Da quando il grande tenore delle chiacchiere è stato sconfitto al referendum e sostituito da un cantante confidenziale con tendenza alla stonatura, non si fa che ipotizzare e scontarsi sulle elezioni: subito, tra un po’, alla scadenza naturale o forse mai. Si tratta ovviamente di un tema centrale che tuttavia viene affrontato con una scarsa consapevolezza del quadro generale in cui si agita la vicenda italiana: la nascita annunciata di una o due nuove formazioni di sinistra, il muoversi di vari ras provinciali in odore di capipartito come De Luca, la rissa fra destre miste va in scena sul palcoscenico tradizionale e con un copione che sa di vecchio, mentre tutto sta rapidamente cambiando. In Italia innanzitutto dove alla satellizzazione industriale si sta affiancando quella finanziaria e informativa, mettendo in crisi i tradizionali asset di potere e di scambio tra mondo politicante ed economico, facendo finalmente risaltare il non senso di politiche senza politica, di travestimenti inveterati, di scissioni e unificazioni sul nulla, ma anche richiedendo la rapida maturazione delle opposizioni che in questo nuovo mare dovranno passare a una fase propositiva, cosa che è facile da dire, ma arduo da fare.
Questo si inserisce in un panorama globale estremamente complesso e inquietante per tutti noi, nel quale si comincia ad intravvedere la fine della “politica di servizio” nei confronti non dei cittadini, ma del potere effettivo ormai in mano a quella che potremmo chiamare alta finanza. Per anni la casta dei decisori, appoggiata dai media praticamente tutti in mano a un pugno di tycoon, ha tentato di nascondere questa realtà e la sua in particolare, ovvero quella di essere una semplice interfaccia tra i grandi gruppi di potere e le persone, di fare da pompa aspirante delle ricchezze pubbliche e di quelle private locali, ma anche di diritti e di democrazia per conferirle là dove si puote. Qualcosa che è ormai non è più possibile nascondere a chi chiede ragione degll’ultimo ventennio e che viene sempre più spesso rivelato come fa sull’Espresso Filippo Taddei, professore alla John Hopkins University e responsabile economico del Pd : “L’intero mercato è destinato a cambiare e con esso anche la mentalità dei lavoratori italiani. Dobbiamo abituare la gente che l’istruzione sarà molto più lunga e costosa ( naturalmente non gratuita e non soggetto di un diritto ndr) , le assunzioni a tempo indeterminato molte di meno, i tempi di lavoro più lunghi, i pensionamenti verranno posticipati. Le riforme non hanno solo un fine economico, ma anche e soprattutto sociale perché servono a modificare la mentalità lavorativa degli italiani”.
http://www.libreidee.org/2017/02/litalia-resta-terra-di-conquista-non-si-vedono-vie-duscita/
Mi scuso per l’autocitazione ( commento di unpaio dipost fa) :
Il Pci guadagno due cose allítalia, la sconfitta operaia chje irreti e prostro i lavoratori italiani, che per conseguenza della sconfitta si diedero ai comportamenti corporativi e merdosi che giustamente lamenta Anonimo.
Ma Il Pci , nel suo ruolo di giandarme del capitale, strinse quei rapporti Nato, Kissinger, Trilaterale, Servizi Segreti Usa che tanto hanno giovato a rovinare lítalia con Dálema, Napolitano Si spiegano cosi un certo atlantismo ed europeismo dei dis cendenti del PCI oltre che la rovina lavorativa dei giovani precari italiani
L’unico disaccordo che ho con l’articolo postato, e che senza le trame neoliberiste di napolitano e d’alema, la situazione economica dell’italia comunque non era buona, non ho ora il tempo di argomentarlo, ma era comunque il fallimento del keynesismo sia pure all’italiana, e quindi qualche cambiamento doveva pure aversi. Ovviamente, non quello che abbiamo visto con d’alema e napolitano.ed anche con berlusconi, Sii sarebbe dovuto avanzare su una modernizzazione che si era resa possibile proprio a seguito della spinta di classe degli anni 70, ( non necessariamente la rivoluzione)
Tra l’altro a sua parte politica considera berlusconi una vittima dei poteri nato e finanziari, e chiede perfino i voti su questo, ma invece egli poteva tenere duro sui rapporti con putin, gheddafi, e su una minore sottomissione ai diktat di bilancio (più apparente che reale)
Invece il vigliacco di Arcore ha accettato il discorsetto di NatoNapolitano,, ti lasciamo le tue aziende ed un peso politico ridotto, ma togliti dalle palle se no e in pericolo anche la tua vita.
