I produttori del caos sono nel caos: da quando l’elite di comando consolidata e bipartisan ha perso la Casa Bianca, a Washington regna il disordine e l’entropia politica: una ridda di segnali contraddittori vengono quotidianamente lanciati come se le intenzioni espresse da Trump in campagna elettorale fossero sabotate dal potere precedente e come se Trump stesso, alla fine non abbia altra scelta che attaccarsi al conflitto infinito per comandare qualcosa. Così si dichiara in pratica guerra alla Siria con uno spettacolare e terribile salve di missili che vanno poi a finire chissà dove, ma si avvisano i russi ore prima dell’attacco. Così la portaerei Carl Vinson fa rotta verso la penisola coreana e secondo indiscrezioni per ora non confermate ufficialmente, entro due settimane verrebbero mobilitati 150 mila riservisti Usa, facendo pensare che sia in programma una guerra, anche perché analoghe misure furono prese alla vigilia della guerra in Yugoslavia e dell’Afganistan.
Mentre un’informazione ottusa prima ancora che bugiarda cerca di giustificare sotto forma umanitaria l’oltraggio quotidiano alla più elementare forma di diritto internazionale, si avvicina a vista d’occhio la lunga linea di sangue della guerra e sapremo che sarà inevitabile quando i volti che scioccamente cianciano degli immancabili destini del mercato, del profitto, della Natoe delle stragi, diventeranno terrei. Ma ci sono eccezioni inspiegabili in questo coro di guerrafondai a loro insaputa, come quello di un articolo del Times che raccomanda al governo di sua maestà di tenersi a distanza dalla palude siriana che rischia di diventare infinita e molto pericolosa, di tirarsi fuori dall’escalation: una tesi davvero singolare su un quotidiano che di fatto esprime ufficiosamente la politica di Londra visto che proprio la Gran Bretagna è stata fra i coautori della crisi siriana anche se in misura minore rispetto agli Usa e alla stessa Francia.
Ma il fatto è che nel Regno Unito, libero dai miasmi di Bruxelles, ancorché di fatto legato mani e piedi agli Usa, si va facendo strada da qualche tempo una sensazione di insicurezza, aumentata a dismisura da quando si è saputo, grazie a uno scoop del Sunday Times, che nel giugno scorso era miseramente fallito un test missilistico fatto al largo della Florida: un sommergibile inglese aveva lanciato un missile balistico Trident (destinato all’impiego con armi nucleari) che non appena uscito dall’acqua si è diretto nella direzione opposta rischiando di colpire il territorio americano, sia pure senza alcun ordigno a bordo. Secondo quanto ha riferito un alto ufficiale inglese il sommergibile di sua maestà ha trasportato e lanciato il missile senza alcun inconveniente, ma “ciò che è andato storto era di tecnologia americana”. Sapendo che il Trident e le sue unità di controllo sono frutto della Lockheed, ovvero dalla stessa azienda che ha progettato il disastroso F 35, un frutto per cui la Gran Bretagna ha speso 10 miliardi di sterline e che problemi ci sono stati anche in passato, forse la cosa non è poi così stupefacente, ma in ogni modo Obama aveva insistentemente chiesto a Cameron di non rivelare nulla intorno al fallimento del test, come ha riferito il Times poco dopo che era uscito lo scoop del Sunday e il leader conservatore di Londra aveva insabbiato il tutto anche per non mettere in pericolo gli enormi finanziamenti per il programma. Tanto ha poi lasciato il cerino acceso alla May che si è trovata al centro delle furibonde polemiche che sono scoppiate.
Ma aveva anche taciuto per altri due motivi: nascondere la totale dipendenza britannica dagli Usa per quanto riguarda l’armamento nucleare (addirittura 58 Trident e relative testate sono affittati agli Usa) e le perplessità che potevano nascere riguardo a una forza atomica di fatto esclusivamente basata su quattro sommergibili Vanguard il cui ammodernamento si rivela molto più difficoltoso del previsto e il cui software per quanto possa apparire incredibile è basato su Windows Xp. Forse al momento del lancio il sistema stava facendo un aggiornamento. Scherzi a parte Obama da parte sua ha chiesto il silenzio per non scoprire le debolezze eventuali e probabili dei sistemi occidentali con un danno di immagine, oltre che economico notevole per le vendite di miracolose armi made in Usa.
