Solo poche parole. Jan – Luc Melenchon nuovo leader della sinistra radicale, non solo ha mancato il ballottaggio di appena 2 punti, sorprendendo tutti, soprattutto quell’informazione che lo aveva completamente trascurato ed esorcizzato in campagna elettorale, ma si è rivelato all’altezza del proprio programma elettorale finalmente in rotta di collisione con le oligarchie europee e atlantiche: ha rifiutato di dare la scontata indicazione anti L Pen e ha dato libera scelta ai propri elettori invece di fare come la sinistra d’accatto francese e continentale che alla fine, dopo tanti fumosi discorsi e propositi impotenti oltre che ipocriti consiglia l’uomo di Rothschild e del Bilderberg per fare contro la Le Pen una barriera.
Finalmente qualcuno dice no ai tic e alle reazioni pavloviane di una sinistra ormai succube dell’egemonia culturale neo liberista, priva dei riferimenti sociali tradizionali, vivacchiante nella piccola e media borghesia improduttiva e aggrappata non alle idee ma a residuati simbolici che nel tempo sono divenuti così astratti e automatici da non rispettare la realtà. Ora la Le Pen potrà pure repellere per le origini di destra, potrà pure suscitare avversione per le tendenze xenofobe, ma mai come Macron che è molto più a destra di lei, senza però avere l’etichetta e sta dalla parte dei presunti accoglienti, quelli peraltro degli sgomberi di Calais, dello stato di eccezione, ma soprattutto quelli che con le loro guerre e la loro predazione sono all’origine delle migrazioni.
Da tempo, anzi da vent’anni, dall’uscita di scena di Mitterand la Francia repubblicana non è che l’ombra di se stessa, un ballon d’essai in mano alla finanza: la sinistra dei vari Cohn Bendit o dei socialisti di nome o non di fatto difendono a spada tratta una carcassa vuota e riempita dallo spirito delle banche. Dunque la scelta strategica di Melenchon nel dare libertà di scelta ai suoi rompe definitivamente con queste sinistre del capitale e i loro riti antipopolari rivendicando finalmente alla sinistra un ruolo di antagonista a tutto campo. Certo è un peccato che due decenni di rese ai disegni globalisti e reazionari dell’economia finanziaria abbiano quasi ucciso la sinistra e reso difficile se non impossibile una vittoria diretta del candidato Melenchon, ma l’idea che anima quest’ultima mossa è chiarissima: non si tratta di concedere al sistema un paracadute contro le destre, ma togliere loro consenso entrando di forza nel blocco sociale antagonista che si facendo sempre più ampio, di creare un nuovo appeal per la sinistra . E’ del resto l’unico modo per collegare tra di loro le molte lotte che si svolgono separatamente sl campo di battaglia sociale e che sono destinate alla sconfitta se non riunite dentro una medesima logica.
Non viene certo meno l’antifascismo, viene meno invece l’uso ipocrita e spurio dell’antifascismo confezionato su misura dal fascismo del terzo millennio, ovvero dalla dittatura tecnocratica del capitalismo finanziario che oggi è la vera depositaria dell’odio di classe. La quale peraltro è generosz con tutti nazismi che gli sono favorevoli e in mancanza li crea e li finanzia, non si lascia scappare l’occasione di dare lasciapassare democratici e conti in banca ai ceffi più improponibili, fa finta di niente quando si erigono sacrari agli sterminatori e decide di dichiarare democratico un tiranno e dittatore uno regolarmente eletto: l’esistenza del fascismo sotto le forme del secolo scorso è in ogni caso il miglior travestimento per quello contemporaneo è un’assicurazione contro la ribellione delle vittime.
Ad ogni modo è chiaro che a Parigi si apre un nuovo capitolo, un nuovo punto di riferimento per chi voglia contestare i meccanismi europei e le cessioni di sovranità che sono immediatamente cessioni di diritti, senza dover cadere nei nazionalismi. E anche nel neo nazionalismo diversamente abile della Ue che invece di rappresentare il superamento di questa stagione, non è altro che una riproposizione del passato su scala più grande e in un certo senso anche peggiore perché la pace di cui tanto si chiacchiera è solo quella interna al continente, ma non vale per fuori, né per la Russia, né per il medio oriente, né per l’Africa o per il Sud America. Del resto la Costituzione che abbiamo difeso sei mesi fa contro un impiegato di J. P. Morgan chiamato Renzi, non è soltanto un manifesto antifascista, ma in primo luogo anti liberista, come sosteneva Lelio Basso che del resto fu un costituente e conosceva tutte le battaglie che si accesero in quel contesto.
Quindi hanno poco da festeggiare le oligarchie europee che si sono date alla pazza gioia dopo i,l primo turno in Francia: una Le Pen vicina o anche superiore al 40 per cento e una consistente sinistra finalmente anti liberista che rifiuta il ricatto dell’antifascismo nei suoi termini più rozzi, segnalano che ormai l’opposizione è destinata a sfondare il livello del 50 per cento: basteranno pochi mesi dell’uomo di Rothschild all’Eliseo. Macron, il Renzì di Parigi è una vittoria di Pirro: senza i giannizzeri vestiti abusivamente di rosso e neri assoluti di dentro sarà ben presto sotto assedio.
http://www.resistenze.org/sito/te/pr/la/prlahd18-019112.htm
A proposito di sinistra… come è andata con la bocciatura della proposta di referendum abrogativo del licenziamento illegittimo introdotto dal jobs act ?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/12/jobs-act-la-bocciatura-del-referendum-sullarticolo-18-e-un-errore-logico-giuridico-e-un-paradossale-boomerang-politico/3312088/
Mah… cos’è il sindacato in itaGGlia ?
http://www.beppegrillo.it/2017/04/programmalavoro_stop_ai_privilegi_sindacali.html
Mah, il sindacato, in itaGlia ha effettivamente un ordinamento interno a base realmente democratica democratica, come previsto dall’art. 38 della Costituzione ?
art. 39 della Costituzione, mi correggo.
Concordo con le tesi degli intervenuti. Comunque la sola chance che ha la Le Pen di battagliare vs questo burattino dell’alta finanza è che molta parte di quelli che lo hanno votato al primo turno se ne stia a casa (e con questi i sostenitori di Fillon e di quel pupazzo di Hamon, che già aveva concordato con l’avvoltoio Macron un’alta carica ministeriale), e che gran parte di chi ha votato Mélenchon torni il 7 Maggio presso le urne col naso turato a votare Le Pen. Ipotesi azzardata da Paolo Becchi qui: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=58794 .
In ogni modo, vada come vada al ballottaggio presidenziale, penso ne vedremo della belle per il rinnovo dell’Assemblée Nationale, i primi di Giugno. Da quella consultazione elettorale uno che tra dieci giorni si sentirà un condor delle Ande potrebbe uscirne come una quaglia impallinata.
il brutto è che Macron e la Le Pen assomigliano da vicino, mutatis mutandi alla Clinton e Trump… che belle consolazioni , nevvero ?
Poi, come dice spesso Jorge, NON c’è una gran differenza fra capitalismo produttivo e quello finanziario, purtroppo.
concordo a metà.
LA somiglianza tra Le Pen e Trump è molto superficiale e basata su categorie vecchie. Si hanno alcuni elementi in comune (xenofobia). Ma la Le Pen dichiara di voler smantellare l’europa BANKSTER-centrica, Trump di smantellare l’Obama-care (quella sòla che era).
Trump è un liberista nazionalista, la Le Pen solo nazionalista, ma più keynesiana in economia. Non è una chicago-girl