La confusione è così grande sotto il cielo che non ce ne si accorge nemmeno più, segno che l’armageddon occidentale si avvicina a grandi a passi: qualcosa di cui faranno le spese per primi quelli che si adeguano alla logica della forza brutale senza averla. Per esempio da noi politici di bassa lega e commentatori di giro continuano a campare sull’allarme terrorismo che sarebbe portato dai barconi, probabilmente per trovare una formula che riesca a confondere un problema umanitario che non si è in grado di affrontare, con uno di sicurezza, ancor più vicino ai confini cresce il terrorismo vero. Però non conviene dirlo perché una rappresentazione realistica della ex Jugoslavia mostrerebbe senza possibilità di dubbio la totale insensatezza della guerra balcanica, la brutalità Usa e la intollerabile oltre che autopunitiva sottomissione europea ai piani americani. Dunque si fa finta che principalmente in Bosnia, ma anche in Macedonia e Kosovo non crescano come funghi le comunità wahabite e salafite, estremamente radicalizzate e fornitrici di “foreign fighters” ovvero combattenti stranieri per la Siria e l’Iraq, tutta gente che adesso è tornata e si prepara a nuove avventure.
I semi di tutto questo sono stati posti dall’occidente perché fosse più facile la disgregazione della Jugoslavia, arrivando addirittura ad importare 11 mila mujaheddin, ma successivamente essi sono stati facilmente coltivati dall’Arabia Saudita e da altri Paesi del Golfo, attraverso Ong che hanno facile gioco ad infiltrarsi e a operare in un territorio completamente devastato, in una terra di nessuno etica, dove corruzione, assenza di servizi, disoccupazione, sanità al lumicino, criminalità rampante, rendono facile fornire alle fasce di popolazione più disperata un aiuto, un’istruzione, persino riferimenti morali cancellati dalla guerra. La radicalizzazione di questi naufraghi delle guerre occidentali è quasi naturale, tanto che in alcune aree della Bosnia e del Kosovo hanno ormai controllo del territorio, mentre la svanita retorica europea nasconde tutto questo sotto tappetini talmente lisi da essere indecenti: prendere atto della situazione del resto è un tutt’uno con l’ammettere il gigantesco e disumano errore di aver voluto a tutti i costi distruggere la Jugoslavia, sostituendo un entità multiculturale funzionante con spezzoni senza futuro e di fatto in territori di occupazione la cui unica visibile tendenza è quella di frazionarsi si ancora di più. Del resto non si può certo porre rimedio a tutto questo con operazioni di polizia, occorrerebbe ribaltare da cima a fondo lo sciagurato modello imposto oltre che trovare miliardi a valanga.
Di certo l’Arabia Saudita sta creando nel cuore dell’Europa una nuova e gigantesca area di instabilità, di cui il continente e soprattutto i Paesi circonvicini come l’Italia, faranno ben presto le spese. Ma che sapete che vi dico? Chi rompe paga e i cocci, specie se taglienti, sono i suoi.