Certo non è un incidente che può testimoniare della bontà o meno di un sistema bellico elefantiaco, ma dal momento che esso è usato come fattore propagandistico per intimorire gli avversari e rassicurare le colonie, è chiaro che ogni elemento di dubbio ha un impatto moltiplicato. Così per esempio non si rivela che gli Abrams americani sottratti dall’Isis alle forze irachene sono stati facilmente distrutti dai razzi anticarro russi, mentre uno dei sei T90 che Mosca ha inviato in Siria è stato appena scalfito da analoghi ordigni occidentali o che i famosi Pershing 2 non sono riusciti ad intercettare missili yemeniti di certo non troppo sofisticati, per non parlare della figuraccia dell’ultimo attacco sull’aeroporto siriano. Insomma tutte cose che messe insieme possono cambiare la percezione delle forze in campo e demolire quel senso di sicurezza che porta ad accettare supinamente qualsiasi servaggio e qualsiasi demenziale avventura comandi il padrone. Lo so che sono noioso, ma ho la sensazione che il tempo stringa e che l’irreparabile , l’inimmaginabile sia dietro l’angolo.
1980: “Meglio rossi che morti”. 2017: “Meglio russi che morti”. Si, decisamente noioso.
Lo so che sono noioso, ma ho la sensazione che il tempo stringa e che l’irreparabile , l’inimmaginabile sia dietro l’angolo.
Mister Simplicissimus non è ne noioso ne ripetitivo, la verità è che ormai stiamo tutti ballandi sul Titanic che affonda,
Soprattutto se, come credo io, questa crisi economica e irresolvibile,allora lo scontro interimperialistico può solo aumentare portandoci ad un disastro che non sarebbe il primo nella storia
L’esaurimento dei mercati da conquistare innescò lo scontro inter-imperialistico chiamato 1 guerra mondiale.
La mai risolta crisi del 1929 (il new deal keynesiano non potè impedire il ripresentarsi della crisi nella seconda metà degli anni trenta), tutto questo portò allo scontro interimperialistico detto seconda uerra mondiale.
Oggi la crisi è davvero terminale, si ostinano a non capirlo solo quelli che fino a dieci anni fa credevano nella bontà del capitalismo perchè in esso si trovavano bene, e adesso vorrebbero ripristinarlo così come ogni uomo vorrebbe ripristinare la propria giovinezza, anche se ciò è impossibile (tanto quanto il ripristino di un capitalismo funzionante)
Come vecchie zitelle che per tutta la vita hanno rimpianto il fidanzato morto in guerra senza mai più scopare, tali rimpiangitori di un capitalismo funzionante vorrebbero, sic et simpliciter, tornare al capitalismo che era andato bene a loro ( in pratica ripristinando tutti gli asset giuridici del dopoguerra). Ma i fidanzati morti non tornano, così come il capitalismo funzionante non torna per il solo ripristinare le condizioni formali del passato, gli investimenti oggi sono cresciuti così tanto da non potere essere recuperati nei tempi ristretti del ciclo capitalistico
Rimpiangendo gli assetti ed il loro portafoglio passato ( molto più rigonfio), molti non fanno una analisi realistica della crisi definitiva del capitalismo e non si accorgono della inevitabilità (prima o dopo) di una defraglazione mondiale, che questa volta distruggerebbe l’umanità definitivamente.Che gli investimenti tecnici divenissero impossibili da recuperare nei tempi ristretti del ciclo (usura degli impianti), molti lo hanno visto ben chiaro fin dai tardi anni settanta, ed hanno giudicato la finanziarizzazione come la modalità con cui il capitalismo ha cercato di mantenersi in vita, una protesi della accumulazione capitalistica che come ogni protesi non può impedire il crollo dell’organismo giunto ormai alla fine del suoi giorni
Questa notizia è stata diffusa da Marcello Foà sul suo blog, quindi bisogna vedere se sarà confermata ufficialmente.
Certo è che con 150.000 uomini si possono fare parecchie cose; ne occorsero 300.000 per invadere l’Iraq nel 2003, ma in quel caso gli USA avevano di fronte un esercito schierato di 375.000 soldati.
Potrebbero essere posizionati nell’Europa dell’Est per minacciare la Russia, in Turchia per colpire la Siria o l’Iran oppure nella Corea del Sud.
In tutti e tre i casi Trump si assume un rischio enorme e sproporzionato rispetto ai risultati che potrebbe conseguire.
Speriamo sia solo una bufala del web.
“Lo so che sono noioso, ma ho la sensazione che il tempo stringa e che l’irreparabile , l’inimmaginabile sia dietro l’angolo.”
più che noioso, Lei sembra prudente, preveggente.