Niente potrebbe essere più paradossale, demenziale, ma anche più degradante e ipocrita delle ammissioni in camera caritatis del Fondo monetario internazionale (si fa per dire visto che è una creatura Usa): l’ineffabile Christine Lagarde, quella che per intenderci che si preoccupa perché la gente vive troppo a lungo, si è accorta dopo quasi 30 anni che la globalizzazione “ha avuto effetti negativi su alcune tipologie di lavoratori e su alcune comunità”. In realtà sappiamo che gli effetti nefandi dell’economia finanziarizzata e lo sfruttamento degli “eserciti di riserva” in Eurasia, America latina e Africa, hanno devastato l’occidente, aumentato sull’intero globo la schiavizzazione del lavoro e prodotto una straordinaria regressione sociale e politica.
Quello che indigna in tutto questo non è tanto il rapido quanto effimero autodafè della Lagarde a Berlino, ma il fatto che queste testoline provenienti per meriti e soldi di famiglia da prestigiose università e dirette fin dalla nascita verso altrettanto prestigiose carriere, hanno spiegato a tutti per decenni che cosa bisognava fare, cosa imponeva la cosiddetta scienza economica neo liberista e così hanno rovinato interi Paesi, affamato popolazioni, ricattato governi per fare spazio alle speculazioni. Ora invece, come se niente fosse ci vengono a dire che hanno sbagliato, senza però avere l’onestà minima di ripensare l’impianto ideologico basato sul profitto e sul mercato come valori assoluti che è la radice dei guasti prodotti.
Sono così apparentemente ingenui nella scoperta delle contraddizioni e delle aporie del sistema che chiedono salari sempre più bassi, precarietà sempre più alta in vista di una produttività insensata nell’ambito di un calo della domanda. Salvo poi invocare i lanci di soldi dall’elicottero variamente intesi il cui risultato sarebbe in sostanza togliere dignità in cambio dei profitti di pochi, la creazione di una nuova società servile guidata da oligarchie di ricchi nella quale l’elemosina sostituisce i diritti. Siamo di fronte a un tale coacervo di sciocchezze che viene spontaneo domandarsi se davvero si siano sbagliati, se davvero siano così stupidi, se gli illusionismi ideologici confortati durante la guerra fredda dalle chiacchiere di qualche nobile austroungarico deprivato delle rendite imperial regie, non abbiano ben presto lasciato il posto a una concezione totalmente reazionaria della società, a un inimmaginabile passo indietro nella storia di cui la teoria economica non è che uno strumento o al massimo un alibi, una supposta necessità per liberarsi dall’etica. Qualcosa che non si può ovviamente rivelare, anche se è tutta contenuta nell’antropologia neo liberista, basta scavare appena un po’ sotto le frasi fatte e i leit motiv da cui siamo investiti: in realtà è proprio la Lagarde l’errore.
Del resto uno dei padri e dei padrini accademici della teoria, Milton Friedman fu un ardente sostenitore del golpe di Pinochet che oltretutto regalava alla “scuola di Chicago” la possibilità di fare esperimenti in vitro nel “Paese lungo” visto che altrove essi erano interdetti dalla necessità di combattere il comunismo e quindi di dover conformarsi in qualche modo al modello democratico e keynesiano. Una volta dissoltasi l’Unione sovietica è cominciata l’opera di demolizione, di sostituzione delle elites politiche e tramite le nuove leve di scompaginamento della democrazia e della concezione del lavoro. E’ abbastanza facile rilevare sul piano della storia come della cronaca che la visione neo liberista è incompatibile con la democrazia: chiunque vi dica di poter servire questi due padroni visto che vanno d’amore e d’accordo mente per la gola.
@ annarosa. volevo rispondere al tuo commento, ed invece lo ho postato sotto come commento indipendente
Forse acquista impellenza per non fare i conti con una proposta progettuale, lasciando cos’ sottintendere che si possa tornare all’epoca keinesiana come al paradiso che il complotto neoliberista o finanziario ci ha tolto.
Altriimenti, si dovrebbe chiarire come tornare al keynesismo, quando in tutto il mondo esso è miseramente naufragato nella stagflazione (nessuno ricorda la stagnazione e l’inflazione di fine anni 70? Nel 1977 la disoccupazione era piu alta che adesso, L’inflazione a due cifre erodeva salari e risparmi)
O si dovrebbe spiegare come tornare alla lira, quando essa era tanto debole, che agli inizi degli anni 90 Giulianon Amato dovette fare una manovra da 90.000 miliardi per salvarla, di questo passo ci saremmo impoveriti non meno che con l’euro.
Anche, si dovrebbe spiegare come tornare ad economie semichiuse, visto che se l’Italia cessasse di essere il secondo esportatore europeo dopo la Germania, il nostro paese in pratica collasserebbe.
O come basarci sulle piccole imprese, tipiche del nostro paese, il calzolaio e l’elettrauto non esportano niente ma come paese dovremmo comunque importare petrolio, software, computer, automobili (la fiat fa schifo e non e piu italiana) ed altro ancora. Le piccole imprese, senza le grandi, non possono che farci impoverire nel rapporto import/export.
Per forza di cose, la proposta progettuale non potrebbe essere quella di tornare al modello degli anni del keynesismo, allora meglio tagliare corto e non confrontarsi con ii dati di realtà, evitano il confronto con la realtà i neoliberisti, perche non dovrebbe farlo il Simplicissimus?
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Tra l’altro, anche i neoliberisti dicevano che c’era stato un complotto, dei cripto-comunisti, o delle forze del rancore sociale, per imporre misure che imprigionassero la libertà dell’individuo, in primis quella economica.
Anche i neoliberisti, nascondevano il fallimento del proprio modello, appunto il liberismo rivelatosi fallimentare in relazione alla crisi del 1929, e nascondevano tale fallimento parlando di complotto dei cripto-comunisti, insinuatisi prima nelle università e poi a fare i consiglieri di governi e presidenti.
La storia si ripete, chi vuole proporre un modello sfuggendo al fatto che esso sia già fallito storicamente, non può che nascondere tale fallimento dietro la ossessiva cortina fumogena di un presunto complotto
Ecco un altro post che dice quel che tutti dovrebbero ascoltare. Direi che nel contenuto è perfetto, come sempre o quasi lo sono i post del Simplicissimus, però nel finale perde in seduzione e acquista in impellenza, come se dietro le quinte vi fosse un editore armato di forbici che impone la parola fine entro un certo numero di righe. Si ha cioè l’impressione che l’autore abbia messo troppa carne sulla griglia e debba tirarla via ancora al sangue perchè gli ospiti sono già tutti a tavola. Non è la prima volta che accade ed ogni volta spiace un po’.
Poi chissà, forse hai ragione, forse c’è un editore nascosto, magari un consorzio di capitalisti produttivi , quelli mai attaccati dal Simplicissimus. Tipo il Jobs Act ed il conseguente precariato è colpa diella banca Usa JP Morgan e non di Confindustria (produttiva) che lo perora da sempre…
Vero, Annarosa…la seduzione della parola …e della chiarezza