renzi-cuperlo-2Se c’è una vera novità politica è la totale indifferenza nella quale è cascato il masso della scissione Pd: due fazioni con le stesse idee, ovvero senza alcuna idea se non quella di scambiare la permanenza al potere con la distruzione del Paese da parte delle oligarchie europee, navigano adesso separate perché così conviene loro. Una scissione politicamente sincera e sensata sarebbe avvenuta anni fa quando Blair e J.P. Morgan riuscirono ad infiltrare Renzi ai vertici contro tutte le regole del partito, adesso invece si assiste a una batracomiomachia in cui si rivendica reciprocamente il merito delle privatizzazioni selvagge, l’assalto alle pensioni, l’ubbidienza alla Ue come intrinseco valore e via dicendo, in cui destra e sinistra sono soltanto un dedalo di inganni, un gioco di specchi. Infatti la separazione, ammesso che qualche mercato delle vacche non l’allontani, è avvenuta per volontà delle parti, per volontà di Renzi che così potrà interamente dominare il partito rimanente con il suo fatato tocco di Re Mida al contrario e  allearsi finalmente con Berlusconi, mentre gli altri, con padre nobile D’Alema, praticamente certi di essere esclusi e trombati alle prossime elezioni, hanno trovato il coraggio del coniglio pur di conservare una speranza di poltrona, agitando qualche lacero e tradivo vessillo di sinistra.

In un certo senso sia i renziani, sia gli scissionisti perpetuano e raddoppiano l’equivoco nel quale è nato il Pd,  ovvero la definitiva resa al neo liberismo trionfante, la tattica, peraltro globale, di fare politiche anti popolari e di destra al riparo di un’etichetta di sinistra: non è certo un caso se il guappo di Rignano proprio ieri ha rivendicato la sua sinistraggine, mentre fra gli altri che si definiscono la “sinistra sinistra” figurano svenditori storici come lo stesso D’Alema, blairisti senza se e senza ma come Bersani e nuove leve mirabilmente rappresentate dal governatore della Toscana che ha privatizzato l’acqua pubblica fregandosene del referendum ed è sotto sindrome aeroportuale e autostradale. Neoliberisti come gli altri, reazionari peggio degli altri perché diabolicamente perseverano nonostante agli evidenti fallimenti del pensiero unico e delle sue costruzioni, nonostante il cambiamento di atmosfera che sarebbe invece un ottimo trampolino per ricominciare una storia interrotta. Invece pur di assicurarsi qualche poltrona si sono finalmente decisi ad uscire finché sono in tempo e a fare da tappo all’evoluzione della sinistra italiana, cosa di cui il potere reale sarà grato, anche sono convinto che il via libera all’operazione sia partito proprio quello: per essere realista c’è la concreta possibilità che la scissione si riveli un gioco delle parti, una messa in scena per rastrellare voti anche dai delusi dal Pd.

Da un certo punto di vista è un bene che questa commedia abbia incontrato l’indifferenza sostanziale del corpo elettorale e abbia fabbricato milioni di parole solo sui media paludati che in fatto di teatro non hanno nulla da imparare. Ormai i limiti e gli inganni  della politica politicante, volta solo alla gestione degli ordini del giorno finanziari, sono evidenti a tutti e vengono amplificati in questo caso dall’assenza palese di qualsiasi idea o ideale politico sostituito da calcoli inconfessabili sulle convenienze che rendono tutto incerto, ripensabile e magmatico fino all’ultimo momento. Questo è ciò che rimane della classe politica del Paese che in fondo ha acquisito il volto tirato e grottesco di Berlusconi, la sua età mentale, la sua consistenza etica e sulla quale ahimè pare si stiano modellando anche le opposizioni. Perciò da un altro punto di vista la disillusione senza partecipazione è un cancro con prognosi infausta, la degenerazione del virus neoliberista che ha completamente abolito una delle dimensioni della politica, ovvero il futuro e reso il mondo bidimensionale.Dire che basta alzarsi in piedi per renderlo  un cattivo ricordo.