Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ormai la trasformazione del nostro povero Paese in luna park con annesso centro commerciale ha subito un’accelerazione. Venezia, Firenze, il Centro Italia investito dal sisma sono i laboratori di questa infamia che ha sponsor e promoter propria tra quelli che, per incarico istituzionali, dovrebbero garantirne la tutela e assicurarne l’accesso e il godimento, azioni ormai sostituite dall’attività di “valorizzazione”, che assomiglia da vicino alla tradizione coloniale di sfruttamento e saccheggio, e secondo la quale si migliorano e rivalutano foreste amazzoniche convertendole in listerelle per il nostro parquet.
Sono luoghi speciali e diversi che finiscono per assomigliarsi perché, come molti altri, stanno subendo la stessa sorte fatta di espulsione degli abitanti, trasformazione del patrimonio abitativo in “ospitalità” para-alberghiera e di quello immobiliare monumentale in contenitori per il terziario, residence di lusso, sedi di istituti bancari e multinazionali e perfino in grandi shopping center, anche grazie alla metamorfosi dei residenti in figuranti di una nazione che si presta a essere parco tematico, quindi osti e locandieri, inservienti e autisti anche sotto il cappello di quei nuovi volontariati che piacciono al ministro del lavoro per sviluppare formazione e competenza.
Altro che petrolio, altro che giacimento cui attingere per la crescita del Bel Paese. Ha finito per diventare desueto il coglionario di luoghi comuni vomitati dal succedersi di fan dell’irrinunciabile “contributo” dei privati, dell’esigenza di consegnare in comodato e in libera gestione monumenti e paesaggi a generosi “mecenati”. Come in tutti i settori siamo andati peggiorando e siamo tornati agli auspici di Tremonti, proferiti all’ombra del kitsch del cavaliere, del rococò veneziano ambientato ai bordi delle piscine delle sue regge: bisogna che la cultura e l’arte si possano mettere tra due fette di pane come fosse una fetta di salame con cui afre cassa.
Avevano già cominciato quelli che sono venuti dopo, permettendo ai norcini della real casa di condire i loro supermercati alimentari con un po’ di Rinascimento, adornando le cascate di salsicce esibite oltreoceano con una guglia del Duomo, concedendo chiese, musei, siti archeologici, ponti famosi in qualità di location per convention, cene aziendali, sfilate di moda, pranzi nuziali da far invidia al boss delle cerimonie.
Adesso abbiamo toccato il fondo. Venezia si prepara in questi giorni alla grande fiera, quel vorticoso business che ruota per una settimana intorno alla vernice della Biennale d’Arte, quando l’inaugurazione consiste anche in mostre collaterali, eventi, personali, spazi espositivi a cura di gallerie private, che la stampa locale ha valutato per difetto in circa 30 milioni. E che servono per aggiudicarsi il prestigioso logo della Biennale che vale un po’ più di 22 mila euro, per affittare uno spazio piccolo o grande (tra i 10 mila euro al mese per il fondo di un negozio fino agli oltre 50 mila per il piano nobile di un palazzo, ma volendo, con 20 mila euro, ci si può locare una chiesa.
Aggiungete cocktail, cene di gala affidate a ditte di catering, aggiungete guardiania, aggiungete le spese di assicurazione trasporto delle opere, aggiungete gli allestimenti e il conto è presto fatto. a confermare che anche l’arte è sempre meno roba da poveri, consegnata in regime di monopolio non più a illuminati mecenati e nemmeno a trattori che appendevano Modigliani e Ven Gogh in cambio di una zuppa, bensì nelle mani di gallerie internazionali, di sponsor e mercanti che guardano al collezionismo di chi non la ama. se non come investimento e per il profitto che ne deriva, confinandola in caveau ben protetti, esposta nelle gelide sale riunioni di banche voraci, avide società, sceiccati ingordi come ostensione dell’appagamento di una cupidigia insaziabile. Sono loro a fare le “mode”, grazie al gigantismo dei Grandi Eventi, a creare icone e personaggi, scegliendoli accuratamente tra chi è in grado di dare scandalo, stupire, indignare, come impone la “post arte” tra esercizi informatici, son et lumière, paradossi, tatuaggi e interventi plastici in un bric à brac, dove la infantilizzazione creativa sconfina nel suo grottesco funerale.
