Tutto il baccano che è venuto fuori dopo le “rivelazioni” del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sul presunto legame tra alcune ong e gli spacciatori di migranti, ha qualcosa di paradossale e fa esplodere il troppo non detto di questo Paese: il non detto di una xenofobia di fondo che non trova attenuanti nei suoi caratteri patetici e strapaesani, ma anche il non detto di una dottrina dell’accoglienza che appare imposta dall’esterno come viene dimostrato dalla grottesca compresenza di lassismo e crudeltà nella gestione dei flussi migratori. Francamente non so se vi siano effettivamente prove di questi contatti del terzo tipo, né quali siano le ragioni che possono aver indotto un procuratore a fare queste rivelazioni, sempre che non si tratti di una mina ad uso interno, ma la prudenza del Vaticano, massimo esperto in materia, il quale non esclude affatto la possibilità di combine tra ong e trafficanti di esseri umani e dunque va in appoggio al Procuratore, rendono piuttosto deboli le difese per partito preso di certe logiche. Tanto più che dalla Spagna arrivano dichiarazioni di parte ong su presunte attività di supporto per coprire le magagne di Frontex.
Anche in questo caso il fare quadrato attorno a una difesa priva di qualsiasi dubbio, più che al nobile intento di non scalfire la politica dell’accoglienza sembra rivolto a una difesa delle ong divenute col tempo non solo un business gigantesco sotto la coperta del no profit, che ha già fatto esplodere i suoi scandali in Francia ( addirittura con commercio di bambini) , Germania e Spagna, ma anche un complesso sistema di gestione geopolitica che di non governativo ha pochissimo. Ci sono ong dietro al golpe ucraino, troviamo ong alla radice della crisi siriana, ong a circondare la Cina, ong nella zona del Caucaso, ong in Africa e in America Latina: fatta salva la buona fede dei piccoli operatori, di quelli onesti intendo che è sempre meno il caso, gli aiuti umanitari o economici o culturali sono uno degli strumenti più efficaci di penetrazione e di condizionamento.
Le ong, come dice il nome stesso, dovrebbero essere organizzazioni senza fini di lucro e indipendenti da governi o da organismi governativi internazionali: ma questo è ormai pura teoria, con poco a che vedere con la realtà dei fatti. Quelle che operano su larga scala, quasi tutte di origine e guida americana, ancorché in qualche caso detenute da supericchi (ovvero dal governo concreto degli Usa), hanno in un certo senso gettato la maschera due anni fa, quando accettarono di partecipare, non si sa bene in quale veste, alle più grandi manovre militari Nato dalla fine della guerra fredda chiamate Trident Juncture. Una quindicina di loro, tra le più importanti come Human Rights Watch di Soros ( che oltre ad avere Open Society è uno dei maggiori contributori di Amnesty International ) maggior finanziatore anche o Save the Children accettarono e si tirarono indietro solo quando la notizia sfuggita al controllo per una tragicomica superficialità di comunicazione, divenne di pubblico dominio. Del resto alla stessa esercitazione si unirono anche Usai e Euroaid, organizzazioni governative che operano geopoliticamente sotto copertura umanitaria e che dunque sono attive dentro le medesime logiche.
Ora è davvero difficile immaginare che una vera ong ufficialmente nata per salvare vite di bambini o di monitorare il rispetto dei diritto umani nelle varie aree del globo, possa pensare di partecipare a un’esercitazione militare, anche perché questo è del tutto al di fuori della definizione di organizzazione organizzazione non governativa oltre ad essere completamente al di fuori dello spirito umanitario. Dunque ci troviamo di fronte a un mondo completamente ribaltato rispetto all’immagine che vuole dare di sè, a un sipario che nasconde tutt’altro paesaggio e che progressivamente ha diffuso la propria ambiguità anche a gran parte delle iniziative di questo tipo. Meno del 20% delle ong, anche di quelle che spendono milioni per chiedervi i 9 euro al mese, presenta i propri bilanci sociali e tanto meno un quadro preciso della missione a cui si dedica, dei risultati ottenuti, delle azioni concrete svolte. ” Fidarsi è quasi un azzardo” diceva quasi dieci anni fa Giulio Marcon fondatore di Lunaria e oggi coordinatore dei “parlamentari per la pace”.