Il Vile ha accettato, mentre poteva poteva appellarsi a chi in italia era contrario all’andazzo “neoliberista-finanziario” e giocare con tutte le accortezze della politica. E chiede pure i voti per la sua opposizione ai diktat stranieri. Comunque non ne sarebbe venuto niente di risolutivo, solo un cambio economico radicale è quello che può essere giovevole
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Per carita’, non sono un ‘giustizialista’, magari anche ‘populista.’ . Ma, tra le tragedie del cosiddetto “terrorismo” –‘cosiddetto’ perche’ che sia terrore ognun lo sa, ma chi lo finanzi ognun fa finta di non saperlo (sempre che voglia fare carriera nella fogna del legalume accademico-politicante).
Tuttavia, mi sorprende che pochi (che io sappia nessuno), si e’ mai chiesto come mai vittima del terrorismo sia gente che tira a campare, mentre a nessuna delle menti perverse che lo organizzano succede mai niente.
Anche perche’ quel terrorista del cervello, alias, “professore” Filippo Taddei lo vorrei appeso per il culo da un lampione pubblico per almeno una dozzina di ore.
Beh, Alphabet e Google sono in pratica la stessa cosa, madre e figlia. Però il post descrive a pennello la realtà che stiamo vivendo da quando esiste internet dimostrando indirettamente che solo le élites hanno dei progetti globali concreti, eseguibili ed eseguiti, mentre il popolo è pago di pascersi dell’effetto panem et circenses moltiplicato per mille e i pochi che riflettono tendono a riproporre le soluzioni dei tempi andati come se i tempi andati fossero un ideale perseguibile in un momento in cui il mondo, per usare una metafora, è salito su un autobus che non si ferma mai e i cui sconosciuti manovratori hanno già deciso per lui dove andare e ci stanno andando a tutta velocità.
Dove è diretto l’autobus? Non si tratta di una località geografica, è un nuovo modo di vivere che solidifica in modo tecnicamente inedito l’ideale elitario di ricreare le classi e il loro diverso trattamento (stesso reato ma il povero va in galera mentre il ricco è assolto) pur mantenendo in vita la facciata degli ideali classici: democrazia, giustizia eccetera.
In particolare, ed è un passaggio che sta sfuggendo a molti, questo cambiamento epocale avviene attraverso una ridefinizione della legge che non è più “uguale per tutti” ma “diversa per tutti”. Quello che un tempo si chiamava “arbitrio” è stato pazientemente ricostruito in un linguaggio giuridico soprendente cui è stata data una veste di legalità e obbligatorietà.
L’Unione Europea è stata in questo maestra. Quando ci si lagna del fatto che se Grecia o Portogallo sforano il limite del rapporto debito-PIL del 3% vengono sanzionati mentre se si tratta della Francia il perdono arriva puntuale, di solito si pensa a evidenti abusi di potere da parte dell’Unione Europea. In realtà non si tratta affatto di abusi perché, in tutti questi casi, è stata sempre applicata la legge che però, ed è qui il punto, prevede margini di discrezionalità talmente ampi da ripristinare di fatto l’arbitrio come unica modalità legale di applicazione della legge.
Nel recente editoriale di Piermaria Corso “Dio salvi la Corte Costituzionale” che si può leggere qui http://www.ipsoa.it/documents/fisco/iva/quotidiano/2017/02/04/dio-salvi-la-corte-costituzionale?p=1 si racconta di un fatto straordinario. Forse per la prima volta nella sua storia la Corte Costituzionale italiana ha rifiutato di farsi vincolare dal precetto che il diritto dell’UE sia superiore alla nostra Costituzione e, nello specifico, ritiene, come scrive Piermaria Corso, “inaccettabile che la prescrizione (o no) del reato (nella specie tributario, ma la regola è valida per tutti i reati) venga a dipendere da regole non sufficientemente determinate e senza base legale e per di più retroattive (ad esempio, la gravità dell’illecito, il suo ricorrere in un numero considerevole di casi etc.). Ritiene, altresì, inaccettabile l’introduzione surrettizia della figura del giudice legislatore in evidente conflitto con il principio della separazione dei poteri di cui all’art. 25, comma 2, Cost., con riguardo specifico alla materia penale.”