È per accontentare chi sta alla cassa del gran bazar che il Ddl Concorrenza approvato dal Senato con il voto favorevole dell’aula (158 favorevoli contro 110 contrari) sulla questione di fiducia posta sul maxi-emendamento presentato dal Governo, ha introdotto la modifica all’articolo 68 del Codice dei Beni culturali (Codice Urbani 2004) sulla circolazione internazionale delle opere d’arte. Un “traguardo” molto incoraggiato dall’inappropriato ministro e salutato con giubilo dalla stampa come adempimento necessario “per favorire la circolazione dell’arte contemporanea”. E non a caso, ci ha informato a suo tempo proprio il Sole 24 Ore, l’emendamento cruciale è frutto della instancabile pressione esercitata dal gruppo d’interesse Apollo 2 che rappresenta case d’aste internazionali, associazioni di antiquari e galleristi di arte moderna e contemporanea e soggetti operanti nel settore della logistica di beni culturali, bel rappresentato dall’avvocato Giuseppe Calabi di Milano, avvocato di fiducia di Sotheby’s.
Come d’abitudine una norma che incide in maniera così profonda e irreversibile sul patrimonio culturale nazionale è stata accreditata con il pretesto di “semplificare le procedure relative al controllo della circolazione internazionale delle cose antiche che interessano il mercato dell’antiquariato”. Così la soglia temporale perché un bene possa essere dichiarato “culturale” passa dai cinquanta ai settanta anni (come era già per i beni immobili pubblici) scaraventando sugli scaffali del suk i tesori artistici del Novecento. Si introduce inoltre un tetto di valore economico e commerciale in 13.500 mila euro: opere del valore uguale o inferiore potranno essere esportate dall’Italia senza autorizzazione, anche se realizzate più di settant’anni fa da un autore scomparso e sottraendo al controllo degli uffici esportazione tutte quelle che, indipendentemente dalla loro età ed interesse culturale, sono sotto quella soglia, anche grazie all’introduzione dell’autocertificazione in virtù della quale il proprietario potrà dichiarare di rispettare i parametri per portare i suoi beni oltre confine, senza essere sottoposto ad alcun accertamento.
Invece di potenziare e rendere più efficienti e responsabili gli Uffici Esportazione, anche mediante l’assunzione di giovani storici dell’arte), affidiamo il giudizio alla discrezionalità del mercato e dell’interesse privato. Invece di rafforzare il circuito della tutela e del godimento all’interno dei nostri confini, promuoviamo l’export. Ci troveremo con un Paese impoverito, trasandato, senza più nulla cui guardare e da mostrare che renda orgogliosi del passato, appagati del presente e fiduciosi del futuro.
A costo di fare da parafulmine ai fulmini del pensiero ortodosso, i veri vincitori delle elezioni francesi sono i sionisti, termine ormai equivoco e superato anche dalla storia recente. Il termine piu’ adatto per la setta – e ne sono certo fra poco anche questo termine sarà messo all’indice – è talmudista.
Uno dei capolavori talmudisti e’ di tacciare di razzista chiunque dica qualcosa che, volendo, girando, rigirando e misinterpretando, possa leggersi anche lontanamente come critica agli eletti da Dio.
Anche solo dire che negli USA i media, il governo e la politica estera, le banche, l’educazione, Hollywood e la cultura in generale sono sotto stretto controllo talmudista, gia’ puzza di “anti-semitismo – se a dirlo e’ un goyim. Non importa che in un recente editoriale di un quotidiano di Los Angeles, un mammasantissima talmudista abbia scritto, “Non mi importa niente che gli ebrei controllino il governo, la politica estera, le banche, l’educazione e Hollywood. Quello che m’importa e’ che continuiamo a controllarli.”
Il fatto è che anche solo a riportare l’articolo si passa da anti-semiti. Posizione errata.
Per esempio, in Cina gli ebrei sono percepiti come una razza superiore. Best sellers per i Cinesi hanno per titolo, “101 Money Earning Secrets From Jews – Notebooks to Learn To Make Money With the Jews.” (http://www.tabletmag.com/jewish-arts-and-culture/books/167289/nanjing-jewish-studies)
E il fondatore dell’Europa Unita, Coudeneuve Kalergi ha scritto, nel suo “Praktischer Idealismus,” che l’Europa in futuro sarà abitata da un’unica razza negroide (stile Egiziani delle Piramidi) comandata da un’élite talmudica.
La quale, tuttavia, sarà migliorata geneticamente combinando matrimoni tra maschi talmudici con donne europee della meglio nobiltà.
Va ricordato che per i talmudisti una donna cristiana è una “shiksa,” cioè appena poco piu’ che una puttana.
Tanto vale che la figlia di Trump, per sposare un talmudista, ha dovuto convertirsi al giudaismo. Per la Francia, bastino il nomen-omen Rotschild, Attali’ mago politico super-talmudista che tira le fila della politica transalpina, per non parlare di Cohn Bendit & c.
Tra parentesi, il premio Kalergi per il 2016 e’ andato a…… Papa Bergoglio.
