Anna Lombroso per il Simplicissimus

Se aveste pensato che un dicastero  ad hoc confezionato in fretta e furia,  rappresentasse il contentino per uno dei focosi giovanotti della banda dell’ex premier, a dimostrazione che Lui anche da dietro le quinte può tirare i fili, che Lui è ancora un puparo che muove la sua marionetta e gli impone i suoi sodali,  a conferma che a Lui e ai suoi  tutto è concesso nella trafila da opportunismo, inopportunità, illegalità:  Luca Lotti, lo scapigliato amico del cuore  del segretario del Pd  è indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta Consip, beh se aveste pensato così vi sareste probabilmente sbagliati.

E ancora di più si è sbagliato chi ha immaginato che la nomina sia una retrocessione necessaria aspettando tempi giudiziari meno tempestosi, dopo un fulminante cursus  honorum cominciato nel 2005, quando, modesto consigliere comunale di Montelupo, Lampadina, è quello il soprannome del Biondino, forse per la chioma incendiaria forse  per la luminosità a incandescenza delle sue visioni, conosce Renzi, cui lo accomuna la passata militanza in Azione Cattolica e la tessera della Margherita.

Da là la strada è tutta in discesa, da semplice membro dello staff ne diventa capo indiscusso, lo segue nell’ascesa come responsabile organizzazione del Pd, capo della segreteria del boss, responsabile degli enti locali del Pd e capo di gabinetto al Comune di Firenze, deputato poi sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’informazione e comunicazione del Governo e all’editoria, segretario del Cipe, ruoli che deve aver assolto con soddisfazione del datore di lavoro e amico se arriva allo strategico incarico di sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri.

E vi pare che una simile risorsa umana potesse essere sacrificata per un inciampo irrilevante. Vi pare che meritasse di essere confinato in una mansione trascurabile. Vi pare si potesse rinunciare a una siffatta competenza,  condannandolo a fare, che ne so,  il centrocampista destro. Si perché il Lotti si è distinto alla Camera non per presenze, interventi o interrogazioni, ma per le sue brillanti performance    nella nazionale parlamentari, anche grazie agli allenamenti che pratica ogni martedì alla Cecchignola,  che gli sono valsi la vittoria in una leggendaria partita, disputata ai margini di una Leopolda, sull’allora premier.

No, se da uomo giusto al posto giusto, è stato collocato al ripescato dicastero dello Sport, oscurato dopo la breve parentesi di Josefa Idem, quella si costretta alle dimissioni,  una ragione c’è, quella di  realizzare quel programma renziano al servizio della cricca padronale del Coni e della strapotente lobby del calcio,  combinata con quella delle emittenti, portando avanti una nuova legge sui diritti tv del campionato di calcio, promuovendo il risanamento degli impianti sportivi nelle periferie italiane, facendo fruttare le relazioni intorno alla Ryder Cup che sarà ospitata da Roma nel 2022 e i  mondiali di sci assegnati a Cortina per il 2021, con un occhio a candidature olimpiche reclamate  da amicizie influenti quanto esigenti.

E infatti, come si direbbe alla Cecchignola, s’è fatto subito riconosce’, decidendo con piglio sicuro la rimozione delle barriere dell’Olimpico, che ha definito una “follia” e che dall’agosto 2015 imponevano i muri divisori all’interno delle curve. A prima vista sembra un gesto di pacificazione, di quelli che piacciono tanto al Pd, per riconciliare laziali e romanisti, Verdini e Cuperlo, Casa Pound e l’Anpi, buonisti e ruspe. Ma a essere contenti sono lobby più influenti: i vertici della Roma e della Lazio – il Lotti ha perfino giocato nella squadra di Certaldo, paese natale di  Spalletti –  che hanno visto disertare gli spalti, i giocatori milionari addict di ammirazione e consenso, in crisi di astinenza da hola e segnati da riti penitenziali umilianti, i clan del bagarinaggio e quelli delle scommesse, i club e le tifoserie cui viene restituito il potere di condizionamento appannato dalla diserzione degli spettatori. Ma anche quelle combinazioni avvelenate tra tifo e malavita,   tifo e mafie, tifo e neofascismo che hanno parimenti scelto periferie, marginalità e organizzazioni ultras come bacino privilegiato, per la selezione di personale addetto a varie  attività criminali.

Confermando quella vocazione alla rimozione che caratterizza il ceto dirigente, per questa trovata è stato scelto il decennale della morte di un ispettore di polizia, omicidio maturato proprio in quel clima di violenza ferina  nel quale uno o più manovali agisce con la complicità  delle società calcistiche, che è uno degli aspetti della degenerazione aberrante dello sport più amato dagli italiani, bottino e preda di interessi finanziari potenti, quelli della cupola proprietaria internazionale che governa sul mercato dei quarti di bue in campo, sulle cerchie che li circondano comprese di pusher, sui diritti di trasmissione, combinandosi con altri centri di influenza e pressione: potentati delle telecomunicazioni, gestori di giochi online, ma anche costruttori scatenati.

Come dimostra proprio il caso di Roma, esempio fulgido di quella ubriacatura che spaccia per intervento prioritario di pubblico interesse una grande opera inutile, pesante, costosa, grazie al ricatto esercitato sugli enti locali da proprietà fondiarie, cordate del cemento e patron megalomani, allegoricamente rappresentato dai partner  dell’operazione, che suona come la fanfara della rivincita  dopo il no alle Olimpiadi: una grande società immobiliare controllata dalla finanziaria Exor (famiglia Agnelli, ancora loro, dei quali abbiamo da poco scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2017/01/28/vecchie-signore-sotto-la-cupola/),  un esponente della finanza internazionale come James Pallotta, la società   Eurnova di proprietà dell’imprenditore Luca Parnasi proprietario anche dell’ex ippodromo, cui sarebbe affidata la realizzazione dell’intervento, con la complicità del governo  Renzi 1, cui si deve  un comma inserito forzosamente all’ultimo momento nella legge di stabilità del 2014 (147/213, c. 304) nell’ambito del tradizionale maxiemendamento con voto di fiducia che prevede che il Comune, se d’accordo con il proponente, dichiari “il pubblico interesse della proposta”.

Abbiamo un’occasione in più per dire no anche in questo caso, agli imprenditori della violenza e della paura, ai mercanti in stadio, agli speculatori, ai lottizzatori e pure a Lotti.