Anna Lombroso per il Simplicissimus

La chiamano legittima difesa anche quando un oste spara alla schiena minacciosa di un ladro che attenta di spalle alla sua vita e alle sue proprietà. Si tratta di eccessi, lo ammettono, ma giustificati di un clima avvelenato da bande di barbari multicolor, di individui sospetti per il semplice fatto di parlare altre lingue e non avere niente da perdere  avendo già lasciato tutto altrove per arrivare dove  nessuno li vuole,  di assatanati predoni, peggio dei familiari della Boschi, che vogliono con la forza espropriarci dei nostri poveri beni superstiti, fino alle catenine della comunione e la stilo della laurea.

D’altra parte, ci ricordano, si vive ormai in trincea: le “nostre” donne, una delle merci poco pregiate che fanno parte del patrimonio proprietario della società perfino tra gli “ultimi”, non possono passeggiare indisturbate fuori dalle loro dimore protette (dove nel 2016 si sono consumati 120 femminicidi e innumerevoli violenze)  che vengono molestate da stranieri le cui tradizioni e i cui comportamenti sono incompatibili e dunque inconciliabili con i nostri.

Droga e prostituzione, a loro dire, sono diventati monopolio di bande estere, e poco importa se si tratta di manovalanza al servizio di ben radicati potentati criminali indigeni e dalla collaudata esperienza secolare.

Usurpano quello cui avremmo diritto noi prima degli altri, spadroneggiando nelle graduatorie per assegnazione di case e posti degli asili, di tolgono ambite mansioni  di inservienti ospedalieri, badanti sottopagate e messe a dormire in brandine in cucina, muratori fuorilegge cui non spetta nemmeno un funerale se cascano dalle impalcature, i cui corpi molto tempo dopo, abbiamo appreso, vengono conferiti in discarica, braccianti soggetti allo sfruttamento più bestiale grazie a un caporalato schiavista, qualcuno dei quali si è anche permesso di farsi ammazzare mentre protestava in nome nostro.

Così la “sicurezza” si è trasformata non in importante requisito della convivenza e della cittadinanza, ma un diritto fondamentale, la cui salvaguardia – ormai lo dicono tutti in America, in Europa, al Lingotto, impone alcune rinunce doverose, a cominciare dal rispetto delle leggi, della vita altrui, di segmenti di libertà nel godimenti do beni comuni comprese panchine, bus, giardinetti, centri urbani dei quali va difeso ugualmente ordine e pure decoro, compromesso, come sostiene il sindaco di Firenze, da venditori di kebab e bancarellari, mentre dovrebbe essere bene esclusivo in regime di monopolio di Prada, Gucci, come anche di incursori extra chic cui sarebbe augurabile offrire in comodato palazzi  e monumenti, a suffragio universale che ormai il consumatore, anche quello mordi e fuggi, deve sostituire il cittadino, categoria arcaica e obsoleta quanto quella di lavoratore.

E serva a questo il Daspo urbano accolto con quasi unanime entusiasmo dai sindaci perché incrementa le loro competenze in materia di sicurezza. Si,  quasi unanime, perché dichiaratamente aspiranti podestà e sceriffi in prova vorrebbero di più, grazie a poteri arbitrari e discrezionali, la cui operatività dovrebbe essere affidata magari a ronde e organizzazioni private, nuove clientele e bacini elettorali ancora più delicati e cruciali, che anticiperebbero  quella strategia di “difesa” globale ipotizzata da istituzioni internazionali, in aggiunta a quei piccoli pentagoni di provincia che piacciono tanti a dittatorelli e Sore Ministre, postulando la necessaria militarizzazione totale per il controllo di conflitti diffusi e perenni.

È stato chiamato ordoliberismo, è di moda ancora e prevede che venga officiata una liturgia fintamente democratica in modo che il ceto dirigente, economia e politica al suo servizio, possa agire in totale libertà grazie a un assetto statale superstite, in grado di garantire strutture e “servizi” organizzativi, misure e manovre  finanziarie, gestione autoritaria delle relazioni sociali, incentivi in favore di proprietà e rendite e restrizioni di prerogative e garanzie,  realizzando il suo disegno di avida accumulazione e profitto basato sullo sfruttamento e la speculazione, senza subire le indebite pressioni popolari, per l’occasione definite populiste. Mentre come abbiamo misurato in occasione delle consultazioni referendarie, le nostre come quelle greche,  costituiscono semplicemente i sussulti democratici che ancora ci siamo conservati.

In questo quadro funzionano e trovano spazio quegli afflati alla difesa faidate, aggiuntiva a repressioni “legali” con tanto di pistole a ulteriore tutela in fortini, fortificazioni, cinte murarie, autorizzate e propagandate da soggetti che hanno trovato libero spazio di azione e comunicazione nel contesto parlamentare, diritto di cittadinanza e di parola, ancorché diffondano veleni, slogan tossici, ancorché suscitino istinti bestiali dei quali per anni ci si è vergognati, ancorché diano  legittimità a razzismo, xenofobia, intolleranza, patologie che si sa essere suscettibili di espandersi trovando  e rinnovando gli obiettivi come recita una poesia abusata sui social network dagli stessi che in momenti di verità dichiarano: non sono razzista, però i rom, però i terroni, però gli ebrei, però gli arabi, però i musulmani, però i neri….

Siamo proprio sicuri che sia doveroso assicurarglielo schierando le forze dell’ordine, quel diritto di libera espressione? Siamo proprio certi che si meritino di parlare in pubbliche piazze fomentando odio, sospetto e risentimento? Siamo proprio sicuri che sia lecito far cattivo uso di un principio attribuito al povero innocente Voltaire, secondo il quale si dovrebbe anche morire per assicurare a imbecilli criminali di urlare le loro sgrammaticate nequizie e mandare a farsi menare e a menare forze dell’ordine malpagate e frustrate? Siamo proprio certi che sia una provocazione  scendere in strada per impedire loro la parola e non lasciagliela in una città, quella delle quattro giornate di riscatto, che si merita di affrancarsi dalla retorica, compresa quella di essere esposta pericolosamente alla camorra ma pure al fascismo?

Non ci piace l’eccesso di legittima difesa, la giustizia faidate, come non ci piacciono i vandalismi, le vetrine spaccate e pure le teste, gli espropri cialtroni e nemmeno quelli in doppiopetto.

Ma  a chi vuole chiamarsi ancora cittadino deve piacere la tutela a oltranza della libertà, la preservazione dei diritti di tutti, la salvaguardia di quel po’ di umanità prima che ci riducano a bestie cui è concesso solo un recinto.