2017-04-07T040720Z_894663511_RC1FAB1A70F0_RTRMADP_3_MIDEAST-CRISIS-SYRIA_MGZOOMA Washington e nei media occidentali si festeggia il grande attacco contro l’aeroporto siriano Al Sharyat,  che naturalmente ha prodotto nuovi morti, anche se pochi rispetto alla tragica “normalità “e ha portato la tensione al massimo livello visto che gli Usa hanno gettato la maschera e hanno deciso di intervenire direttamente nel conflitto che hanno voluto e preparato nascondendoci dietro le parvenze della guerra civile. Francamente non saprei dire se questo “colpo di testa” sia dovuto al Trump tonto che fa il cow boy, al Trump prigioniero di un establishment che gli impone di proseguire a tutti i costi la guerra in Siria o al Trump machiavellico che attraverso uno stato di guerra a bassa intensità si propone di prendere in mano le leve del potere che finora gli sono sfuggite, visto che la guerra è l’unica cosa che unisce gli americani almeno finché si vince. Ma una cosa è certa gli hurrà imbecilli dell’ informazione mainstream si basano ancora una volta sul nascondimento dei fatti che stanno dietro le parole e le immagini.

Si, perché una corretta descrizione dell’attacco ne evidenzierebbe anche il disastro sul piano militare: dei 59 missili tomahawks partiti dalle portaerei americane e guidati via satellite solo 23 sono giunti a segno tanto che una sola pista dell’aeroporto è stata danneggiata e l’altra è tornata operativa in poche ore. Ora potrebbe anche darsi che l’attacco di cui i russi sono avvertiti mezz’ora prima, abbia voluto avere un carattere eminentemente dimostrativo e simbolico o ad uso interno, ma allora perché spendere 70 milioni di dollari in missili che non sono giunti sull’ obiettivo?  Quindi l’argomento, più che altro la suggestione simbolica e di avvertimento, con cui si sta tentando in queste ora di metterci una pezza, è privo di senso, tanto più che la vantata precisione di tali missili avrebbe dovuto consentire distruzioni mirate con un numero minimo di lanci. E pensare che tutti i 18 Kabir russi lanciati dal Mar Caspio contro l’Isis, dunque da postazioni molto più lontane e da unità navali di piccola stazza, sono tutti giunti a segno. L’impressione è che 30 anni di guerre totalmente asimmetriche abbiano  creato una narrazione sulla superiorità statunitense che non  vale solo verso l’esterno, ma anche all’interno e di cui ha largamente usufruito il complesso militar industriale per fare profitti enormi con produzioni e ricambi non proprio perfette, con aggiornamenti volti più ad aumentare i prezzi che l’efficienza e con nuovi prodotti mirabili sulla carta, ma assai scarsi nella realtà: quando si attaccano forze di gran lunga inferiori sul piano degli armamenti, le magagne non vengono pienamente alla luce, si può vendere a man bassa. Del resto questo è il mercato applicato in una situazione in cui l’acquirente è unico o è in grado di costringere all’acquisto altri partner, anche quando si tratta di armi che, come i Tomahawk, hanno quarant’anni sulle spalle-

E’ il caso, ad esempio degli F 35 che siamo costretti a comprare a prezzi stratosferici e la cui reale efficacia è stata così sintetizzata un mese fa da Michael Gilmore, direttore del  settore  Prove e Valutazioni del Pentagono: Non ha una sola speranza in un combattimento reale”.  Ma è anche il caso delle centraline di tiro della Us Navy bloccate dalle interferenze di caccia russi nel mar Nero o degli aggiornati caccia di addestramento T – 45 sui quali ormai gli addestratori non vogliono più salire visto che rischiano di rimanere soffocati dal malfunzionamento delle maschere ad ossigeno. Ma è anche il caso delle portaerei a cui gli ammiragli americani danno poche ore di sopravvivenza contro i T22 russi o i nuovi missili antinave cinesi. Insomma quello che va bene se si deve combattere conto i kalasnikov o mine artigianali, non è affatto detto che si riveli efficace in contesti più simmetrici, anche se si rivela una mano santa per i profitti degli azionisti e presumibilmente per finanze di molti gallonati. Crogiolandosi nell’idea di superiorità si finisce per rimanere indietro: si perché nulla esclude che la pessima riuscita dei missili sia anche dovuta a interferenze non messe in conto.

Ma appunto impressioni e considerazioni, peraltro provenienti spesso dagli Usa stessi,  cominciano a prendere consistenza con l’azione contro l’aeroporto di Al Sharyat: un terzo dei colpi andati a segno è quanto poteva fare un bombardiere della seconda guerra mondiale, non un apparato da guerre stellari. Alla fine un sistema basato unicamente sul profitto mostra i suoi limiti.