In parole povere, cosa ci sta dicendo la Corte Costituzionale? Che le leggi devono essere chiare e non vaghe. Che le decisioni dei giudici devono basarsi sulla legge e non su altre considerazioni estemporanee. Che le leggi non devono essere mai retroattive. E che un giudice non può mettersi a fare il legislatore approfittando dell’esistenza di una causa legale come spunto per creare una nuova legge perché a questo punto va a farsi benedire la separazione fra potere legislativo e potere giudiziario.
Peraltro, da questa opposizione della nostra Corte Costituzionale si desume quale sia il principio ispiratore dell’Unione Europea: la ri-creazione della disuguaglianza non attraverso la mancanza di imparzialità del giudice o la sua corruzione, come era un tempo, ma attraverso il disgregamento della solidità della legge, la mancanza di coerenza della legge stessa e la valutazione personalistica dei casi giuridici. Quello che serve all’Unione Europea, ai suoi padroni nordamericani e, più in genere, alle élites mondiali è una legge “flessibile” che, a parità di fatti e di circostanze, permetta di pronunciare verdetti opposti con la certezza che il giudice non potrà mai finire nei guai per aver salvato Tizio e condannato Caio per uno stesso reato.
Queste cose non fanno notizia, a differenza di Trump. Ma sono proprio queste cose i motori del cambiamento epocale che sta avvenendo, non Trump. La diluizione del concetto di legge ha conseguenze a cascata imprevedibili e tutti noi ne siamo coinvolti. Ricorderò, a mo’ di esempio, che la promessa dell’UE e dello Stato italiano di indennizzare i correntisti privati o aziendali entro il limite di 100.000 euro se una banca fallisce è affidabile in un contesto di legislazione univoca, è invece una foglia di fico in un contesto di legislazione “flessibile” come quella attuale in cui non c’è legge che non possa essere modificata da un giorno all’indomani. Chi si ricorda quanto successo all’epoca dell’haircut greco e cipriota sa che l’UE cambiò le regole all’ultimo secondo per consentire i salvataggi e gli espropri che voleva.
eh si, diritti di potenziali evasori fiscali vanno salvaguardati, il diritto di non essere licenziato in modo discriminatorio, mentre si lavora… al limite lo si può trascurare e perciò si può respingere la presentazione del referendum contro il licenziamento illegittimo … mah, con quali motivazioni , poi ???
A’ Casirà, ma tu vuoi produrre per il profitto, per vivere nell’economia di guerra, o per i bisogni umani ?
L’economia pianificata sovietica ( capitalismo di stato) non c’entra niente con la produzione per i bisogni umani, pensa cosa sarebbe possibile con le tecnologie di oggi se esse non fossero avocate ai molto ristretti usi usi compatibili con i profitti di un sistema putrescente
E chiaro che non si ripeterà la stessa storia degli anni 70, ma se la gente comune non si saprà salvare collaborando, allora non sarà salvata da nessuno, men che meno dal BCP-LK
Leggiti il commento che ti ho mandato al tuo commento che commentava me (più sotto)
Stando al suo programma, Trump vuole incentivare la spesa per le infrastrutture, aumentare la produttività e riportare le produzioni delocalizzate all’interno degli Usa, perfino essere militarmente meno interventista verso il resto del mondo
Insomma, Trump è vicino alla prospettiva cara al Simplicissimus, quella del Buon Capitalismo Produttivo non alieno alla spesa pubblica e quindi anche leggermente Keynrsiano.
