dall’importazione, favorita per non dire organizzata dall’occidente, tramite le solite ong, del wahabismo di stampo saudita, al fine di creare caos nell’area caucasica.  Sarebbe davvero il caso di cominciare a discriminare il genere più numeroso e inquietante: i servi sciocchi.