multinazionaliL’idiozia contemporanea ancor più della coeva ipocrisia tenta di lavorare ai fianchi, di nascondere i problemi del fallimento europeo proponendo un’equazione nella quale sovranità e nazionalismo sono gemelli inseparabili e traendo da questa equazione sinistri moniti per chi non voglia arrendersi alla cessione di sovranità verso entità elette solo dal mercato e in poche parole dall’1% che comanda. Purtroppo questa associazione facile, ma spuria viene proposta anche da persone intelligenti e colte, ma troppo abituate alla topografia politica tradizionale per accorgersi della torsione del paesaggio dopo cinquant’anni di egemonia  culturale neoliberista con annesso crollo dell’Urss: i punti di riferimento ci sono ancora tutti, ma sono spostati in senso verticale e orizzontale come come dopo un terremoto per cui proseguire sulla vecchie direttrici non porta a maggiore democrazia e libertà, ma verso la sovranità assoluta del privato. E in questa confusione non si può che fare ricorso a un concetto altrettanto confuso, volto al fraintendimento più che alla comprensione come il populismo.

Per questo forse non è male abbandonare per un attimo la cronaca e cercare di definire i concetti di fondo. Cos’è la sovranità? Seguendo un filone che va da Weber a Sartori, cioè rimanendo nell’universo capitalistico, essa è il diritto di esercitare il potere legislativo, giudiziario ed esecutivo (con il monopolio esclusivo della forza) su una regione, un territorio, uno stato o un popolo. Ma detto questo ci sono diversi tipi di sovranità ovvero quella:

  • di organismi religiosi coincidenti col potere temporale che viene chiamata teocrazia.
  • di una sola persona solitamente con legittimazione divina che porta il nome di monarchia
  • di poche persone ovvero l’oligarchia
  • di organismi rappresentativi della nazione, ovvero democrazia parlamentare
  • del popolo, ovvero democrazia diretta
  • di poteri economici transnazionali ovvero corporocrazia

Va da sé che nella realtà concreta è difficile trovare esempi puri di questa gestione della sovranità, che alcuni elementi si mescolano fatalmente, ma è facile notare come in pochi decenni siamo passati dallo stato democratico che attraverso la sovranità, regolata dalle Costituzioni, garantiva la partecipazione dei cittadini, a una sorta di oligarchia liquida, resa possibile dallo sfaldamento dei sistemi politici, nella quale la rappresentatività è diventata rituale e formale  alla corporocrazia o governo delle multinazionali nel quale la cittadinanza, i diritti ad essa connessi e la dinamica politica delle democrazie conosciute sono del tutto assenti. Quindi invocare valori di sinistra come l’uguaglianza o il controllo del mercato e nello stesso tempo esorcizzare la battaglia contro gli strumenti attraverso i quali si è sono consolidate oligarchia e  corporocrazia è semplicemente un non senso o appunto un’ipocrisia.

La stessa ipocrisia che ha costretto uno stato sovrano, ma non nazionale come la Svizzera a cedere al ricatto delle multinazionali abbassando di un terzo le loro tasse e aprendo un buco enorme nei bilanci cantonali e federali che dovrebbero essere i cittadini a ripagare con un aumento della loro fiscalità e un corposo taglio al welfare di due miliardi l’anno. La mossa è stata sventata da un referendum popolare che ha bocciato la legge nonostante i ricatti, le minacce di andarsene e il gigantesco apparato di persuasione messo in piedi dai gruppi più interessati, ovvero Big Pharma. Da notare che queste multinazionali  sfruttano a pieno la rete dei servizi e delle istituzioni scolastiche svizzere per fare ricerca, ma in nome di un cosmopolitismo economico produttivo non vogliono pagare nemmeno il poco che versano attualmente ovvero il 9%. Immaginiamo un inferno come l’Unione Europea dove tutto questo accade senza nemmeno che i cittadini possano provare ed evitarlo con qualche referendum perché tutto è già stabilito nei trattati. Tuttavia opporsi a questa frantumazione di diritti, richiedere la restituzione di una sovranità sulla cui alienazione il popolo non è mai stato interpellato, diventa pericoloso nazionalismo o populismo.

Siamo di fronte a una situazione storica inedita in cui le Costituzioni che definiscono le modalità di esercizio della sovranità non contano appunto più nulla, o non si vogliono più far contare nulla perché la sovranità sta passando a soggetti privati.  Occorre reagire e di tutto abbiamo bisogno salvo di quelli che suonano sempre lo stesso disco.