A questo punto Mr Simplicissimus ci dovrebbe spiegare cosa è che non gli va bene di Trump, in un post passato lo descriveva anche come pericoloso per l’Europa. Proprio per l’Europa reale, quella dei popoli, e non per quella di Bruxelles o Maastricht
Eppure Trump, rispetto all’Alta finanza è certamente piu vicino al Buon Capitalismo Produttivo e Leggermente Keynesiano (BCP-LK)
Sarà che il BCP-LK ora che ha vinto negli Usa tende a contrastare le esportazioni europee negli Usa, per cui i politici di tutta l’Europa ci imporranno sacrifici e tagli ancora peggiori, appunto per reggere la concorrenza del BCP-LK ?
Dalla padella alla brace…..
Stavo scrivendo che Trump è la persona meno pacifista che esista ma poi mi sono ricordato che Trump non esiste, esiste chi parla attraverso Trump e ottiene i suoi scopi attraverso di lui ma Trump, di per sé, è un contenitore vuoto. Un po’ lo si lascia straparlare, un po’ si fa in modo di infilarci quello che si vuole dire al resto del mondo. Per esempio, è chiaro che la bellicosità inaudita di Trump spinge l’opinione pubblica dei paesi colpiti dalle sue sferzate twitteresche a desiderare maggiore protezione. Ecco quindi che Cina, Giappone, Messico, Iran, Russia e chissà quante altre nazioni coglieranno la palla al balzo per fare grossi favori ai produttori di armi, propri o altrui, con il pretesto di doversi difendere dalla nuova aggressività americana. Come se non bastasse, il programma elettorale di Trump, ribadito anche dopo la sua nomina, prevede il deciso rafforzamento dell’apparato militare americano che Trump ritiene sia stato negletto in tutti questi anni (si vede che non legge i giornali!). Da non trascurare, poi, il fatto che le spese militari, con Trump, sono destinate a essere viste molto positivamente negli States perché contribuiranno a creare nuovi posti di lavoro.
Infine, il riarmo degli altri è un buon motivo per riarmare ulteriormente anche gli USA in un circolo vizioso che potrebbe tranquillamente sfociare in una nuova guerra mondiale. Però in compenso chi avrà investito nei titoli delle aziende portatrici di morte (pardon, di difesa) farà affari d’oro.
Io non nutro alcun dubbio sulla pericolositä di Trump, e proprio rispetto alla possibilitä di una guerra, perfino mondiale. La concorrenza nella esportazione delle merci, in genere favorisce la guerra commerciale e poi militare. Il protezionismo e solo l´altra faccia di questo scontro (ognuno vuole proteggere le proprie produzioni ma esportare presso i concorrenti)
Circa il legame tra il sistema economico in cui viviamo, e la produzione di armi e delle correlate guerre, tema trascurato ma che Casiraghi molto approfondisce, trovo interessante osservare che:
il capitalismo nasce proprio come “economia delle armi da fuoco”.
I re iberici che avevano l´ oro proveniente delle americhe (inizi 1500), poterono sostituire gli eserciti forniti dalla nobillta feudale e che erano senza oneri per il re (medioevo mancante di economia monetaria), con enormi masse di “soldati”.
La massa dei soldati riceveva il “soldo” , perche questi stessi non potevano contare sulle risorse materiali dei feudi, ed il re doveva pagarli in denaro.
Quindi aumentö l économia monetaria, anche perche i nuovi soldati combattevano con gli archibugi, e l´oro delle americhe consenti la produzione di queste nuove armi su scala industriale
Ad es.,la Spagna divenne egemone in Italia proprio con la battaglia di Maregmano, 1515 se non ricordo male.Vinse contro la nobilta francese a cavallo, facile preda dei reparti di archibugieri.
Per cui la dinamica monetaria messa in moto dalle nuove armi da fuoco, che diventarono importanti per tutti i regni europei, e stata in effeetti fondamentale per la nascita dell capitalismo.
Per passare dal proto-capitalismo dei comuni italiani e fiamminghi a quello moderno e collegato agli stati nazionali (stati-nazione che gli eserciti di “soldati ” consentirono ai re di formare di contro alle aristocrazie medioevali)
Anzi, il vero capitalismo moderno, legato alle patenti di commercio che gli stati nazionali concedevano, non sarebbe mai potuto nascere senza questo originario sviluppo della “economia delle armi da fuoco”
In un certo senso, la natura di fondo del capitalismo, il suo peccato originale, come Casiraghi frequentemente analizza.