In questi giorni l’informazione italiana è percorsa da una notizia falsa, tendenziosa, esagerata e atta a turbare l’ordine pubblico: la notizia cioè che in Parlamento militanti che vivono sotto l’Ala di Verdini, avrebbero presentato un disegno di legge per colpire e impedire “la pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico attraverso piattaforme informatiche”. Tutti capiscono che questo testo è troppo vago e ambiguo per non costituire di fatto solo una minaccia preventiva e un’ipotesi di ricatto contro chiunque operi in rete; a ognuno, persino in preda a delirium tremens, rimarrebbe incomprensibile la ratio di un provvedimento diretto a colpire solo la rete e non il resto dell’informazione; ai cittadini degni di questo nome non può sfuggire che si tratti di un disegno di legge con intenti chiaramente liberticidi, anticostituzionali e al tempo stesso desolatamente vuoti di contenuti che non siano quelli della censura politica. Dunque è evidente che la notizia di questo disegno di legge non può essere che falsa, esagerata, tendenziosa e atta a turbare l’ordine pubblico: chi può mai credere che il Parlamento ospiti simili grassatori di libertà (e non solo) tra l’altro così sfacciati da istituire una differenza sostanziale tra l’informazione libera e quella degli magnati di tv e giornali autorizzati invece di raccontare quello che vogliono?
Purtroppo invece è assolutamente vero: questi briganti sanno molto bene che ormai giornali e televisioni sono in declino, che l’informazione verticale diventa sempre meno credibile e che la salvezza dei clan politici tradizionali non può prescindere dalla rete, perciò cercano in tutti i modi di metterle il bavaglio con un’ arroganza così tronfia e ottusa da non curarsi nemmeno di salvare la forma e di congegnare una censura in maniera più intelligente e meno scoperta. Si perché le notizie false e offensive sono già prese di mira dall’attuale legislazione: lo scopo precipuo del disegno di … lascio al lettore la l’autonomia di completare il complemento di specificazione, è di introdurre elementi del tutto vaghi e impropri che possono essere accampati in qualsiasi caso come l’esagerazione o la possibilità di turbare l’ordine pubblico o ancora l’eventualità di destare pubblico allarme (effetto che prescinde in toto dalla verità o meno della denuncia) oppure di “fuorviare settori dell’opinione pubblica”, di lanciare “campagne d’odio e campagne volte a minare il processo democratico anche a fini politici”. Si tratta come si può facilmente vedere di concetti applicabili a qualsiasi cosa e che prescindono ampiamente sia da criteri definiti, del tutto impossibili da impostare, sia da considerazioni quantitative, come ad esempio il ridotto numero di accessi a un sito, a un blog, a una pagina o a un messaggio sui social.
Così si apre la possibilità che il medesimo articolo in grado di “destare allarme” pubblicato su un giornale che vende 200 mila copie e su un blog da 200 lettori, passerebbe liscio sul primo e porterebbe a una condanna a due anni sul secondo. Naturalmente è solo un esempio di scuola dal momento che nessun pezzo davvero sovversivo e nemmeno sinceramente critico potrebbe comparire sull’informazione maistream, ma testimonia da una parte dell’intelligenza delle leggi che un simile Parlamento è in grado di concepire, dall’altro che l’attacco è rivolto proprio a quella parte dell’informazione e della comunicazione che non è ancora sotto il pugno di pochi padroni che la controlla. Il ceto politico naturalmente affida queste vergognose operazioni ai più infimi prodotti del proprio catabolismo ( e basta vedere la lista dei firmatari, Adele Gambaro, Riccardo Mazzoni, Sergio Divina, Francesco Maria Giro per accertarlo), nella speranza di potersi sottrarre con questi trucchetti, alle proprie responsabilità e di far passare quasi in silenzio la loro rivoluzione oligarchica.
Non prendo nemmeno in considerazione il problema del vero e del falso perché è fin troppo ridicolo e scoperto il tentativo delle oligarchie di rendere verità i propri interessi generali e specifici e falso tutto il resto. Mi consola solo un fatto: la scoperta che persino nelle società di primati l’ordine sociale può essere sovvertito qualora un certo numero di esemplari viva situazioni di conflitto ed entri perciò in agitazione. Studi che presero avvio dalla teoria delle catastrofi di Renè Thom e che oggi presentano modelli statistici abbastanza maturi. Chissà se la libertà d’informazione coinvolgerà abbastanza persone da far fallire questo ennesimo tentativo di bavaglio, giusto per non far brutta figura persino di fronte ai macachi .
Oggi siamo al punto in cui se tanto tanto il cittadino capisce quello che è successo (e lo può fare solo online, visto che i media mainstream sono una versione glamour del Volkischer Beobachter), si organizza e vota anche Attila pur di punire i responsabili del disastro. Contromisura: impedirgli di votare (vari papocchi elettorali con premi, sbarramenti e magheggi assortiti) impedirgli di informarsi (un saluto alla senatrice Adele) e, quando poi ci saranno le sommosse (perché ci saranno, anche se noi non ce le auguriamo*) esercito europeo. In due parole: regime e repressione. Tutto chiaro? Speriamo di si.
http://www.controinformazione.info/ddl-gambaro-arriva-la-censura-online/#
Il bavaglio dei briganti….
musica:
We don’t need no education.
We don’t need no thought control.
Un esempio di notizia passata inosservata sui media mainstream è l’adesione al CETA, passata al Parlamento Europeo con i voti dei rappresentanti di PD e FI.
Sappiamo che gli USA hanno cercato di far ratificare il TTIP senza riuscirvi; ora con l’adesione al CETA l’obiettivo di subordinare gli interessi degli Stati nazionali a quelli delle grandi aziende, tramite il meccanismo delle corti speciali, è stato raggiunto.
Sono previsti danni enormi per le piccole e medie aziende italiane, nonchè per le finanze pubbliche e, mentre all’estero si è aperto un importante dibattito tra tutte le forze politiche e sociali, in Italia le poche voci contrarie si trovano sul solito web.
https://it.sputniknews.com/opinioni/201702174089652-italia-ceta-canada-libero-scambio/
tra ‘na baggianata politicante e l’altra, intanto passa la solita truffa per i cittadini italiani…
Il progetto dell’elite internazionale di mettere sotto controllo il web, dopo la serie di schiaffoni in faccia ricevuti dal popolo bue, parte dagli USA per poi approdare fin nell’ultima appendice del decrepito impero americano e cioè l’Italia.
http://esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20161219_399315
Qui i rappresentanti della casta, pur di spartirsi gli ultimi resti di quella che fu la quarta economia del pianeta, sono pronti a strofinare il loro pulcioso pelo contro le gambe dei grandi banchieri, a cui il chiacchiericcio dei nottambuli della tastiera sembra abbia addirittura bloccato piani di dominio globale.
La cosa buffa è che durante la Guerra Fredda noi ridevamo dei gerarchi sovietici, che costruivano muri e vietavano perfino le fotocopiatrici per timore che i loro poveri cittadini sapessero delle meraviglie dell’Occidente, mentre adesso i leader atlantici sembrano posseduti dalle stesse paure e incubi.
Eppure, dovrebbero aver imparato, proprio dall’impero sconfitto, che bloccare la circolazione delle notizie porta alla necrosi dell’economia e della società.