Anna Lombroso per il Simplicissimus
Se la vera religione di Stato è quella che celebra il Dio Profitto, è legittimo che chi officia i suoi riti non paghi l’Imu, proprio come la Chiesa, i suoi prelati, i suoi hotel accatastati come luoghi di culto e meditazione. Lo pensa il governo che ha infilato nella manovrina l’esenzione dalle imposizioni fiscali (Tasi, Ici e Imu) “per tutte le costruzioni ubicate nel mare territoriale”, quindi per edificazioni e impianti offshore, porti (Venezia, per esempio), impianti eolici, alberghi col pontile, ristoranti su palafitte.
Cornuti e mazziati i comuni costieri e i loro contribuenti, che non beneficeranno dei tributi che tre recenti sentenze della Cassazione avevano indicato come dovuti, accogliendo i ricorsi presentati dalle amministrazioni comunali, contenti invece costruttori, speculatori, petrolieri e colossi dell’energia che l’hanno infine avuta vinta nel contenzioso che li contrappone agli enti locali dalle cui acque estraggono idrocarburi. L’articolo che abbona anche gli arretrati, per un ammontare di oltre 300 milioni, avrebbe l’intento di offrire una interpretazione inoppugnabile e defintiva di norme precedenti, sostenendo che “non rientrano nel presupposto impositivo dell’imposta comunale sugli immobili (ICI), dell’imposta municipale propria (IMU) e del tributo per i servizi indivisibili (TASI), le costruzioni ubicate nel mare territoriale, in quanto non costituiscono fabbricati iscritti o iscrivibili nel catasto fabbricati”. Come dire che se non c’è l’iscrizione al catasto, non c’è rendita, e se non c’è rendita non c’è l’obbligo di pagare i tributi.
Dietro a questa ennesima acrobazia giuridica, non c’è solo la volontà conclamata di favorire per legge proprietà, rendite, speculazioni ai danni di suolo, risorse e quindi beni comuni, come è ormai uso consolidato quando urbanistica, pianificazione e governo del territorio, gestione delle attività produttive sono stati retrocessi a forme di contrattazione palese, di trattativa negoziale opaca grazie alla quale diritti e prerogative sono ridotti a merce di scambio, moneta corrente per consolidare consenso e potere o, nel più nobile dei casi, per sanare bilanci dissestati dallo strozzinaggio comunitario.
All’origine ci sono anche ragioni che potremmo definire ideologiche e che rispondono allo scopo dimostrativo autoritario e intimidatorio di svalutare il voto dei cittadini, soprattutto quello referendario colpevole di aver detto no all’alienazione dei beni collettivi, alle privatizzazioni delle risorse, alle trivelle. E che è culminato in quel pronunciamento che dichiarava apertamente di voler riconfermare alcuni capisaldi della democrazia contenuti nella Carta costituzionale, ristabilendo la volontà di controllo dal basso sulle velleità bonapartiste di un esecutivo esageratamente e artificialmente rafforzato. Insomma è evidente che ancora una volta questo governo, che si rivela essere uno dei più codardi e infami nelle sue fattezze di lugubre fotocopia dell’atto di dissoluzione della sovranità di Stato e Parlamento, vuole manifestare la sua vocazione di gregario e dipendente al servizio dei padroni, esibire la sua subalternità sollecita e premurosa ai voleri superiori piegando politica, rappresentanza, regole e ragione alle leggi della proprietà, del profitto, dell’affarismo.
È tutto “roba loro”: il Parlamento umiliato alla funzione notarile di approvazione avvilente di decreti e alla sottomissione a reiterati voti di fiducia, la Costituzione tirata da una parte all’altra come una coperta troppo corta che è meglio riporre in naftalina, l’aria, l’acqua, il paesaggio, la cultura, l’arte, provvidenziali solo se portano immediati ricavi, se suonano la marcia trionfale del profitto come juke box intorno ai quali balla questo ceto di giovinastri logori senza essere diventati adulti, con le loro mediocri ambizioni e la loro avidità di vecchi sporcaccioni.
A proposito di religione, il vostro amico Putin, quello che c’ha il missile più grosso, ha appena annientato i Testimoni di Geova. Un’ iniziativa appena un po’ nazista, voi che dite?
” la marcia trionfale del profitto come juke box intorno ai quali balla questo ceto di giovinastri logori senza essere diventati adulti, con le loro mediocri ambizioni e la loro avidità di vecchi sporcaccioni ”
In questa frase inqualificabile, aleggia qualcosa di oscuro, un indefinito rimosso, appena alluso ma proprio per questo evocativo delle più impresentabili deformazioni dimoranti nei meandri profondi di una mente contorta ed asimmetrica.
Non quella individuale della Lombroso naturalmente, per quanto questa se ne faccia interprete demiurgicamente, identificandosi con gli abissali contenuti nascosti, con le scorie nere del processo umano, celati dietro l’apparenza apollinea che sempre più vacilla in questi tempi di crisi e disgregazione
Siamo all’autobiografia di un popolo, o meglio di un populismo, ma ce lo spiega questo gioco di specchi, questa relazione indecente tra giovinastri logori e vecchi sporcaccioni ? Ma si rende conto ??
“In questa frase inqualificabile, aleggia qualcosa di oscuro, un indefinito rimosso”
ho letto molto velocemente, ma a me sembra al critica ai vizi ed aberrazione, di una classe dominate di indole schettina.
“In questa frase inqualificabile, aleggia qualcosa di oscuro, un indefinito rimosso”
ho letto molto velocemente, ma a me sembra al critica ai vizi ed aberrazione, di una classe dominate di indole schettina.”
Di indole schettina nella migliore delle ipotesi, nella peggiore ipotesi potrebbe trattarsi di indole fascista o mafiosa.
Sottoscrivo tutto ma noto solo che anziché dire che nessun cittadino dovrebbe subire l’IMU che è un’imposizione di natura espropriativa si preferisce dire che TUTTI devono pagare l’IMU, cosa che non può che mandare in sollucchero i nostri governanti, sempre felici quando anche i loro critici più severi alla fine promuovono le tassazioni più inique, limitandosi a chiedere che non vi siano eccezioni alla loro applicazione!