Però in questo caso c’è molto di più perché l’organizzatore della protesta moscovita, Aleksej Navalny non è solo un proteiforme quanto inconsistente oppositore di Putin, è nei fatti un agente occidentale. Questo “agitatore politico – finanziario” misteriosa e ambigua definizione data da Time è venuto fuori praticamente dal nulla nel 2005, appena tornato, guarda i casi della vita, dall’Università di Yale, dove era membro selezionato del «Greenberg World Fellows Program», un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale appena 16 persone con caratteristiche tali da farne dei «leader globali» o in poche parole quinte colonne di Washington. Fin da subito il solerte “fellow” ha organizzando una sorta di dispendiosa campagna anti corruzione per la quale non ha nessun titolo visto che nel 2013 è stato arrestato per appropriazione indebita di mezzo milione di dollari finendo ai domiciliari, cosa davvero insolita in Russia, mentre l’anno dopo ha subito una condanna per truffa e riciclaggio. assieme al fratello. E chissà se di questo “agitatore finanziario” non si ricordano anche alcune aziende italiane a cui l’incorrotto ha chiesto “regali”.
Probabilmente il furbacchione con la scusa della corruzione ha tentato di ricattare gli oligarchi del petrolio (che per chi non lo sapesse non sono un’invenzione di Putin, ma dell’occidente dopo la caduta dell’Urss) tentando contemporaneamente di condizionare in qualche modo la gestione delle risorse energetiche russe, fatto sta che nel 2005 fonda il gruppo politico Democrazia alternativa, altra definizione elusiva, con i soldi della Ong americana Ned – Endowment for Democracy – a sua volta finanziata dal Congresso Usa, come viene ufficialmente dichiarato e proclamato nel suo sito, presente in 90 Paesi e particolarmente attiva in Ucraina, insomma una succursale nemmeno così segreta della Cia . Diventa così per i media occidentali irrimediabilmente e automaticamente “il maggiore oppositore di Putin” sebbene un sondaggio del 2015 abbia rivelato che la metà dei russi non sa nemmeno chi sia e che solo il 10 per cento provi simpatie per lui, ragione per la quale trova non nella politica, ma nella provocazione scientemente attutata come in questo caso il modo di aumentare la propria popolarità mancanza di qualsiasi e di rimanere a galla dopo le batoste elettorali . Tutto questo naturalmente, sebbene in un certo senso sia di dominio pubblico, non lo apprenderete mai dai giornaloni di regime e a maggior ragione dalle televisioni: come al solito si trovano solo informazioni sparse e senza raccordo che vanno ricucite assieme. Del resto che il personaggio sia opaco, una sorta di confuso pupazzo buono solo ad essere tirato con fili di colore verde lo dimostra il fatto che nel 2006, da perfetto democratico, diede il suo appoggio alla marcia degli ultra nazionalisti russi, nonostante il partito da lui fondato bollasse la manifestazione come “fascista e xenofoba”. Forse perché Navalny lavora comunque e senza pregiudiziali per indebolire Mosca o forse anche perché tra quegli ultra nazionalisti, in una sorta di internazionale nazista, figuravano anche i referenti del nazionalismo ucraino che daranno qualche anno dopo vita al massacro di Piazza Maidan e che ancora adesso determinano gli atti della disperazione di Kiev. Che i punti di contatto anche organizzativi ci fossero lo dimostra il fatto che nel 2015 una manifestazione organizzata da Settore destro, battaglione Azov, Assemblea nazional-socialista chiese la liberazione dei prigionieri russi di fede ultra nazionalista.
Anche questo non è mai stato venuto alla luce in occidente, per l’impossibilità di conciliarla con la narrazione euro liberale del conflitto e per evitare la sensazione che anche in Russia si punti sul nazismo per minare dall’interno un potere che non può essere apertamente sfidato sul piano militare. Dunque Navalny si farà quindici giorni di carcere per aver tenuto una manifestazione in una zona per la quale non aveva il permesso, ma immaginiamoci cosa sarebbe accaduto se questo fosse successo a Roma: i titoloni dei giornali, la demonizzazione della violenza, le accuse di fascismo, i fermi, gli arresti, i pestaggi e i successivi processi perché dopo tutto siamo in democrazia e la protesta è ammessa purché si svolga a migliaia di chilometri di distanza. Qui del resto tutto il ceto politico ha lo spessore di Navalny: magari avranno comprato la laurea o il diploma, ma quasi tutti hanno un bel degree di Yale.