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Il tacchino dei cieli e gli asini di terra

f35-croceFinalmente sono riuscito a comprendere perché tanti generaloni da trasporto branzini sono così attaccati agli F35: non solo soltanto mediocri e costosissimi, dunque molto remunerativi da un certo punto di vista che possiamo intuire, ma obbligano a darsi alla fuga qualora si trovassero di fronte a velivoli avversari, il che sembra proprio nello spirito di certa retorica nostrana e un alibi per mettere assieme una costosissima forza aerea di fatto impiegabile esclusivamente sotto ombrello americano, anche perché non possiamo disporre delle tecnologie che abbiamo contribuito a sviluppare con due miliardi di dollari . La fuga per la salvezza  già stata ipotizzata, apertamente o tra le righe, dai massimi esperti del Pentagono, ma prende concretamente corpo in un articolo di una rivista specializzata in tecnologie e strategie militari, il National Interest (vedi qui) ,  nel quale si prende ad esempio un eventuale confronto con il russo Su 35: “Cosa dovrebbero fare quattro F-35, se dovessero incontrare quattro Su-35? La risposta più ovvia è di cambiare rotta e chiedere aiuto agli F-22 e agli F-15”. 

La sostanza è che questo caccia di quinta generazione risulta  inferiore a quelli della generazione precedente perché il progetto nato negli anni ’90 ha puntato tutto su una presunta invisibilità, oggi impossibile da ottenere realmente, sacrificando ad essa autonomia, carico bellico, velocità, agilità, affidabilità, autonomia di volo, costi di manutenzione e di produzione. Così ci si ritrova per le mani una ciofeca dal costo stratosferico. Per la verità l’ F35 possiede una caratteristica avanzata o considerata tale, ossia l’avionica che consente una sorta di coordinamento stretto fra più caccia ed è per questo che l’articolo citato è importante: perché non parla di un solo velivolo, ma di quattro, mostrando come anche in questo caso  l’ F35 non si mostra superiore, anzi è meglio che se la fili. Del resto anche le numerose simulazioni reali di scontro con il meno evoluto Su 30 hanno visto sempre perdente il nuovo caccia e persino nelle prove condotte dall’Indian Air Force il gioiellino della Lokheed le ha prese da aviogetti di terza e di quarta generazione.  Persino da noi, acquirenti forzosi di un progetto sbagliato concettualmente e comunque ormai superato, sorge qualche dubbio: la rivista Difesa che si proclama indipendente e che fruisce di contributi non dichiarati, scriveva due anni fa che “senza profondi upgrade hardware ad avionica, radar, armi e propulsione, l’F-35  potrebbe non essere in grado di affrontare le minacce russe e cinesi. I progressi stranieri nella tecnologia di quinta generazione sono evidenti e costanti, motivo per cui questi aggiornamenti, sono necessari. Sarebbe opportuno definirli fondamentali”. Faccio notare a proposito di “indipendenza” che si parla di “progressi stranieri” solo in riferimento a russi e cinesi, ma non degli altri che stranieri lo sono egualmente ancorché alleati, ma insomma ognuno si fa i branzini suoi.

Insomma il predatore dei cieli è divenuto una preda, ma costa un accidente e costerà sempre di più: la gente ha difficoltà a curarsi e noi spendiamo e spandiamo per una schifezza pensata per garantire una superiorità aerea, ma che si è rivelato garanzia di sicura inferiorità.  E che per di più è un notevole passo indietro anche nel ruolo di caccia bombardiere. Non è detto che l’F35, una volta però ripensato da capo a piedi, non possa avere un ruolo nell’ambito di una forza aerea che può disporre di centinaia di questi velivoli e di altri centinaia che li difendono, ma i nostri 90 da 15 miliardi, (e probabilmente più di 20 con gli aggiornamenti assolutamente necessari) i quali  dovrebbero essere necessariamente utilizzati in formazioni numerose per poter sopravvivere, sono destinati ad essere bruciati subito nel caso di un conflitto. Il che costituisce una  garanzia per la Nato visto che ci siamo letteralmente svenati per l’acquisto di caccia che non hanno alcun senso se non inseriti nel sistema bellico americano a fare da avio ascari sacrificabili a piacere. Chi ci ha imposto l’acquisto lo sa benissimo: “L’F-35 è troppo pesante e lento per avere successo come caccia. Se mai ci trovassimo di fronte a un nemico con una seria forza aerea saremmo nei guai.”  dice Winslow T. Wheeler, direttore dello Straus Military Reform Project, “E’ un tacchino” ha dichiarato  l’ingegnere aerospaziale Pierre Sprey, uno dei maggiori progettisti di armi in Usa. Lascio a voi definire ornitologicamente chi li ha comprati sperperando i soldi di tutti: sono ammessi anche uccelli che non volano.

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