E’ ora che noi Europei si abituiamo all’idea di riconoscere una razza superiore, un popolo eletto da Dio. E che resistere alla forza del destino è dannoso ed inutile. Chi ha combattuto i talmudisti, da 2000 anni a questa parte, ha sempre perso. Cacciati da piu’ di 100 paesi sono sempre ritornati trionfanti. E’ tempo di ricordare l’adagio anglo-sassone, “You cannot argue with success.”
ancora una volta resisto alla tentazione di rispondere a provocazioni da Protocolli dei Sette Savi di Sion, anche perchè ad onta della mia origine non ho mai creduto alla superiorità di un popolo o di una etnia, nemmeno nel ruolo di popolo-vittima che deve apprendere, unico al mondo, la lezione della storia in modo che il torto non diventi diritto..
e comunque @diderot, cosa c’entra con questo post la sua dotta invettiva contro la demoplutocrazia giudaicomassonica?
ecco “”””l’opposizione””””” :
https://comedonchisciotte.org/m5s-questa-non-e-solo-brutta-e-una-super-porcata/
Dal 2011 ad oggi l’Italia è stata rivoltata come un guanto, escono più novità legislative che stravolgono la nostra cultura giuridica (e quindi la nostra vita pratica) in tre mesi che nei precedenti tre o quattro decenni. Se vogliamo sapere come è fatta una colonizzazione, basta affacciarci alla finestra: vedremo il nostro parlamento di inesperti traditori, che tradiscono senza neanche rendersene conto, licenziare una legge dopo l’altra che va contro a tutto ciò che era stato costruito dal 1861 in poi. Certo, esiste l’Europa, ma non ci avevano detto che per costruire l’Europa bisognava radere al suolo le culture di ogni singolo popolo europeo.
Mi sento decisamente solidale con tutte le nazioni dell’Italia ante-riunificazione che due secoli fa dovettero sperimentare lo stesso sentimento di impotenza davanti a leadership ruffiane che forti della loro appartenenza ad un comune ceppo massonico “guidavano” le masse a massacrarsi reciprocamente nel nome di un ideale unitario che doveva essere sentito dalla gente come altrettanto remoto di quanto ci sembra oggi remoto l’ideale europeo. Certo, nacque l’Italia, ma se approviamo quel modo di fare l’Italia ci troviamo poi in condizione di non poter censurare il modo, strutturalmente identico, con cui l’Italia oggi si appresta a scomparire per lasciare il posto ad un’altra cosa, molto simile agli Stati Uniti e, comunque, completamente diversa dalle proprie radici e tradizioni: per esempio, proprio adesso si sta discutendo in parlamento un nuovo concetto di legittima difesa, molto alla far west, per cui chi uccide il ladro che gli viene in casa di notte non subirà alcuna conseguenza legale perché ha ucciso in preda al turbamento emotivo.
Se prima leggevo le varie newsletter fiscali e giuridiche cui sono abbonato per vedere cosa “tramava” il Fisco contro le aziende ora le leggo, con spavento e dolore, per vedere cosa il Parlamento sta tramando contro tutti noi cittadini, contro la nostra comune cultura, una nobile architettura etico-concettuale che è ormai in avanzata fase di smantellamento e sostituzione senza che le vittime, i cittadini, se ne accorgano. D’altronde, il problema di come toglierti la poltrona e metterci al suo posto uno sgabello senza che tu te ne accorga è ben noto ai decisori massoni o di simile lignaggio ed è, tutto sommato, di facile soluzione: basta aspettare che le vecchie generazioni, ancora in grado di fare la differenza tra una poltrona e uno sgabello, fisiologicamente scompaiano, mentre le nuove vite che si affacciano al mondo rivoltato come un guanto non hanno la minima possibilità di capire cosa è successo e cosa si stanno perdendo. Ecco perché i grandi traditori di oggi sono destinati a diventare i punti di riferimento ideali di domani esattamente come i massoni Garibaldi e Mazzini che, lungi dall’essere esecrati, sono presenti a titolare le piazze e le vie di ogni comune italiano.
Noterò poi, come ho fatto già altre volte, che la cosiddetta sinistra è obiettivamente la maggiore perpetratrice dei misfatti, ben più della destra. Ma non perché sia peggiore, quanto per il motivo che in Italia, da sempre, le élites considerano la sinistra più capace di convincere il popolo ad accettare qualunque oscenità visto che il “brand” della sinistra, a livello popolare, mantiene tuttora un certo inesplicabile gradimento e una certa inguaribile e mal riposta fiducia.
Infine, manifesto volentieri una grande ammirazione per questo e altri post di Anna Lombroso mentre non riesco a capire Mr. Simplicissimus per il suo acceso entusiasmo per il massone Mélenchon. Se una persona di sinistra ritiene che stando a sinistra si possa contemporaneamente essere massoni mi trovo nella più imbarazzante difficoltà a considerare questa persona di sinistra, qualunque siano i suoi altri (e numerosi) meriti.
Quando un regime può essere definito autoritario?
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