Quindi non si vede da dove possa scaturire una sorpresa non ipocrita su eventuali collaborazione tra ong e mercanti di clandestini: se dietro vi siano strategie di qualche tipo, immaginazioni orwelliane o semplicemente qualche soldo maledetto e subito, è difficile dirlo, anche perché i livelli sono intrecciati, ma per favore cerchiamo di non cascare dal pero.
cosa è che non va in itaGlia ?
Amnesty International è finanziata dalla Commissione Europea, dal governo britannico, dalla Open Society Georgia Foundation del famigerato benefattore internazionale George Soros, solo per citarne alcuni. Irene Khan, direttrice di Amnesty, suscitò lo sdegno degli stessi attivisti andandosene con una “liquidazione” di 500.000 sterline nel 2009. Suzanne Nossel, altra direttrice di Amnesty nel 2012-2013, aveva prima lavorato per multinazionali USA della comunicazione, per il Wall Street Journal, per il Dipartimento di Stato USA dove si era distinta per le sue posizioni filoisraeliane e a favore dell’intervento USA in Afganistan. Non per niente Colin Powell dichiarò che “le ONG sono per noi una forza altrettanto importante dei combattenti armati”. L’attuale direttore di Amnesty, Salil Shetty, prende uno stipendio annuale di 210.000 sterline.
Passiamo a Save the Children, cacciata da Pakistan e Siria con l’accusa di lavorare per la CIA, che prende soldi da: Chevron, Exxon Mobil, Merck Foundation, Bank of America e molte altre multinazionali citate come sponsor sul suo sito, tra le quali naturalmente varie industrie chimiche e chimico farmaceutiche, oltre che dall’immancabile Soros e dai due benefattori mondiali Bill e Melinda Gates, dall’Unione Europea e dal governo britannico (alla faccia delle organizzazioni non governative). Uno dei suoi passati direttori, Justin Forsyth nel 2013 prendeva un salario di 185.000 sterline per salvare i bambini. Era stato prima direttore di Oxfam, poi consigliere di Tony Blair, poi direttore delle “campagne strategiche di informazione” di Gordon Brown; adesso è direttore UNICEF. Decisamente un uomo per tutte le stagioni. O forse è sempre la stessa? Nel 2014 lo stipendio (chiamiamolo così) massimo di un dirigente di Save the Children UK era di 234.000 sterline. Nel bilancio di Save the Children International il dirigente con la paga più alta prendeva 387.000 dollari.
Medici senza Frontiere nel 2010 aveva un bilancio di 1,1 miliardi di dollari. Nel 2014 il direttore di MSF USA (Doctors Without Borders) prendeva uno stipendio di 164.000 dollari l’anno, però per risparmiare viaggiava in aereo in “economic class”. Tra i finanziatori di Medici Senza Frontiere ci sono Goldman Sachs, Citigroup, Bloomberg, e Richard Rockfeller, padrone e dirigente di svariate multinazionali, è stato per ventun anni presidente della filiale USA di questa organizzazione caritatevole che si è trovata spesso in situazioni ambigue sui teatri di guerra, accusata di essere di parte e non necessariamente dalla parte giusta. Accusata di lanciare falsi allarmi per false epidemie che però richiedevano vere campagne di vaccinazione. Naturalmente, anche qui non mancano Soros e Bill Gates.
http://coscienzeinrete.net/politica/item/2947-una-volta-si-chiamava-carita-pelosa-l-umanitario-funzionale-al-potere
Gli effetti della robotizzazione sono già — e saranno ancora più nel corso dei prossimi anni — di gran lunga più devastanti nei paesi tecnologicamente meno sviluppati.
La “liberazione” imposta dalle tecnologie, applicata a società con bassa produttività del lavoro, moltiplicherà molto più massicciamente il numero dei senza lavoro nei paesi che oggi chiamiamo eufemisticamente “in via di sviluppo”.
Nei primi dieci anni del XXI secolo, si prevedeva che, nel corso dei venti anni successivi, l’Europa avrebbe avuto bisogno di almeno 20 milioni di immigrati, per fare fronte al basso grado di natalità di tutti i suoi paesi.
Ma queste previsioni, a distanza di soli dieci anni, sembrano già spazzate via da realtà possenti che non erano state calcolate.
Il quadro che si delinea è di gran lunga più inquietante: l’Europa non avrà bisogno di questa immigrazione, che si annuncia enormemente più grande di quella che già oggi non siamo in condizione di assorbire.
https://it.sputniknews.com/opinioni/201704154358174-robotizzazione-immigrazione-tutti-nostri-calcoli-erano-sbagliati/