Dapprincipio, ovvero nel lungo dopoguerra di un capitalismo non globalizzato, keynesiano per necessità, c’era il principio di “responsabilità” dei singoli che discolpava in sede di indagine preliminare ogni peccato della società nel suo insieme e che coniugata al sogno americano formava il cemento sui si fondava il potere. Poi, man mano che la responsabilità si faceva più ardua e il sogno cominciava a disfarsi alla miscela non più così salda sono stati aggiunti due elementi per consolidarla: la competizione che scartava i “perdenti”, tali perché avevano voluto esserlo, regalando alle vittime del neoliberismo anche il complesso di colpa e la valorizzazione della diversità, intesa sia dal punto sessuale che da quello di una presunta talentuosità e creatività che poteva aprire la caverna di Aladino. In questo modo si sono raggiunti alcuni scopi essenziali: il primo di mettere il velo sul declino e sulla realtà che stava trasformando gli Usa e il suo 51° stato informale chiamato Gran Bretagna da terra di opportunità a Paesi con minor mobilità sociale al mondo, come si può agevolmente vedere in questa tabella del New York Times. Un’ evidenza peraltro pedissequamente
In questo modo in Usa, ma soprattutto in Europa, cioè in un ambiente più complesso e meno favorevole ai primitivismi dal neoliberismo rampante, temi come la sovranità, la critica al mercato globalizzato o agli strumenti monetari e politici su cui si basa, sono diventati populisti e nazisti, secondo la dizione di questi naufraghi ideologici che davvero non riescono ad uscire dalle maglie del pop, ovvero dal mal gusto e dall’intelligere scadente mediaticamente organizzato. E’ già penoso dover vedere che le speranze e le idee di molte generazioni siano finite nelle mani di pessimi maestri ogni tempo e di piccoli burocrati senza testa, attaccati alle loro modeste rendite, ai loro traffici marginali col potere e che per giunta ritengono di essere elite cognitiva, ma è intollerabile vedere come certe sciocchezze riescano ancora a costituire un alibi per chi non ha né il coraggio di guardare fuori, né di guardare se stesso. No, per carità non rinunciate ai vostri sogni quando vi faranno a pezzi.